Nel ricordo di don Pietrino, storico parroco di Guarcino

Avrebbe compiuto 100 anni oggi, 29 agosto 2025, don Pietrino Di Fabio, storico parroco di San Michele Arcangelo e Rettore del santuario diocesano della Madonna della Neve, sempre a Guarcino, e già cappellano di Sant’Emidio, nelle campagne di Alatri. Di don Pietrino, oltre al servizio da parroco (a Guarcino dal 1952 fino alla fine del 2008, con il subentro di don Claudio Pietrobono che già era parroco di San Nicola) si ricordano altri tratti, ad iniziare dall’amicizia con tantissimi dei suoi alunni, di cui fu educatore e padre,Don Pierino Di Fabio si impegnò anche per la stampa e la diffusione del giornale clandestino “Libertà” dal settembre 1943 al giugno 1944; così come partecipò alla resistenza, con invito ai giovani di non rispondere al “Bando Graziani” per l’arruolamento nelle file della Repubblica Sociale, fino al suo arresto, da parte delle truppe tedesche, insieme all’allora vescovo di Alatri, Mons. Edoardo Facchini, alla fine di maggio del 1944 a pochissime ore dalla Liberazione. Ora si attende che Guarcino dedichi una strada al suo amato e indimenticato parroco, così come richiesto ufficialmente da Pino Flori, collaboratore di don Pietrino dal 1988 al 2008.

Trivigliano ha ricordato il missionario padre Angelo Di Meo, a 25 anni dalla scomparsa

Un pomeriggio intenso, sentito, ricco di parole che hanno toccato il cuore. Il 17 agosto, nella chiesa di Santa Maria Assunta di Trivigliano, si è tenuto un convegno in occasione del 25° anniversario dalla scomparsa di padre Angelo Di Meo, missionario del PIME in Birmania, originario proprio del piccolo borgo ciociaro. Una figura che ha lasciato il segno, non solo tra i monti dell’Asia ma anche nella memoria viva del suo paese natale.La comunità ha risposto con calore e partecipazione. Presenti, tra gli altri, il sindaco Gianluca Latini, la presidente della Pro Loco, professoressa Sara Bonanni, i professori Ennio Quatrana e Luigi Potenziani, la dottoressa Arianna Massimiani, la professoressa Valentina Cardinale e il parroco, don Rosario Vitagliano. Il convegno è stato un’occasione preziosa perricordare anche don Alessandro Pietrogiacomi, storico parroco di Trivigliano, recentemente scomparso: due uomini, due pastori, due testimoni di fede concreta. Un uomo, una missione, una comunità che non dimentica Il prof. Quatrana ha aperto l’incontro con una riflessione sulla grande operamissionaria di padre Angelo: non solo Vangelo, ma anche scuole, ospedali, chiese.Rapporti profondi, come quello con don Alessandro, che furono fondamentali per lacomunità triviglianese.Il sindaco Latini ha sottolineato con orgoglio l’importanza del giardino intitolato aPadre Angelo e delle tante iniziative — come il concorso scolastico — chetestimoniano la volontà di mantenere viva la sua eredità. Anche la presidente della ProLoco, la Professoressa Sara Bonanni, ha rimarcato il valore educativo di questi eventiper le nuove generazioni, raccontando con emozione l’impatto del concorso suiragazzi e il disegno toccante in cui Padre Angelo veglia su di loro dal suo giardino.Don Rosario ha centrato il cuore dell’incontro: “Parlare meno, vivere di più il Vangelo”.Una frase semplice che riassume la vita di questi due grandi sacerdoti. La fede, quellavera, non è nei discorsi, ma nella concretezza quotidiana Tra testimonianza storica e spirituale.Il prof. Luigi Potenziani, autore del libro “Padre Angelo Di Meo – Un testimone fedele”, ha approfondito il profilo biografico e spirituale del missionario, arricchito da nuovidocumenti e dal diario personale rinvenuto negli archivi del PIME. Il ritratto che emergeè quello di un uomo determinato, umile e vicino agli ultimi, capace di trasformare ledifficoltà in testimonianza vivente.La dottoressa Arianna Massimiani, promotrice del concorso scolastico, ha raccontatocome questa iniziativa sia nata per far conoscere Padre Angelo anche ai più giovani,grazie al coinvolgimento diretto delle scuole, dei docenti e degli storici locali.Particolarmente toccante l’intervento della professoressa Valentina Cardinale, che haletto ed analizzato alcune delle lettere scritte da padre Angelo. Un vero e proprioepistolario dell’anima, da cui emerge la voce di un uomo di Dio che ha saputo unirespiritualità e affetto umano, gestione concreta e delicatezza pastorale. Una fede che continua a generare A chiudere il cerchio, le parole accorate di don Marino Pietrogiacomi sulla personalitàsemplice e autentica di padre Angelo, amatissimo dalla comunità di Trivigliano, e ilsaluto finale del prof. Quatrana, che ha ricordato l’invito di San Paolo a “continuare ilcammino e conservare la fede”.Commovente e inatteso, l’intervento della prof.ssa Anna Ceci, che ha condiviso unricordo personale: una messa d’estate, più di trent’anni fa, celebrata da Padre Angelosull’altare della chiesa. Un’immagine semplice, eppure fortissima. Come tutta la suavita. Coltivare la memoria per educare alla speranza.In tempi frenetici e spesso distratti, giornate come quella vissuta a Trivigliano nonsono solo commemorazioni. Sono un atto di gratitudine, un investimento sullamemoria, un ponte tra generazioni. Ricordare figure come padre Angelo Di Meo e donAlessandro Pietrogiacomi non è un gesto nostalgico: è un gesto di responsabilità.Significa scegliere di non dimenticare chi ha costruito — con fede, sacrificio e amore— le fondamenta di una comunità.E significa anche dire ai giovani: ci sono storie vere, esempi luminosi, testimonicredibili. Basta ascoltarli.

Tecchiena Castello: conferito il mandato a 4 Ministri straordinari della Comunione

Con una cerimonia tanto semplice quanto sentita, a quattro donne della parrocchia di Maria Santissima Regina di Tecchiena Castello, è stato conferito – nella mattinata di domenica 10 agosto – il mandato di Ministri straordinari della Comunione. Il parroco, don Giorgio Tagliaferri, ha consegnato ad Annalisa, Gabriella, Luisa e Sonia  una teca dorata nella quale custodiranno le Ostie consacrate che porteranno ai malati della parrocchia che ne faranno richiesta. Ci sono sempre più persone, come ha rimarcato lo stesso don Giorgio, che alla domenica ascoltano la Messa dalla tv «ma poi esprimono il desiderio di poter fare la Comunione. A questi Ministri viene quindi affidato un compito così importante, da intendersi come servizio». Il parroco ha quindi sottolineato come l’Eucarestia rappresenti «il pane di vita, la forza della vita». La consegna del mandato è stata significativamente inserita al centro della Messa domenicale, dopo la proclamazione del Vangelo e l’omelia, proprio come segno di coinvolgimento di tutta la comunità, che non a caso ha voluto poi tributare un generoso applauso alle quattro parrocchiane. Quello di Tecchiena Castello è «un piccolo gregge», come recita anche il Vangelo odierno, ma impegnato in tante opere e azioni pastorali. Annalisa, Gabriella, Luisa e Sonia,  insieme all’altra parrocchiana Rossana che compie questo servizio già da anni, porteranno quindi la comunione ai malati, soprattutto anziani che non riescono più a deambulare, ma anche a quelle persone colpite da malattie temporanee che impediscono loro di andare a Messa. Resta da dire che la comunità di Tecchiena Castello sta per vivere il momento forse più importante dell’anno, con la festa patronale della Madonna del Rosario: una settimana di condivisione fraterna, nel radicamento di una fede operosa, e che si esprime anche in vari momenti di gioia, musicali e gastronomici (come potete leggere nella locandina), con tante persone, anche giovani, che sacrificano giornate intere e non di rado perfino le ferie, per donare qualcosa di “bello” alla comunità e alle persone che solitamente arrivano anche dalle altre parrocchie della zona. (Igor Traboni)

Don Claudio Pietrobono fa rivivere pagine di storia

Sono stati presentati con successo ad Alatri e ad Anagni (il primo evento si è tenuto nella biblioteca comunale, il secondo nel giardino Ousmane) i due volumi “Le diocesi del Lazio meridionale di fronte alla crisi rivoluzionaria (1789-1815)”, monumentale lavoro di don Claudio Pietrobono, sacerdote diocesano, cancelliere vescovile, direttore delle biblioteche e archivi di Anagni e Alatri, già insegnante al Leoniano e ora in servizio pastorale ad Anagni, dopo aver servito varie comunità nei suoi 45 anni di consacrazione, da Guarcino a Collepardo ad Alatri. Si tratta di una ricerca già edita e che ora l’Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale (Isalm) ha meritoriamente deciso di ripubblicare, con il sostegno del ministero della Cultura. Le oltre 500 pagine dei due volumi sono frutto di un lavoro certosino di don Pietrobono e di quella conoscenza che, come scrive il vescovo Ambrogio Spreafico nella prefazione, «implica studio e ricerca. Comunicare dovrebbe supporre la responsabilità di una riflessione che sia frutto di impegno serio e possibilmente documentato, come ha fatto l’autore di questa ricerca». Il lavoro di don Claudio Pietrobono esplora il delicato periodo storico compreso tra la Rivoluzione francese e il Congresso di Vienna, con particolare attenzione alla risposta delle realtà ecclesiastiche locali dell’allora diocesi di Alatri soprattutto, ma non solo. Il periodo attraversato dallo studio è anche quello di due papati (Pio VI e Pio VII) e di numerosi vescovi, come Giuseppe Della Casa, pastore di Alatri, che nel giugno del 1810 giurò fedeltà a Napoleone ma poi ritrattò; arrestato, venne portato prima in Piemonte e poi in Francia; qui conobbe un bambino orfano, lo prese a ben volere, lo fece studiare e questi divenne sacerdote e storico. Della Casa poi tornò, non più come vescovo ma come vicario di Guarcino, paese nel quale nel 1818 eresse la Collegiata, con ben 20 sacerdoti che allora popolavano il centro montano. Dal lavoro di archivio di don Claudio Pietrobono sono in effetti tante le vicende umane e personali che vanno ad intersecarsi con quelle storiche, come ad esempio la figura di Gioacchino Tosi, vescovo di Anagni, che giurò fedeltà a Napoleone ma che soprattutto fu il padrino del futuro Leone XIII, il pontefice che ha ispirato papa Prevost, anche se poi quel Battesimo avvenne per procura, visto che non fu possibile raggiungere Carpineto Romano (paese natale di Gioacchino Pecci) a causa di una copiosa nevicata. di Igor Traboni

E’ morto padre Ignazio Rossi, ultimo priore di Trisulti

All’età di 89 anni è morto, mercoledì 5 marzo, padre Ignazio Rossi, cistercense, ultimo priore di Trisulti e ultimo monaco a lasciare la Certosa, dopo la contestata cessione del complesso, nel febbraio del 2018 da parte del ministero della Cultura, ad una associazione statunitense. Da ultimo, padre Rossi si era trasferito nell’abbazia di Valvisciolo, vicino Sermoneta, dove è morto e dove nella mattinata di giovedì 6 marzo si sono svolti i funerali, prima della benedizione della salma nel pomeriggio dello stesso giorno all’abbazia di Casamari, nel cui cimitero ora riposa. Grande il ricordo che tutta la comunità del paese di Collepardo serba per padre Rossi, figura gioviale e amichevole di quella Certosa di Trisulti di cui era stato nominato priore emerito e che continuava a portare nel cuore, anche una volta che suo malgrado era stato costretto a lasciarla. Segni tangibili della sua vocazione erano anche quelli di una spiritualità e una saggezza infinite, dispensati senza riserve nei suoi 61 anni di sacerdozio.

Tempo di Quaresima: il vescovo Ambrogio incontra gli operatori pastorali

Domenica 9 marzo 2025 l’incontro del vescovo Ambrogio per l’inizio della Quaresima, con un invito a partecipare rivolto a tutti gli operatori pastorali, ai catechisti, agli educatori, ai volontari della Caritas, ai ministri straordinari della Comunione, agli insegnanti di religione, agli animatori liturgici, ai giovani…L’incontro si terrà presso la chiesa parrocchiale di Santa Maria del Carmine, in via Cavariccio, a Tecchiena (ampia possibilità di parcheggio nella zona retrostante la chiesa), con inizio alle ore 16.

Ministero dell’Accolitato per i nostri due seminaristi diocesani

Ai seminaristi diocesani Lorenzo Ambrosi, di Fiuggi, e Lorenzo Sabellico, di Fumone (nella foto, durante una funzione nella Cattedrale di Anagni) mercoledì 11 dicembre verrà conferito il ministero dell’Accolitato. La cerimonia si terrà presso il Seminario regionale Leoniano di Anagni, alle 18.30, presieduta dal vescovo di Latina-Terracina- Sezze- Priverno, Mariano Crociata.Entrambi entrati giovanissimi in Seminario nel 2019, subito dopo aver conseguito la maturità, Lorenzo Ambrosi e Lorenzo Sabellico compiono così un ulteriore passo verso l’ordinazione diaconale e quella sacerdotale. Insieme a questi due e peraltro unici seminaristi della diocesi di Anagni-Alatri, l’Accolitato verrà conferito, in un giorno di grande festa per tutto il Seminario regionale, anche a Paolo Cola (diocesi Tivoli e Palestrina), Leonardo Conte (diocesi Sabina- Poggio Mirteto), Agostino De Santis (Latina- Terracina-Sezze-Priverno), Agostino Iafano (Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo), SamueleMazzoli (Sabina-Poggio Mirteto).

Il vescovo al 50° di don Pierino: «Esempio di umiltà per tutti noi»

Visibilmente commosso, con una lacrima neppure tanto furtiva venuta giù al momento di ringraziare i tanti presenti, con la voce rotta dall’emozione: così don Pierino Giacomi ha vissuto, domenica 15 settembre a Fiuggi, nella chiesa di San Pietro, la celebrazione dei 50 anni di sacerdozio, presieduta dal vescovo Ambrogio Spreafico. Attorniato da tanti amici sacerdoti sull’altare, dai familiari in prima fila sui banchi e da tanti fedeli e amici di questi anni di ministero pressoché interamente trascorsi a Fiuggi, con una cerimonia allietata da un bel coro e con il saluto dell’amministrazione di Fiuggi e della confraternita, don Pierino è stato piacevolmente travolto da tanto affetto. Il vescovo Spreafico nell’omelia ha voluto sottolineare alcuni tratti salienti del ministero di don Giacomi, riprendendo anche le parole pronunciate dal festeggiato nell’intervista rilasciata a Lazio Sette e che trovate anche su questo sito internet della diocesi, ad iniziare dall’inciso programmatico di quel suo essere sacerdote per sempre: «Servire il Signore è stata la gioia più grande della mia vita. E il mio desiderio più profondo è che tutti coloro che mi sono stati affidati possano raggiungere la gloria di Dio». Questa, ha quindi sottolineato il vescovo «è una testimonianza preziosa anche per noi, che viviamo in un mondo in cui si fa piuttosto quello che ci piace, molto meno quello che serve! Ma il servizio non è un’umiliazione. Anzi, esso nasce dalla saggezza di chi sa capire il bisogno degli altri, le loro domande e attese, a cominciare dai piccoli e dai poveri, e cerca di prendersene cura, di aiutare. Tu – ha aggiunto Spreafico sempre rivolto a don Pierino – ti sei fatto conquistare dall’amore di Gesù, come dovrebbe essere per tutti noi, soprattutto noi sacerdoti. Hai riconosciuto in Lui il Cristo, il Salvatore e il Maestro, colui che si è abbassato e umiliato fino a divenire uno di noi, e alla morte di croce. Sì, chi si pone al servizio è anzitutto umile». Il vescovo di Anagni-Alatri ha quindi posto l’accento proprio sull’umiltà «virtù così poco praticata nel mondo, pieno di prepotenti e di violenti che vogliono sottomettere gli altri con arroganza, senza vergogna, senza considerazione dell’umanità degli altri. Anche le nostre città, e non solo i Paesi in guerra, sono spesso teatro di prepotenze e violenze. Mai schierarsi dalla parte degli arroganti che vogliono sempre aver ragione, ma non perché siamo migliori, ma solo perché siamo discepoli  di chi ha dato la vita per noi». Monsignor Spreafico ha quindi ringraziato don Pierino Giacomi per i lunghi anni a servizio di varie realtà della diocesi, in particolare per l’impegno con i giovani: «Quanto bisogno c’è di ascoltare i giovani, di aiutarli, esserne amici, liberarli dalla schiavitù del cellulare. La vita è incontro, relazione, parola, non è chat». Il ringraziamento finale al festeggiato è stato esteso ai familiari, alle suore che lo accolgono, ai sacerdoti amici: «Con te vogliamo continuare a vivere il nostro ministero e dire a tutti la gioia di essere al servizio di Gesù. Il mondo ha bisogno di noi, ma noi dobbiamo capire come dire al mondo che in Gesù troveremo la risposta». Al termine della celebrazione, don Pierino ha quindi preso la parola, esprimendo «la mia profonda gratitudine per tutte le grazie e i beni ricevuti in questi anni. Prima di tutto ringrazio Dio per il dono della vita e del sacerdozio e per avermi sostenuto con la sua grazia in ogni momento». Tra i vari ringraziamenti, don Giacomi ne ha riservato uno anche per i vescovi succedutisi nella diocesi di Anagni prima e in quella di Anagni-Alatri dopo: Enrico Romolo Compagnone, Vittorio Ottaviani, Umberto Florenzani (che lo ha ordinato nel 1974), Luigi Belloli, Francesco Lambiasi, Lorenzo Loppa e l’attuale Ambrogio Spreafico. E poi ancora: per tutto il presbiterio «con cui ho condiviso tante esperienze e momenti di fraternità», religiosi e religiose e i tanti laici che lo hanno aiutato nel periodo della malattia. E poi, tutti a far festa anche con un momento conviviale; una festa, come ha ricordato il parroco don Antonio Castagnacci, per organizzare la quale sono bastati pochi giorni, perché tutti si sono mobilitati alla grande nel segno dell’affetto verso don Pierino. di Igor Traboni

Don Pierino, 50 anni da prete: «Servire il Signore la mia gioia più grande»

Mezzo secolo di sacerdozio: un bellissimo traguardo che don Pierino Giacomi festeggerà domenica 15 settembre, con una celebrazione nella chiesa di San Pietro a Fiuggi, alle 18, presieduta dal vescovo Ambrogio Spreafico. Con don Pierino, nell’intervista che segue, ripercorriamo un po’ questi 50 anni. Don Pierino, dove è nato? Come era composta la sua famiglia? Sono nato il 1° settembre 1950 a Gorga. La mia famiglia era composta dai genitori, che sempre hanno rappresentato un punto di riferimento solido e sicuro. Insieme eravamo cinque fratelli e una sorellina morta dopo qualche ora di vita. Quando è entrato in seminario? E dove ha studiato? Sono entrato nel seminario vescovile nel 1961, dopo aver frequentato le scuole elementari nel mio paese. Ho proseguito gli studi e, dopo l’ordinazione avvenuta il 21 settembre 1974, ho trascorso i primi due anni al seminario insegnando la musica e accompagnando gli alunni nel seminario. Dove ha fatto il prete e il parroco? Dal 1976 sono stato parroco di Santa Teresa a Fiuggi per 7 anni, Santa Maria del Colle da sempre, poi parroco di Torre Cajetani e Trivigliano e infine a Porciano. A quale tipo di pastorale in particolare si è dedicato? Nella mia vita sacerdotale mi sono dedicato con passione alla pastorale giovanile, organizzando campi estivi; per le famiglie, con incontri mensili di formazione e dialogo. Ho anche promosso campi familiari; cercavo sempre di essere vicino ai malati e ai poveri. Ho fatto del mio meglio per sostenere chi è più debole e indifeso, offrendo insegnamento e supporto a chi ne aveva bisogno. Inoltre, sono stato insegnante di religione al liceo scientifico di Fiuggi e, per un periodo, responsabile dei catechisti. Queste esperienze mi hanno permesso di contribuire alla formazione spirituale e morale dei giovani, rafforzando il loro legame con la fede e la comunità. Quali sono i ricordi più belli di questi 50 anni di sacerdozio? E, se ce ne sono stati, i momenti un po’ più tristi o faticosi? Tra i ricordi più belli dei miei 50 anni di sacerdozio, ci sono sicuramente le celebrazioni liturgiche, le feste di Sant’ Antonio e il canto dell’agonia di Gesù. I pellegrinaggi alla Santissima Trinità hanno sempre avuto un posto speciale nel mio cuore. Gli incontri personali, come le confessioni, i battesimi e i matrimoni, sono stati momenti di grande significato e gioia per la mia vita sacerdotale. Inoltre, i progetti di carità e le iniziative di solidarietà con i poveri hanno rappresentato un’importante parte del mio ministero, permettendomi di vivere concretamente il messaggio di amore e servizio del Vangelo. Durante i miei 50 anni di vita sacerdotale, ho affrontato diverse difficoltà. La scomparsa dei membri della mia famiglia, in particolare di mio padre e di mio fratello Walter, è stata una prova dolorosa. Ho anche vissuto il dolore per le scomparse premature di alcuni parrocchiani, che hanno lasciato un vuoto nella comunità. Il periodo della pandemia è stato particolarmente difficile, con le celebrazioni liturgiche nelle chiese vuote e l’isolamento che ha colpito tutti noi. Nonostante queste sfide, ho cercato di rimanere vicino ai fedeli e di continuare a offrire il mio sostegno spirituale. Perché secondo lei oggi pochi giovani scelgono la strada del sacerdozio e assistiamo ad una crisi delle vocazioni? Secondo me, la crisi vocazionale è causata da diversi fattori. Tra questi, le famiglie separate, la mancanza di preghiera in famiglia, l’assenza di decisioni ferme e la mancanza di autorità. Inoltre, il celibato e la sottomissione alla gerarchia ecclesiastica possono scoraggiare i giovani dallo scegliere la vita sacerdotale. Cosa direbbe invece ad un giovane per orientarlo sulla via del sacerdozio? Affidati al Signore e, se Lui ti chiama, abbi il coraggio di lasciare tutto per seguirLo. Io sono sacerdote da 50 anni e posso dire con certezza che non mi sono mai pentito di aver scelto questa strada. Servire il Signore è stata la gioia più grande della mia vita e il mio desiderio più profondo è che tutti coloro che mi sono stati affidati possano raggiungere la gloria di Dio. di Igor Traboni (intervista pubblicata su Avvenire Lazio Sette di domenica 15 settembre)

I sacerdoti sono un dono: aiutiamoli

Annunciatori del Vangelo in parole ed opere nell’Italia di oggi, uomini del dono e del perdono,costruttori di relazioni, attivi al fianco delle famiglie in difficoltà, degli anziani e dei giovani incerca di occupazione. I sacerdoti offrono il loro tempo, sostengono le persone sole, accolgono inuovi poveri, progettano reti solidali offrendo riposte concrete. Si affidano alla generosità dellecomunità per essere liberi di servire tutti e svolgere il proprio ministero a tempo pieno.La Giornata Nazionale di sensibilizzazione per il sostentamento del clero, giunta quest’annoalla XXXVI edizione, richiama l’attenzione sull’importanza della missione dei sacerdoti, sullabellezza del loro servizio e sulla corresponsabilità.“La Giornata Nazionale – spiega il responsabile del Servizio Promozione per il Sostegno Economicoalla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – è una domenica in cui tutti noi praticantiesprimiamo la nostra gratitudine per il dono di sé che i nostri sacerdoti ci fanno ogni giorno,testimoni del Vangelo di Gesù, punti di riferimento nelle comunità, uomini di fede, speranza eprossimità. È un nostro dovere ed è necessario un impegno collettivo per sostenerli nella loromissione, … anche economicamente”.“I sacerdoti – aggiunge Monzio Compagnoni – sono chiamati a spendersi interamente per lecomunità loro affidate, e lo fanno ogni giorno in modo silenzioso e bellissimo. Per noi fedeli l’unicoonere è quello di prenderci cura di loro e permettere loro di poter svolgere la propria missionesostenendoli anche economicamente. Le offerte deducibili sono lo strumento per garantire il lorosostentamento e la testimonianza della propria corresponsabilità alla vita della Chiesa. Bastaun’offerta una volta l’anno, anche piccola, per essere veramente parte di questa famiglia”.Nonostante siano state istituite 40 anni fa, a seguito della revisione concordataria le offertededucibili costituiscono un argomento ancora poco compreso dai fedeli che ritengono sufficientel’obolo domenicale; in molte parrocchie, però, questo non basta a garantire al parroco il necessarioper il proprio fabbisogno. Nate come strumento per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, leofferte per i sacerdoti sono diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesacattolica in quanto espressamente destinate al sostentamento dei preti al servizio delle 226 diocesiitaliane; tra questi figurano anche 300 preti diocesani impegnati in missioni nei Paesi in via disviluppo e 2.552 sacerdoti ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio degli altri e delVangelo. L’importo complessivo delle offerte nel 2023 si è attestato appena sotto gli 8,4 milioni dieuro in linea con il 2022. È una cifra ancora molto lontana dal fabbisogno complessivo annuo, cheammonta a 516,7 milioni di euro lordi, necessario a garantire ai circa 32.000 sacerdoti unaremunerazione intorno ai mille euro mensili per 12 mesi.Nel sito www.unitineldono.it è possibile effettuare una donazione ed iscriversi alla newslettermensile per essere sempre informati sulle numerose storie di sacerdoti e comunità che, da nord asud, fanno la differenza per tanti.Per maggiori informazioni:https://www.unitineldono.it/https://www.facebook.com/unitineldonohttps://twitter.com/Uniti_nel_donohttps://www.instagram.com/unitineldono/https://www.youtube.com/unitineldono

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