La “Madonna di Vico” è tornata a casa dopo il restauro

La “Madonna di Vico”, così come viene comunemente chiamata la statua appartenente al gruppo di quelle lignee medievali realizzate nelle botteghe di area laziale tra il XII secolo e i primi decenni di quello successivo, è tornata a Vico nel Lazio, di nuovo incastonata nella chiesa di San Martino, uno dei gioielli di questo paese che a sua volta è scrigno di arte, storia e fede e non a caso conosciuto come “la Carcassone del Lazio”. Nel pomeriggio di giovedì 8 maggio è stato infatti presentato il restauro della statua, reso possibile dai fondi dell’8xmille alla Chiesa Cattolica, in una breve ma suggestiva cerimonia a cura dell’Ufficio per i Beni culturali ecclesiastici e l’Edilizia di culto della diocesi di Anagni-Alatri e della Confraternita Orazione e Morte della parrocchia di San Michele. E’ intervenuto il vescovo Ambrogio Spreafico (che ha poi celebrato la Messa, peraltro in un clima di profonda commozione perché c’era appena stata la fumata bianca per l’elezione del nuovo pontefice) esprimendo tutto il suo vivo compiacimento per il restauro, così come per l’azione dei carabinieri del Nucleo artistico che per ben due volte hanno ritrovato la statua, dopo altrettanti furti. «Maria ci indica la strada – ha detto poi Spreafico cogliendo a pieno alcune delle evocazioni suggerite dalla statua – perché oggi invece ci si perde facilmente. Maria ci invita ad andare da Gesù, attraverso di Lei». Dal vescovo anche un plauso alla comunità di Vico, a cui ha anche assegnato un compito: «Coinvolgete di più i giovani, con il vostro esempio di solidarietà e generosità». Un breve saluto è stato poi portato da Federica Romiti, responsabile dell’Ufficio diocesano Beni culturali ed Edilizia di culto, che ha comunicato come il restauro della “Madonna di Vico” è stato poi inserito nel programma della giornata di sabato 10 maggio di un seminario tenutosi a Modena e dedicato alla presentazione delle iniziative speciali promosse per il Giubileo 2025. Un saluto ad ospiti e presenti anche da parte del parroco don Giggino Battisti, visibilmente – e per sua stessa ammissione – molto emozionato per l’evento. Sono quindi seguiti alcuni interventi “tecnici”, tanto brevi quanto incisivi e con il merito di non scadere nei soliti saluti stereotipati. Così Alessandro Betori, Soprintendente per i beni archeologici delle province di Frosinone e Latina, a sottolineare come l’arte si coniuga con quelle forme di pietà e devozione «molto vive in paesi come Vico nel Lazio, dove prima non ero mai stato e che ho trovato molto bello». Bellezza che rifulge anche in questa «opera eccelsa, anche nel gesto del Bambino che acclama verso la Vergine e quella umanità che Egli ha voluto incarnare». Betori non ha ppoi potuto fare a meno, così come gli altri ospiti, di sottolineare il fatto che per ora la statua è giocoforza ingabbiata dietro alcune griglie in ferro «simbolo della barbarie del nostro tempo», per quanto ingentilite dall’apposizione del simbolo mariano della rosa, per via dei furti di cui si è detto. Non solo un mero lavoro di restauro, ma «anche partecipazione e trasporto» verso questa opera, per molti versi simile alla Madonna di Costantinopoli conservata in Santa Maria Maggiore, ad Alatri, ha rimarcato Lorenzo Riccardi, funzionario storico dell’arte della Soprintendenza. Con fare affabulatorio, Riccardi ha ricordato che la statua venne restaurata già nel 1941 e che a pagarne le spese di trasporto verso Alatri e poi per Roma fu proprio la Confraternita. E ancora: mentre la statua di Vico andava verso Roma, il percorso inverso lo fece il camioncino di Nicola Cece, fratello del parroco di allora, che andava a riprendere la statua della Madonna di Costantinopoli anch’essa restaurata nella Città Eterna. Dal canto suo, la restauratrice Arianna Ercolani, facente parte di un gruppo di lavoro «con un insieme di responsabilità e competenze perché le opere continuino ad esserci nel tempo», ringraziando altresì la comunità di Vico per il calore dell’ospitalità (che peraltro abbiamo avuto modo di saggiare di persona con un piacevole banchetto allestito al termine della cerimonia) e raccontando di come un signore del posto, mentre portavano via la statua per il restauro, le si era raccomandato così: “Non la trattate solo come un pezzo di legno”; la Ercolani ha poi chiosato con l’ulteriore bellezza dello svelamento della statua di Maria proprio nel giorno della festa della mamma

Anagni: la Biblioteca Mariana scrigno di fede e cultura

Disinfestazione delle librerie lignee, sanificazione del materiale librario, trattamento di criodisinfestazione, depolveratura e disinfezione topica; installazione di un avanzato impianto di ventilazione meccanica e purificazione dell’aria: sono questi gli interventi realizzati negli ultimi mesi nella Biblioteca Mariana di Anagni, uno dei gioielli del patrimonio storico-artistico-culturale della diocesi, collocata nei locali inferiori dell’ex seminario minore e resi possibili grazie ai fondi dell’8×1000 alla Chiesa cattolica e al contributo del Segretariato regionale per il Lazio del Ministero della Cultura, eseguiti da ditte altamente specializzate e seguiti passo passo da Federica Romiti, responsabile dell’Ufficio diocesano per i beni culturali e l’edilizia di culto, su impulso del vescovo Ambrogio Spreafico, sempre attento al connubio fede-cultura, con la vigilanza della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio. La biblioteca conserva oltre 25.000 volumi, tra cui alcune cinquecentine e seicentine. La maggior parte dei libri è arrivata grazie alla donazione di Onorato Capo, anagnino, filantropo dell’Ottocento, che a seguito della dispersione dei patrimoni librari monastici, dopo l’Unità d’Italia, comprò moltissimi volumi sui mercati antiquari e li donò al Seminario vescovile della città. Ma un’ampia dotazione arrivò anche da Leone XIII; il papa della “Rerum Novarum” ma anche dalla fortissima impronta mariana, tanto che scrisse le encicliche “Magnae dei matris” sul culto alla Vergine, e “Augistissimae Virginis” sulla preghiera del Rosario. E quindi potrebbe aver intitolato a Maria anche la biblioteca – mancano però conferme a questa ipotesi – cui peraltro si accede proprio da via Leone XIII e con la sala grande di conservazione contrassegnata dalla presenza di un suo busto. La biblioteca, come il Seminario, subì dei bombardamenti nel 1944 e venne danneggiata anche dallo scoppio di alcune mine; buona parte dei libri venne comunque ricoverata per tempo in Vaticano e tornò ad Anagni alla fine della guerra. Il canonico Vincenzo Fenicchia ne iniziò la compilazione del catalogo a schede, terminandolo nel 1976 e poi proseguito da don Angelo Pilozzi. Diretta da monsignor Claudio Pietrobono, aderisce al Polo PBE (https://beweb.chiesacattolica.it/benilibrari/). Con il vicino archivio, con quello di Alatri e con il museo diocesano inaugurato di recente in quest’ultima città, la Biblioteca Mariana va insomma a costituire un tassello pregiato di questo immenso patrimonio culturale diocesano. È inoltre inserita nei circuiti di valorizzazione promossi dal progetto DUC IN LATIUM (https://www.ducinlatium.it/). Per info su giorni e orari di apertura si può consultare la pagina dedicata alla biblioteca su BEWEB (https://www.beweb.chiesacattolica.it/istituticulturali/istituto/3418/Anagni+%7C+Biblioteca+Mariana).

I sacerdoti sono un dono: aiutiamoli

Annunciatori del Vangelo in parole ed opere nell’Italia di oggi, uomini del dono e del perdono,costruttori di relazioni, attivi al fianco delle famiglie in difficoltà, degli anziani e dei giovani incerca di occupazione. I sacerdoti offrono il loro tempo, sostengono le persone sole, accolgono inuovi poveri, progettano reti solidali offrendo riposte concrete. Si affidano alla generosità dellecomunità per essere liberi di servire tutti e svolgere il proprio ministero a tempo pieno.La Giornata Nazionale di sensibilizzazione per il sostentamento del clero, giunta quest’annoalla XXXVI edizione, richiama l’attenzione sull’importanza della missione dei sacerdoti, sullabellezza del loro servizio e sulla corresponsabilità.“La Giornata Nazionale – spiega il responsabile del Servizio Promozione per il Sostegno Economicoalla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – è una domenica in cui tutti noi praticantiesprimiamo la nostra gratitudine per il dono di sé che i nostri sacerdoti ci fanno ogni giorno,testimoni del Vangelo di Gesù, punti di riferimento nelle comunità, uomini di fede, speranza eprossimità. È un nostro dovere ed è necessario un impegno collettivo per sostenerli nella loromissione, … anche economicamente”.“I sacerdoti – aggiunge Monzio Compagnoni – sono chiamati a spendersi interamente per lecomunità loro affidate, e lo fanno ogni giorno in modo silenzioso e bellissimo. Per noi fedeli l’unicoonere è quello di prenderci cura di loro e permettere loro di poter svolgere la propria missionesostenendoli anche economicamente. Le offerte deducibili sono lo strumento per garantire il lorosostentamento e la testimonianza della propria corresponsabilità alla vita della Chiesa. Bastaun’offerta una volta l’anno, anche piccola, per essere veramente parte di questa famiglia”.Nonostante siano state istituite 40 anni fa, a seguito della revisione concordataria le offertededucibili costituiscono un argomento ancora poco compreso dai fedeli che ritengono sufficientel’obolo domenicale; in molte parrocchie, però, questo non basta a garantire al parroco il necessarioper il proprio fabbisogno. Nate come strumento per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, leofferte per i sacerdoti sono diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesacattolica in quanto espressamente destinate al sostentamento dei preti al servizio delle 226 diocesiitaliane; tra questi figurano anche 300 preti diocesani impegnati in missioni nei Paesi in via disviluppo e 2.552 sacerdoti ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio degli altri e delVangelo. L’importo complessivo delle offerte nel 2023 si è attestato appena sotto gli 8,4 milioni dieuro in linea con il 2022. È una cifra ancora molto lontana dal fabbisogno complessivo annuo, cheammonta a 516,7 milioni di euro lordi, necessario a garantire ai circa 32.000 sacerdoti unaremunerazione intorno ai mille euro mensili per 12 mesi.Nel sito www.unitineldono.it è possibile effettuare una donazione ed iscriversi alla newslettermensile per essere sempre informati sulle numerose storie di sacerdoti e comunità che, da nord asud, fanno la differenza per tanti.Per maggiori informazioni:https://www.unitineldono.it/https://www.facebook.com/unitineldonohttps://twitter.com/Uniti_nel_donohttps://www.instagram.com/unitineldono/https://www.youtube.com/unitineldono

“Una firma che fa bene”: l’importanza dell’8xmille alla Chiesa cattolica

Torna domenica 5 maggio la Giornata nazionale dell’8xmille alla Chiesa cattolica, con lo slogan “Una firma che fa bene”, per ricordare ai fedeli che il sostegno economico della Chiesa è affidato a loro e che la firma per la destinazione dell’8xmille del gettito Irpef è uno degli strumenti essenziali. «Una comunità cresce ed è viva quando può contare sul contributo di ciascuno – ricorda monsignor Ivan Maffeis, presidente del Comitato per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica –: la corresponsabilità passa anche dalla firma sulla dichiarazione dei redditi, che esprime appartenenza, fraternità effettiva e condivisione». Nel 2023 sono stati assegnati oltre 243 milioni di euro per interventi caritativi (di cui 150 destinati alle diocesi per la carità, 13 ad esigenze di rilievo nazionale di cui circa la metà destinati a Caritas e 80 per i Paesi più poveri). Ci sono poi 403 milioni di euro per il sostentamento degli oltre 32 mila sacerdoti che si spendono a favore delle comunità. E oltre 352 milioni di euro per esigenze di culto e pastorale, compresa la tutela dei beni culturali ed ecclesiastici. La firma non costa nulla al contribuente: chi presenta il 730, chi presenta il modello Redditi, ma anche chi possiede unicamente redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati e non è obbligato a presentare alcuna dichiarazione. Anche questi ultimi, infatti, possono esprimere la propria preferenza per l’8xmille.

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