Il vescovo Ambrogio: «La Quaresima un tempo in cui tornare al Signore»
Mercoledì delle Ceneri, quest è il testo dell’omelia pronunciata dal vescovo Ambrogio Spreafico nella Messa nella Cattedrale di Anagni, 14 febbraio 2024 Sorelle e fratelli,oggi un invito pieno di amore raggiunge anche noi, come coloro che ascoltavano il profetaGioele in un tempo difficile, di guerra, carestie, sofferenza: “Ritornate a me con tutto ilcuore…ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira e digrande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male”. Davanti al male si pensa di solito chenon si possa far niente o, per lo meno, che non dipende certo da noi se le cose non vanno beneo come noi vorremmo. Così cresce il pessimismo e l’indifferenza, mentre si aspetta che arrivifinalmente qualcuno che aggiusti le cose.Oggi, all’inizio della Quaresima, la parola profetica, una parola che ci aiuta a vedere le coseda un altro punto di vista, ci dice con chiarezza: “tornate” al Signore, perché ci aspetta nellasua misericordia, tenerezza, amore appassionato. Tocca a te, non ad altri. Anzi, tocca a noiinsieme, come assemblea, come comunità. Nella Bibbia questo invito è simile alle prime paroledi Gesù secondo il Vangelo di Marco, che il sacerdote ripeterà mettendo le ceneri sul capo diciascuno: “Convertitevi e credete nel Vangelo”, cioè cambiate voi stessi ascoltando il Signoreche vi parla. E si cambia tornando davanti a Dio, ascoltando la sua Parola. Capite allora il sensoprofondo dell’invito del profeta: tornare al Signore con tutto il cuore, perché così potremocambiare noi stessi, ma insieme, come comunità, come popolo di Dio. Ecco il segreto delcambiamento, che parte da noi stessi per rendere possibile il cambiamento del mondo. Nonriuscirai da solo. Hai bisogno di essere con gli altri, di andare insieme davanti al Signore, comefacciamo oggi.L’ invito è a radunare il popolo, a rendere possibile riunire tutti, dai vecchi ai fanciulli, dailattanti alla famiglia, dai sacerdoti a tutte le genti. L’inizio della Quaresima è una convocazionedella comunità perché, riconoscendo la nostra fragilità e il nostro peccato, possiamo rimettereil Signore al centro della nostra vita personale e comune e ricevere il suo perdono e la suacompassione. Le ceneri, che verranno poste sul nostro capo, ci ricordano proprio la fragilitàdella nostra condizione umana, quella polvere che noi siamo e a cui torneremo. Tuttavia, essaè animata dallo spirito di Dio, che le dà forma, animo, forza. Comprendiamo allora il bisognodel tempo che iniziamo, non un tempo triste, ma un tempo in cui tornare al Signore perricevere quella forza spirituale che potrà sostenere la nostra umanità e renderci sorelle efratelli, comunità in un mondo si cammina da soli, dediti a sé stessi, alla ricerca ansiosa delproprio benessere, prigionieri del nostro io. Il Vangelo ci indica, come ogni anno, i passi da compiere ogni giorno perché in questo tempopossiamo camminare insieme verso la Pasqua di morte e resurrezione del Signore Gesù:elemosina, preghiera, digiuno. Sono passi semplici quanto necessari. Comincia conl’elemosina, non con la preghiera, perché l’attenzione al bisogno dell’altro ti apre a Dio.L’elemosina ti libera dall’ossessione del possesso insegnandoti la gratuità del dono. Essa tirende felice, dà sollievo all’animo perché ti fa incontrare nel povero la presenza di Gesù. Ècome un atto di culto a Dio e ti fa incontrare con lui. La preghiera ci aiuta a vivere incomunione con il Signore. Nella preghiera la meditazione della Parola di Dio ci insegnal’alfabeto di Dio, ci dà parole, pensieri, sentimenti, con cui arricchire la nostra umanità. Ildigiuno è un gesto materiale di un digiuno spirituale, in cui prendiamo un po’ la distanza danoi stessi, da quel modo istintivo di mettere sé stessi al primo posto, che rende prepotenti,irritabili, rancorosi, protagonisti tristi, desiderosi di approvazioni e consensi. Insomma,l’elemosina ci fa generosi e gratuiti, liberandoci dal peso del possesso, la preghiera ci avvicinaal cuore di Dio, il digiuno fa esistere l’altro come parte del nostro essere donne e uomini di unpopolo che cammina insieme.Infine, Gesù invita a non esibirsi, a noi cercare approvazioni e consensi. Siamo assuefatti a unmondo in cui per esistere ci si deve esibire, mostrare se stessi, contare il numero deifollowers, degli amici che la pensano come te e ti scrivono “mi piace”, anche se basta a volte unclic per passare da amico a nemico. Non è nel consenso la felicità, ma piuttosto nel dare, nellagratuità dell’amore, nella comunione con Gesù, nella fraternità e nell’amicizia con i poveri enella tua comunità. Signore, aiutaci a vivere come tuo popolo, come comunità radunata dal tuoSpirito, per essere segno di amore e di pace in questo tempo di violenza e di guerra. Donaci digustare con te la gioia della fraternità e dell’amicizia con tutti, perché tu sei grande nell’amoree nel perdono. Amen!