
Tutto è andato per il meglio e, a distanza di appena un anno, questi ragazzi si sono integrati perfettamente tra i cittadini di Vico, diventando piuttosto una risorsa per il paese. L’estate scorsa, ad esempio, sono scesi in campo per aiutare il sindaco e i membri della protezione civile nello spegnimento dell’incendio che per un mese ha letteralmente distrutto migliaia di ettari di montagna e la Monna, la caratteristica cima che sovrasta il paese. Sempre in estate, i richiedenti asilo si sono trasformati in raccoglitori di asparagi, venduti poi ad abitanti e turisti.
Il Comune di Vico ha inoltre utilizzato in pieno la parte del decreto Minniti che prevede la possibilità per i profughi di fare del volontariato, a fronte di un rimborso allo stesso ente municipale. Questi giovani sono stati così impegnati nella pulizia delle strade e nella potatura di piante ed alberi, con grande beneficio per la preservazione del borgo medievale. Ma, questi ragazzi sono stati visti anche portare in spalla le statue dei santi per le processioni religiose o portare la corona al monumento ai Caduti durante la celebrazione del 4 novembre. Alcuni di loro fanno parte anche delle squadre di calcio del paese, sia di quella che milita in seconda categoria che quella della categoria juniores. I risultati anche sportivi in entrambi i casi sono ottimi.
L’integrazione dei richiedenti asilo è gestita dall’associazione “Integra Onlus”, nata nel 2002 e che in tutto il Lazio ospita circa 125 giovani in 4 comuni. La gente di Vico si è affezionata a questi ragazzi e loro a Vico e più di qualcuno ha già manifestato l’intenzione di voler restare proprio in questo paese. Spostandosi ad Alatri, dove un incontro casuale tra i migranti ospitati in città e un gruppo di giovani volontari ha portato nel giro di pochi mesi alla costituzione di una nuova associazione, chiamata “Asterione”, che ha deciso di fare dell’integrazione e della solidarietà il proprio manifesto.
Non poche sono state le difficoltà riscontrate in questo nuovo approccio ai tabù del fenomeno migratorio, prima fra tutte la comunicazione; da qui la decisione di dedicare il primo progetto all’insegnamento della lingua italiana. Le lezioni sono cominciate in via del tutto informale, grazie alla collaborazione di studenti universitari e no, che su base volontaria, hanno messo a disposizione le proprie conoscenze e utilizzato i pochi mezzi reperibili. L’entusiasmo con cui i migranti hanno accolto questa iniziativa ha dato il via a un grande flusso di idee, che “Asterione” si ripropone ora di realizzare: dalla creazione di laboratori artigianali e artistici che possano impegnare i migranti e valorizzare le loro capacità, all’inserimento nelle varie attività sportive presenti sul territorio, alla musica e al teatro come fondamentali mezzi di espressione, fino alle interviste per raccontare le storie d’oltremare.