Comunità locali e cultura: dal caso Trisulti all’intero patrimonio

“Il ruolo delle comunità locali nel governo del patrimonio culturale. Dalla Costituzione alla Convenzione di Faro” èstato il tema del convegno che si è tenuto nel pomeriggio di martedì 3 giugno nella sala-teatro dell’Accademia delle Belle Arti di Frosinone, organizzato dalla stessa Accademia, dalla Rete Trisulti Bene Comune e dalla diocesi di Anagni- Alatri.Al convegno è intervenuto il vescovo Ambrogio Spreafico, che ha relazionato su come le due diocesi a lui affidatehanno interpretato e vivono «questo essere custodi di un patrimonio non solo come singoli, istituzioni, ecc, maall’interno delle comunità. La Convenzione di Faro ha evidentemente a che fare anche con il patrimonio culturaledella Chiesa, patrimonio che ha una valenza complessa perché testimonia di civiltà, di valori culturali, storici ed estetici, ma anche di un ulteriore valore spirituale, per essere veicoli di fede, amicizia, incontro, e che chiama incausa tutti, credenti e no, perché l’arte appartiene a tutti, al di là della propria credenza. Lo spirito della Convenzione mette in primo piano le persone, sollecitando in particolare un’azione dal basso del prendersi cura del patrimonio comune di cultura ed arte, lavorando insieme alle istituzioni preposte. Il patrimonio religioso è realmente uno strumento di dialogo tra le istituzioni, le diverse confessioni religiose e le organizzazioni culturali di un territorio». Dopo aver ricordato l’intesa tra Cei e Ministero dei Beni Culturali, entrata in vigore nel 2005, proprio nell’anno della Convenzione di Faro, il vescovo ha portato alcuni esempi dalle due diocesi: in quella di Frosinone-Veroli-Ferentino sono stati creati gli Istituti culturali diocesani, il museo e i due archivi storici di Ferentino e Veroli e la biblioteca diocesana di Ferentino che si affianca alla Giovardiana di Veroli. E tutto questo «ha in concreto non soltanto comportato la conservazione e la gestione organizzata del patrimonio artistico culturale diocesano, ma ha dato vita a una tenace collaborazione con realtà locali; tutti gli istituti diocesani sono riconosciuti dalla Regione Lazio e grazie al suo contributo abbiamo realizzato interventi di restauro, iniziative di valorizzazione, mostre e interventi edilizi per adeguare al meglio le strutture».La Biblioteca di Ferentino ha inoltre iniziato un progetto di proposte didattiche per le scuole, ha vinto il Bandoregionale “Nati per leggere” ed è una delle poche biblioteche a livello nazionale con una sezione per bambinie ragazzi.La diocesi di Anagni-Alatri «nello spirito di Faro cura i processi di restauro e di valorizzazione dei luoghi e istituticulturali con modalità partecipative»; e qui Spreafico ha citato il percorso verso l’adeguamento liturgico dellaCattedrale di Anagni che ha coinvolto nella fase ispirativa tutti gli organi collegiali della diocesi ma anche associazioni territoriali e le comunità locali. Un altro preciso riferimento il vescovo lo ha fatto ai restauri della Madonna di cera di Sgurgola e a quello in corso della Madonna lignea di Vico nel Lazio, quest’ultima scelta dall’Ufficio nazionale beni culturali ed ecclesiastici della Cei per il progetto “Nel Tuo nome, l’arte parla di comunità”, nell’ambito delle iniziative correlate al Giubileo. Tutti i progetti culturali integrati Maab, come l’ultimo in corso sui luoghi della speranza, sono pensati «come esperienze intergenerazionali, interprofessionali e interdisciplinari, e offerti alle scuole per connettere tutte le componenti della società e far emergere la potente natura relazionale del patrimonio culturale». Dal 2023, inoltre, da quando Spreafico ne è vescovo, la diocesi ha aperto i due archivi e le biblioteche di Anagni e Alatri ed eretto il museo diocesano di Alatri.Nello specifico della vicenda della Certosa è intervenuta l’avvocato Maria Elena Catelli, presidente della ReteTrisulti Bene Comune, l’insieme delle associazioni che hanno affiancato il Ministero dei Beni Culturali nellabattaglia giudiziaria nei confronti della Dignitatis Humanae Institute, cui la Certosa era stata affidata: «La Certosa ètornata così nelle mani dello Stato e si è aperto un nuovo capitolo nel quale le comunità locali possono e devono continuare a dare il loro contributo. Si tratta di un capitolo ancora quasi tutto da scrivere, perché Trisulti prima che monumento è un luogo, un luogo che non è soltanto una storia di pietre, di sassi, di mattoni ma una storia dipersone. Un luogo che raccontandoci del passato, in cui affondano le nostre radici, la nostra cultura, le storie di molte delle nostre famiglie può ancora raccontare il nostro futuro».La Catelli ha poi fatto riferimento al Tavolo, istituito dal Ministero e Direzione Generale Musei, che «dopo unaserie di riunioni che stavano cominciando a dare i primi frutti, si è improvvisamente bloccato. Da oltre 2 anni nonviene riconvocato, e ad oggi a nulla sono valse le nostre richieste in tal senso».E’ quindi intervento il professor Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena che, partendoda una citazione del poeta Friedrich Hölderlin (“Dove il pericolo cresce, c’è anche ciò che salva”) ha ricordato che«a Trisulti è successo tutto quello che poteva succedere, ma c’è stato anche un risveglio civile con pochi precedenti in Italia. E’ stato però un campanello d’allarme: se è successo a Trisulti può succedere anche altrove. E questo ha evidenziato una debolezza dello Stato e una mancata connessione con le comunità civili del territorio». Ma a Trisulti, dove Montanari era salito prima del convegno, «con le sue terrazze e finestre dalle quali “entra” ilpatrimonio, ci sono possibilità straordinarie di recupero. E’ un corpo meraviglioso e ferito che parla del passato ma anche del futuro; una enorme promessa di futuro se viene riconnesso alla comunità. La destinazione culturale è per sua natura inclusiva, è di ciascuno, chi vive nel territorio ha un po’ la “comproprietà” di Trisulti, un luogo dove si percepisce la dimensione della cura». E allora, quale destinazione per la Certosa? Fermo restando il dettato costituzionale sulla tutela del patrimonio cui Montanari ha più volte fatto riferimento, che il recupero spetta allo Stato e che ogni decisione pratica va demandata al Tavolo di cui sopra, Montanari ha chiosato ricordando come «a Trisulti si sperimenta la vita contemplativa, è un polmone da cui si torna più umani: in fondo è Trisulti che cura noi, una casa di tutti, straordinario luogo libero e liberante».Prima delle conclusioni, il vescovo Spreafico ha ripreso la parola per sottolineare che «abbiamo un patrimonio