Tutti lo chiamavano familiarmente “don Mario”, anche quando il Papa gli affidò difficili missioni diplomatiche in varie parti del mondo. L’Arcivescovo Mario Tagliaferri era nato ad Alatri il 1 giugno 1927. Entrò in seminario il 1 ottobre 1938. Mons Edoardo Facchini lo ordinò sacerdote durante l’Anno Santo del 1950. L’anno dopo entrò alla Lateranense dove conseguì la laurea in Diritto Canonico. Fu subito segretario di nunziatura a Santo Domingo, poi in Canada e negli Stati Uniti. Dopo la sua consacrazione ad Arcivescovo venne inviato come pro Nunzio nell’Africa Centrale e delegato apostolico nel Congo Brazaville. Quindi a Cuba, nel Ciad, in Perù, in Spagna, in Francia. Il 21 maggio 1999 morì a Parigi. Il rito funebre fu presieduto dal Cardinale Jeran Marie Lustiger, Arcivescovo di Parigi . Solenni esequie venero celebrate all’arrivo della sua salma in Italia, a Tecchiena, presiedute dal cardinale Bernardin Gantin, decano del Collegio Cardinalizio. Al termine della celebrazione il feretro di Mons. Tagliaferri venne sepolto nel Duomo, sul colle di Civita. “La sua infermità e le prove che questa gli imponevano – disse il cardinale Lustiger, Arcivescovo di Parigi – hanno messo in luce, in modo impressionante, la grandezza spirituale della sua offerta sacerdotale che la mitezza ha nascosto di fronte a tutti. Ho scoperto, con grande ammirazione quello che la grazia di Dio ha fatto in lui” Prima di arrivare a Parigi, come detto, Monsignor Tagliaferri aveva retto la Nunziatura di Madrid. ”In Spagna ebbe una difficile relazione con il governo socialista – scrisse Maria Gonzales Vegas – replicò duramente al conflitto con la classe religiosa per la legge dell’aborto e le nazionalizzazioni volute dal Governo. Fu però persona riservata, di temperamento timido ma instancabile lavoratore con una grande capacità di mediazione”. È straordinario come tutti ricordino l’umiltà, la riservatezza ma anche il senso del dovere e la voglia di lavorare di Mons. Mario Tagliaferri Nunzio Apostolico della Santa Sede. Significativo risulta a questo proposito quello che scrisse il Vescovo di Anagni–Alatri Mons. Francesco Lambiasi: “Si può essere miti e forti, umili e tenaci, discreti ed incisivi, si può essere un fine diplomatico con il cuore buono di un curato di campagna. Si può fare della propria vita un’opera d’arte: basta la grazia di Dio e un granello di fede. Si può! La vicenda del nostro indimenticabile Don Mario sta lì a confermarlo”.