L’Arte di Jago in una chiesa di Anagni. Spreafico: fede e cultura legame inscindibile. GUARDA IL VIDEO

Fede e cultura, binomio inscindibile. Un concetto che il vescovo Ambrogio Spreafico ama sottolineare e che ha rimarcato anche nella tarda mattinata di lunedì 23 giugno, ad Anagni, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’iniziatica di concedere allo scultore anagnino Jago la chiesa della Madonna del Popolo, sempre ad Anagni, sconsacrata da tempo. E Jago, artista di fama mondiale benché ancora giovane, ne farà un laboratorio-atelier, luogo di esposizione e nascita e rinascita delle sue opere. «Questa iniziativa nasce da un incontro tutto sommato casuale – ha esordito il vescovo di Anagni-Alatri – nel corso di un convegno che si è tenuto nei mesi scorsi nella Sala della Ragione ad Anagni. Lì ho scoperto in lui non solo il grande artista ma anche quello che potevamo fare insieme per Anagni, replicando ciò che Jago ha già fatto a Napoli. E’ nata subito una sincera amicizia e quindi , partendo da una chiesa ormai chiusa da anni, abbiamo pensato che si potesse creare un segno della sua presenza nella sua Anagni, prendendo il valore che aveva questa città per riproporlo. L’espressione artistica di Jago credo possa essere un segno anche per il futuro di Anagni. Come già accaduto nel cuore del Rione Sanità a Napoli, anche qui l’arte proverà a riattivare un tessuto urbano e sociale, a riscrivere il rapporto tra le persone e il luogo che abitano. E di questo – ha sottolineato Spreafico – oggi c’è davvero tanto bisogno, perché viviamo in un mondo di rassegnati. Ma Dio ha pensato un mondo in cui vivere in armonia. Noi non siamo solo degli individui, ma una comunità che vive nel mondo. L’arte esprime proprio questa Bellezza, il tratto umano che dovremmo avere. L’arte fa qualcosa che va oltre se stessa». Anche un po’ visibilmente emozionato, Jago (nato a Frosinone ma da famiglia anagnina) si è detto particolarmente contento di questo “ritorno” nella sua città, sempre orgoglioso di quel tratto di ciociaro che ama portare nel mondo: «Non ci sono cervelli in fuga, ma ambasciatori di determinate radici. E io mi sento così. Mia mamma mi dice sempre che oggi la mia dimensione è nel mondo ma prima o poi sarei tornato a casa: aveva ragione. C’è il bisogno di misurarsi con il mondo e poi torni a casa e scopri che quella bellezza che cercavi altrove ce l’avevi a portata di mano! Quello che cercavo altrove l’ho sempre avuto sotto gli occhi: mi mancava solo la chiave giista per leggerlo», Jago ha poi dedicato un passaggio molto intenso anche alla “spiritualità” che permea la sua opera: «Il mio è un lavoro di fede e di fiducia. Partendo da un blocco grezzo, che sia di marmo o di spazio urbano, lo scolpisco seguendo un’idea» Madonna del Popolo diventerà, una volta terminati alcuni necessari lavori di sistemazione, un laboratorio anche per la creazione di nuove opere di Jago «e quando saranno in numero sufficiente ci sarà la loro musealizzazione creando un circuito che coinvolga la città. Ma nessuno fa niente da solo: bisogna sempre circondarsi di persone migliori di sé ed è quello che ho fatto», ha rimarcato l’Artista, per poi aggiungere: «Talvolta, proprio come i musicisti sul Titanic, noi artisti continuiamo a suonare. Ma il fatto che continui ad occuparti del Bello non significa che stai ignorando ciò di drammatico che avviene attorno. Significa che stai creando con la Bellezza un contraltare a ciò di brutto che accade». Il progetto della diocesi è stato seguito in particolare dall’Ufficio per i beni culturali e l’edilizia di culto, diretto da Federica Romiti. Alla conferenza stampa è intervenuto anche il sindaco, Daniele Natalia, assieme all’assessore Carlo Marino. Il primo cittadino ha così annunciato che la vecchia chiesa di Sant’Antonio, anche questa già sconsacrata e oggi auditorium comunale , diventerà parte di un circuito espositivo integrato, ricollegandosi per l’appunto anche con quanto Jago farà a Madonna del Popolo. A proposito di questa chiesa, va detto che il progetto originario porta la firma dell’architetto portoghese Emanuele Rodriguez Dos Santos. Ha ospitato i Padri Trinitari dal 1897 al 1991. Al suo interno, conserva ancora una preziosa pala d’altare del XVIII secolo del pittore Magno Tucciarelli, con una veduta di Anagni che testimonia il profondo legame tra la struttura e il tessuto urbano circostante. CLICCA E GUARDA IL VIDEO DEL SERVIZIO DI RAI CASA ITALIA di Igor Traboni