Diventa Beato don Giovanni Merlini, il missionario che guidò Maria De Mattias

Domenica 12 gennaio 2025 la Chiesa proclama Beato il Venerabile don Giovanni Merlini, missionario del Preziosissimo Sangue, congregazione fondata nel 1815 da san Gaspare del Bufalo, romano, solo nove anni più grande del Merlini. Don Giovanni Merlini nasce a Spoleto il 28 agosto 1795; riceve l’ordinazione sacerdotale il 19 dicembre 1818. Quando il giorno seguente celebra la sua prima Messa, il popolo presente commenta: “Oggi la chiesa sembrava un paradiso! Ha detto la Messa un santo”. Solo 2 anni dopo partecipa agli esercizi spirituali predicati a Giano dell’Umbria da don Gaspare del Bufalo, già in fama di santità. I santi si riconoscono non appena si incontrano: Merlini rimane profondamente colpito, subito, da don Gaspare e viceversa, a tal punto che lo desidera come compagno nella sua missione, quella di annunciare la bella notizia che Dio ha tanto amato il mondo da sacrificare il Figlio fino al dono della vita in croce, dove ha versato tutto il suo sangue per la nostra redenzione. Passano solo due mesi e il Merlini ha già deciso di lasciare Spoleto per predicare insieme ai missionari del Preziosissimo Sangue. A 28 anni, cioè nel 1824, già famoso per le sue predicazioni, il Merlini viene mandato da san Gaspare a Vallecorsa (Frosinone) a predicare il Quaresimale. Qui incontra una giovane di 19 anni, Maria De Mattias che, nella missione popolare predicata da san Gaspare due anni prima, ne era rimasta affascinata per le conversioni avvenute in un paese covo e roccaforte di briganti. Di qui lo sbocciare del desiderio di voler seguire le sue orme. Questa doveva essere la sua strada; ma l’essere donna non le avrebbe permesso di percorrerla, di qui due anni di crisi e discernimento senza avere una persona che potesse illuminarla. Per di più stava imparando da sola a leggere: mentre il padre era un uomo colto e i due fratelli studiavano, alle donne era proibito anche il saper leggere. Anche don Giovanni Merlini suscita in Maria De Mattias una grande stima e a lui apre il suo cuore. Vallecorsa e tutto il Lazio del sud è infestato dal brigantaggio e san Gaspare ritiene che necessiti un ramo femminile che li affianchi per la formazione della donna, con lo stesso spirito e la stessa anima. Don Giovanni Merlini intuisce che Maria De Mattias è chiamata da Dio a questa missione nel mondo. La guiderà da quel momento per tutta la vita, per 42 anni. Per dieci anni si aspetta che Dio dia i segni, mentre ella si esercita con le giovani di Vallecorsa, fin quando il Vescovo di Ferentino e amministratore di Anagni la chiama ad Acuto per iniziare una scuola per le fanciulle. Lei gli pone il progetto di fondazione di un Istituto per questo stesso fine ed egli la incoraggia a realizzarlo. Il 4 marzo 1834 si dà l’avvio all’Opera. Dopo un anno già alcune alunne chiedono di vivere con la maestra perché vogliono prepararsi a svolgere la stessa missione. Le vocazioni non mancano. Alla morte di Maria De Mattias nel 1866 esse operano nel Lazio, nell’Abruzzo, nel Regno di Napoli, in Germania e in Inghilterra. Ora le figlie di Maria De Mattias sono in tutti i continenti, in 27 nazioni. Tra le sue figlie ce n’è una speciale: suor Serafina Cinque, nata nel 1813 da genitori di Sapri, ma emigrati in Amazzonia. Nel 1947 diviene una Adoratrice del Sangue di Cristo. Dai contemporanei fu detta “la madre Teresa dell’Amazzonia”. Il 27 gennaio 2014 viene firmato il decreto di Venerabilità da Papa Francesco riconoscendole l’esercizio delle virtù eroiche. Senza l’intuito di don Giovanni Merlini non avremmo avuto uno spaccato della storia della Chiesa e civile a livello mondiale. I santi si riconoscono tra loro! Suor Maria Paniccia, ASC

Le figlie di Maria De Mattias da Acuto alle Filippine: storia di un viaggio missionario

Come Congregazione delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo (ASC) siamo nelle Filippine dagli anni ‘90. In quel tempo, l’ex Provincia religiosa di Bari aveva già aperto una missione nell’Argentina e per il momento non aveva intenzione di aprirne un’altra. Ma la Provvidenza si è servita di una giovane filippina approdata in Italia con altre sue compagne, presso una Congregazione nascente, la quale senza alcuna formazione, le mandava a lavorare presso le loro strutture. Corazon, con alcune altre compagne, ha trovato il modo di fuggire e di riparare in una nostra comunità. Dalle nostre consorelle è stata aiutata a ripartire per la patria, ma la giovane affascinata dal nostro carisma è tornata in Italia e “ha costretto” le ASC a recarsi nel Filippine e ad aprire una casa di formazione prima di tutto. Sono seguiti anni intensi di apostolato con vari ministeri soprattutto a favore degli ultimi. Poi è arrivata la crisi, molte giovani hanno abbandonato la loro vocazione e, giocoforza, questo ha portato a ridimensionare la loro attività apostolica. Attualmente vi sono sette ASC di cui una sola italiana in tre centri dove continuano con zelo e dedizione il  loro servizio a favore dei poveri. Nella grande periferia di Manila gestiscono un centro sanitario, la Clinica Maria De Mattias, dove con il prezioso aiuto di volontarie e volontari, tra cui medici, soccorrono gratuitamente molte persone, affetti dalla tubercolosi e da altre malattie, le quali non possono assolutamente permettersi alcun tipo di cura, molto costosa nelle Filippine. Inoltre, ogni mese si recano nelle periferie più povere dove per l’intera giornata una équipe medica visita gratuitamente molto poveri con visite specializzate (cardiologia, oculistica, odontoiatria ecc.) provvedendoli di medicinali.    Nella città di Marikina, a due kilometri da Manila, un altro piccolo gruppo di  consorelle si dedica alle ragazze povere, per lo più sordomute. Negli anni passati le accoglievano nella casa, ma ora hanno optato di aiutarle lasciandole con i loro genitori. Provvedono a pagare la scuola, tra l’altro costosa per le sordomute, tutto ciò che serve loro per la scuola e a donare il cibo per tutta la famiglia. Ogni mese radunano tutte le famiglie per una giornata insieme di riflessione e di festa. In cambio le mamme si rendono utili per la cura degli ambienti delle suore, con la sicurezza di poter portare cibo a casa ogni giorno. Tutto questo era sostenuto da un bel numero di benefattori filippini facoltosi ma soprattutto italiani. Durante il Covid questa fonte si è essiccata, per cui le suore si sono improvvisate cuoche e hanno dato vita a una bakery con la confezione del pane e dei dolci italiani (tra cui il panettone a Natale!)  Presso di loro vive una ragazza sordomuta che ha seguito tutto il curriculum scolastico e ora comunica con i segni che anche le consorelle hanno imparato. Dalla sua tenera età vive con noi, dopo la morte precoce della madre e il disinteresse del padre. Un’altra piccola comunità di ASC vive nella isola di Leyte, presso la città di Maasin, dedita alla formazione giovanile nella grande scuola cattolica gestita dalla Diocesi. Le due ASC , insieme a una équipe, lavorano per programmare cammini di supporto per i giovani nelle loro fragilità e per la pastorale vocazionale inserita nei programmi scolastici. In quest’ultimo luogo si entra un po’ meglio nel paesaggio filippino  caratterizzato da estensioni di palma da cocco, di bananeti, di risaie e di mare limpidissimo. Il popolo filippino è fortemente religioso e nutre la sua fede con la partecipazione numerosa all’’Eucaristia (nei giorni feriali a Maasin abbiamo visto molta gente a Messa a mezzogiorno anche studentesse che, avendo del tempo libero, approfittavano per partecipare all’Eucaristia). Le celebrazioni sono molto curate, con canti che vengono proiettati su schermi in modo che tutti cantino e con il servizio di ministranti donne e uomini, giovani e adulti. Nei loro mezzi di trasporto caratteristici – i jeepney – non manca mai una immagine del Sacro Cuore e una corona, almeno a Maasin. Il paradosso soprattutto nella grande metropoli di Manila, ma anche lungo la strada che dall’aeroporto di Maasin porta alla città è che accanto a ville, o belle case, vedi casupole una addossata all’altra, fatte di legno, di lamiere e di stracci. Numerose famiglie vivono in pochissimo spazio. La gente cerca di sopravvivere con la vendita di qualche prodotto come le banane, oppure, nelle grandi città, con qualche piccolo lavoro. Le nostre carissime consorelle nutrono la loro fede con la preghiera, con incontri comunitari e con la partecipazione attiva nella vita della Diocesi e della parrocchia. Sono attente alla formazione spiritale delle loro collaboratrici e collaboratori, tra cui numerosi giovani,  che sono entrati a far parte come associati nella Famiglia del Sangue Preziosissimo di Cristo, e sognano … da un po’ di tempo due ASC che sono alla periferia di Manila si recano, con scadenze regolari, nell’isola di Nigros Occidentale dove, con il loro gruppo di volontarie, oltre al lavoro sanitario della clinica ambulante, incontrano i giovani e tra loro curano in modo speciale un gruppo di ragazze sensibili alla vita consacrata. Ho accompagnato la superiora, suor Milena Marangoni, nella sua visita annuale. Ella ha incoraggiato le consorelle a progredire nella loro vita dedita al Signore, mettendole in guardia dalla ‘mondanizzazione’ su cui insiste molto il nostro Papa. Essa, se non si è vigilanti nella preghiera, entra in modo educato nelle nostre case e ci allontana dalle esigenze della sequela del Signore per il quale abbiamo lasciato tutto.                                                                                                              Suor Gabriella Grossi                                                                                                           Adoratrice del Sangue di Cristo