
Due
accadimenti che il presule ha ricordato prima di iniziare il rito,”invocando la
pace su questa nostra città di Alatri” e ricordando come si tratta “di offese
alla dignità umana e di offese al Signore, anche se in quest’ultimo caso
bisogna parlare di offese tra virgolette, perché Dio non ha la miseria umana di
offendersi. Certo – è poi tornato sui due fatti di cronaca Loppa – la morte di
Emanuele, ucciso in maniera barbara, è molto più grave, perché invece chi ha rubato
le ostie forse neppure s’è reso conto di quello che ha fatto.
E
d’altro canto, Gesù ha scelto di incarnarsi sapendo a cosa va incontro, a tanti
problemi, alle difficoltà”.
Loppa
ha quindi invitato i presenti “a pregare per la famiglia di Emanuele, per tutte
le famiglie coinvolte e sconvolte da questo omicidio, per gli amici di Emanuele
perché non covino spirito di vendetta, quella vendetta che non porta da nessuna
parte.
L’importane
è capire che la realizzazione di se stessi non passa attraverso la vita degli
altri, ma attraverso il dono della nostra vita agli altri.
Della
nostra vita – ha esortato ancora il vescovo – va fatto un dono”.
Monsignor
Loppa ha quindi rivolto un caloroso saluto ai presenti, a tutti i pazienti, al
personale medico e paramedico, agli amministrativi e tecnici, ai volontari, ai
cappellani e ale suore ospedaliere della Misericordia che prestano servizio nel
nosocomio alatrense.
”Non
sono momenti facili per la nostra sanità locale, così come per quella regionale
e nazionale”, ha aggiunto il vescovo facendo ancora richiamo alla stretta attualità.
E
in effetti, proprio da questo punto di vista va rimarcato come lo stesso San
Benedetto di Alatri, un tempo fiore all’occhiello della sanità ciociara, versa
in una situazione di precarietà e ancora non se ne conosce il futuro. Un futuro
che appare ancora più nebuloso per l’ospedale di Anagni, l’altro nosocomio
presente sul territorio.