Tecchiena Castello: 30 anni di chiesa e di una comunità autentica

1 Maggio 2025

Tecchiena Castello: 30 anni di chiesa e di una comunità autentica

Qualche tempo fa, mentre intervistavo un alto prelato e cercavo argomenti… alti, questi mi mise ko così: «Guardi, la vitalità della Chiesa è data dalle piccole parrocchie dei paesi, delle campagne, dove la gente aspetta la domenica come il giorno più bello della settimana, dove magari ci si mette ancora il vestito buono per andare a Messa e dopo ci si ferma sul sagrato per chiacchierare e salutarsi con un abbraccio. E’ lì che c’è una Fede semplice ma autentica».

Parole che mi sono tornate in mente non appena ho saputo che la parrocchia di Tecchiena Castello si appresta a celebrare – ma anche a festeggiare nel migliore dei modi – i 30 anni di consacrazione della chiesa.

Lo so, non si dovrebbe scendere troppo sul personale quando si scrive un articolo, ma stavolta faccio uno strappo alla regola, anche per cercare di raccontare qualcosa che conosco, dopo che le vicissitudini della vita – il Covid e la contemporanea malattia e poi la morte di mia moglie – mi hanno portato a frequentare da alcuni anni anche la chiesa di Tecchiena Castello. E sono rimasto subito piacevolmente sorpreso da una comunità accogliente: senza tanti fronzoli, senza chiederti chi sei o non sei, ma con un calore umano che, come diceva quel prelato, è il vivere la Fede nel concreto, con le “opere”. Anche quelle dell’amicizia, merce rara di questi tempi ma sempre più necessaria, come ama ripetere spesso il nostro vescovo Ambrogio.

Scusate ancora, ma ho un altro flash personale: qualche domenica fa, a Messa mi si è seduto accanto un anziano che, ogni volta che il coro intonava i canti, batteva i piedi al ritmo della musica e cantava anche lui. In verità, non ha indovinato le parole di nessun canto, ma era contento, allegro, e al canto finale si è girato verso di me, ma rivolto ai cantori: «Ma che bravi, che bella la Messa così!».

Ecco, in queste comunità c’è la cura del canto, come delle altre parti della liturgia. Come pure la contentezza e l’allegria (e un po’ di trepidazione) dei bambini che si vestono per fare da chierichetti. E capisci che le catechiste/educatrici hanno trasmesso loro questa gioia. Ed è quella gioia, talvolta espressa anche pubblicamente a parole, che ritrovi nel parroco don Giorgio che vedi davvero lieto di presiedere assemblee domenicali così… liete.

Come pure è un servizio fatto con il sorriso, per dirne un’altra, anche quello apparentemente banale di passare il cestino della questua. O tagliare l’erba del piazzale. O preparare i Sepolcri in maniera sempre nuova e profonda. O accompagnando i bambini a trovare anziani e malati, portando loro una carezza e un panettone. E tante altre cose ancora, con la contentezza e l’allegria che esplodono nella settimana di festa patronale, in  estate. Con tutto il senso della comunità che sa di essere Chiesa anche in questo modo: c’è gente che prende le ferie, e le spende così, per rinchiudersi in un gabbiotto a friggere le patatine. E non te l’ha mica ordinato il dottore di star dietro alla griglia delle salsicce fino all’una di notte mentre gli altri ballano e si divertono. E non mi pare un caso – o se è così, è indovinatissimo – che sul manifesto del programma dei 30 anni compaia il versetto di Matteo “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.

Certo, queste scene di Tecchiena Castello si ripetono in altre comunità della nostra Chiesa locale e di tante altre diocesi, ma per questo credo sia bello – e giusto, e importante, e prezioso – provare a raccontarle per far sapere che ci sono. Magari il vestito buono della domenica oramai non si usa più, ma due chiacchiere e i saluti sul sagrato quelli sì (compresa per alcuni di noi la piacevole appendice di un buon caffè al bar!).

A questo punto, fatte salve le mie inutili parole, resta la sostanza del programma delle celebrazioni: sabato 3 maggio, alle 18.30, concerto del Coro Ernico Città di Alatri, diretto dal Maestro Antonio D’Antò.

Domenica 4 maggio, alle 18, celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Alberto Ponzi, vicario generale della diocesi, e concelebrata dal parroco don Giorgio Tagliaferri e dai sacerdoti che si sono succeduti nella cura pastorale della chiesa dedicata a Maria Santissima Regina: don Marino Pietrogiacomi (primo storico, amatissimo parroco), don Edoardo Pomponi, don Antonio Castagnacci, don Luca Fanfarillo, don Fabio Massimo Tagliaferri. Dopo la Messa, ci sarà la benedizione della Croce a ricordo di questo 30° anniversario e quindi un momento conviviale offerto a tutti i presenti.

Igor Traboni

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