I giorni e gli orari per rendere omaggio alla salma di Papa Francesco

La Basilica di S. Pietro, così come reso noto ufficialmente dalla sala stampa del Vaticano, resterà aperta ai fedeli che volessero visitare la salma di Papa Francesco mercoledì 23 aprile, dalle ore 11 alle 24; giovedì 24 aprile dalle 7 alle 24; venerdì 25 aprile dalle 7 alle 19. Sono previste lunghe code già a partire dalla notte tra martedì e mercoledì. Per motivi di sicurezza, è stata creata un’area delimitata con accessi obbligati e controlli di borse e zaini. Schierati centinaia di uomini e donne tra Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del fuoco e Polizia municipale. L’Atac ha predisposto il servizio di potenziamento di tutti i mezzi pubblici diretti verso il Vaticano, compresa la metropolitana linea A in partenza dalla stazione Termini.
Le nostre comunità in preghiera per Papa Francesco

Ecco alcune delle iniziative di preghiera per Papa Francesco prese da varie comunità parrocchiali: MARTEDì 22 APRILE Parrocchia di Filettino: recita del Rosario alle 21, nella chiesa di San Giovanni Parrocchia Santa Maria del Carmine, Tecchiena: Rosario e veglia di preghiera MERCOLEDì 23 APRILE Parrocchia Maria Santissima Regina, Tecchiena Castello: recita del Rosario, alle 21 GIOVEDì 24 APRILE Parrocchia Mole Bisleti, unità pastorale Parrocchie in comunione con Maria: veglia di preghiera, alle 21. Parrocchia Santa Famiglia, Alatri: recita del Rosario, alle 21 (per comunicare altre iniziative, mandare un messaggio scritto – no vocali – ed eventuali locandine al numero whatsapp 347-3551060)
La morte del Papa: alle 21 il Rosario in Cattedrale, ad Anagni

Questa sera, lunedì 21 aprile, la diocesi di Anagni-Alatri si unirà in preghiera per la morte di Papa Francesco con la recita del Rosario, alle 21, nella Cattedrale di Anagni. Guiderà il Rosario monsignor Alberto Ponzi, vicario generale della diocesi.
Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre

Alle ore 9:47 di questa mattina, Sua Eminenza, il Cardinale Kevin Joseph Farrell, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, ha annunciato con dolore la morte di Papa Francesco, con queste parole: “Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino”. La diocesi di Anagni-Alatri tutta si raccoglie in preghiera e si unisce alla Chiesa universale.
Rosario per Papa Francesco

La Chiesa di Anagni-Alatri tutta continua a pregare per la salute di Papa Francesco e lo farà anche recitando un Rosario, guidato dal vescovo Ambrogio, lunedì 3 marzo, alle ore 21, nella chiesa di Santa Teresa a Fiuggi.
Preghiera per Papa Francesco

Il vescovo Ambrogio Spreafico guiderà la preghiera per la salute di Papa Francesco, prevista – su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio – per mercoledì 26 febbraio, alle ore 20, nella chiesa di San Benedetto a Frosinone alta (piazzale della Prefettura e delle Poste centrali)
I vescovi italiani: tutte le comunità vicine a Papa Francesco con la preghiera

Dai Vescovi italiani l’invito a tutte le comunità a pregare per Papa Francesco
Giornata mondiale della Pace, il messaggio di Papa Francesco

Questo il testo del Messaggio di Papa Francesco per la 58ª Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio 2025 sul tema “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”. I. In ascolto del grido dell’umanità minacciata 1. All’alba di questo nuovo anno donatoci dal Padre celeste, tempo Giubilare dedicato alla speranza, rivolgo il mio più sincero augurio di pace ad ogni donna e uomo, in particolare a chi si sente prostrato dalla propria condizione esistenziale, condannato dai propri errori, schiacciato dal giudizio altrui e non riesce a scorgere più alcuna prospettiva per la propria vita. A tutti voi speranza e pace, perché questo è un Anno di Grazia, che proviene dal Cuore del Redentore! 2. Nel 2025 la Chiesa Cattolica celebra il Giubileo, evento che riempie i cuori di speranza. Il “giubileo” risale a un’antica tradizione giudaica, quando il suono di un corno di ariete (in ebraico yobel) ogni quarantanove anni ne annunciava uno di clemenza e liberazione per tutto il popolo (cfr Lv 25,10). Questo solenne appello doveva idealmente riecheggiare per tutto il mondo (cfr Lv 25,9), per ristabilire la giustizia di Dio in diversi ambiti della vita: nell’uso della terra, nel possesso dei beni, nella relazione con il prossimo, soprattutto nei confronti dei più poveri e di chi era caduto in disgrazia. Il suono del corno ricordava a tutto il popolo, a chi era ricco e a chi si era impoverito, che nessuna persona viene al mondo per essere oppressa: siamo fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre, nati per essere liberi secondo la volontà del Signore (cfr Lv 25,17.25.43.46.55). 3. Anche oggi, il Giubileo è un evento che ci spinge a ricercare la giustizia liberante di Dio su tutta la terra. Al posto del corno, all’inizio di quest’Anno di Grazia, noi vorremmo metterci in ascolto del «grido disperato di aiuto» [che, come la voce del sangue di Abele il giusto, si leva da più parti della terra (cfr Gen 4,10) e che Dio non smette mai di ascoltare. A nostra volta ci sentiamo chiamati a farci voce di tante situazioni di sfruttamento della terra e di oppressione del prossimo[. Tali ingiustizie assumono a volte l’aspetto di quelle che S. Giovanni Paolo II definì «strutture di peccato»], poiché non sono dovute soltanto all’iniquità di alcuni, ma si sono per così dire consolidate e si reggono su una complicità estesa. 4. Ciascuno di noi deve sentirsi in qualche modo responsabile della devastazione a cui è sottoposta la nostra casa comune, a partire da quelle azioni che, anche solo indirettamente, alimentano i conflitti che stanno flagellando l’umanità. Si fomentano e si intrecciano, così, sfide sistemiche, distinte ma interconnesse, che affliggono il nostro pianeta. Mi riferisco, in particolare, alle disparità di ogni sorta, al trattamento disumano riservato alle persone migranti, al degrado ambientale, alla confusione colpevolmente generata dalla disinformazione, al rigetto di ogni tipo di dialogo, ai cospicui finanziamenti dell’industria militare. Sono tutti fattori di una concreta minaccia per l’esistenza dell’intera umanità. All’inizio di quest’anno, pertanto, vogliamo metterci in ascolto di questo grido dell’umanità per sentirci chiamati, tutti, insieme e personalmente, a rompere le catene dell’ingiustizia per proclamare la giustizia di Dio. Non potrà bastare qualche episodico atto di filantropia. Occorrono, invece, cambiamenti culturali e strutturali, perché avvenga anche un cambiamento duraturo. II. Un cambiamento culturale: siamo tutti debitori 5. L’evento giubilare ci invita a intraprendere diversi cambiamenti, per affrontare l’attuale condizione di ingiustizia e diseguaglianza, ricordandoci che i beni della terra sono destinati non solo ad alcuni privilegiati, ma a tutti. Può essere utile ricordare quanto scriveva S. Basilio di Cesarea: «Ma quali cose, dimmi, sono tue? Da dove le hai prese per inserirle nella tua vita? […] Non sei uscito totalmente nudo dal ventre di tua madre? Non ritornerai, di nuovo, nudo nella terra? Da dove ti proviene quello che hai adesso? Se tu dicessi che ti deriva dal caso, negheresti Dio, non riconoscendo il Creatore e non saresti riconoscente al Donatore». Quando la gratitudine viene meno, l’uomo non riconosce più i doni di Dio. Nella sua misericordia infinita, però, il Signore non abbandona gli uomini che peccano contro di Lui: conferma piuttosto il dono della vita con il perdono della salvezza, offerto a tutti mediante Gesù Cristo. Perciò, insegnandoci il “Padre nostro”, Gesù ci invita a chiedere: «Rimetti a noi i nostri debiti» (Mt 6,12). 6. Quando una persona ignora il proprio legame con il Padre, incomincia a covare il pensiero che le relazioni con gli altri possano essere governate da una logica di sfruttamento, dove il più forte pretende di avere il diritto di prevaricare sul più debole. Come le élites ai tempi di Gesù, che approfittavano delle sofferenze dei più poveri, così oggi nel villaggio globale interconnesso], il sistema internazionale, se non è alimentato da logiche di solidarietà e di interdipendenza, genera ingiustizie, esacerbate dalla corruzione, che intrappolano i Paesi poveri. La logica dello sfruttamento del debitore descrive sinteticamente anche l’attuale “crisi del debito”, che affligge diversi Paesi, soprattutto del Sud del mondo. 7. Non mi stanco di ripetere che il debito estero è diventato uno strumento di controllo, attraverso il quale alcuni governi e istituzioni finanziarie private dei Paesi più ricchi non si fanno scrupolo di sfruttare in modo indiscriminato le risorse umane e naturali dei Paesi più poveri, pur di soddisfare le esigenze dei propri mercati. A ciò si aggiunga che diverse popolazioni, già gravate dal debito internazionale, si trovano costrette a portare anche il peso del debito ecologico dei Paesi più sviluppati. Il debito ecologico e il debito estero sono due facce di una stessa medaglia, di questa logica di sfruttamento, che culmina nella crisi del debito. Prendendo spunto da quest’anno giubilare, invito la comunità internazionale a intraprendere azioni di condono del debito estero, riconoscendo l’esistenza di un debito ecologico tra il Nord e il Sud del mondo. È un appello alla solidarietà, ma soprattutto alla giustizia. 8. Il cambiamento culturale e strutturale per superare questa crisi avverrà quando ci riconosceremo finalmente tutti figli del Padre e, davanti a Lui, ci confesseremo tutti debitori, ma anche tutti necessari l’uno all’altro, secondo una logica di responsabilità
Il presepe vivente di Trivigliano dal Papa!

Sabato 14 dicembre i volontari del Presepe vivente di Trivigliano hanno vissuto un giorno bello ed emozionante: prima hanno portato la loro rappresentazione per le strade di Roma, raccogliendo consensi unanimi di romani e turisti italiani e stranieri, e nel pomeriggio hanno incontrato Papa Francesco, che li ha salutati con gioia, complimentandosi con loro e con gli altri componenti dei presepi viventi arrivati da diverse parti d’Italia. E’ stata una giornata stupenda, iniziata alle 8 del mattino, quando il parroco di Trivigliano, don Rosario Vitagliano, impossibilitato a partecipare alla trasferta romana per altri impegni pastorali, ha salutato e benedetto i volontari alla partenza dalla piazza del paese, alla volta di Roma con un autobus per i figuranti e due camioncini al seguito per portare attrezzature varie (a rappresentare soprattutto la ricostruzione delle scene di vita contadina ciociara) e anche alcuni animali. Davvero un bel regalo per piccoli e grandi partecipanti a questa magnifica realtà di volontari, che portano avanti il presepe vivente di Trivigliano da ben 25 anni. «Che questa esperienza – ha poi commentato lo stesso don Rosario sui social – aiuti tutta la comunità parrocchiale a fare sempre più spazio al Signore Gesù che viene a Natale per la nostra salvezza». Intanto il presepe vivente di Trivigliano si prepara per le prossime due rappresentazioni tra i vicoli e le piazzette del caratteristico borgo, il 26 dicembre e il 1° gennaio (dalle 17 alle 20, con ingresso gratuito).
Anagni, incontro delle giovani famiglie: il matrimonio è un viaggio che dura tutta la vita

«L’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia » (Amoris laetitia, 1). Il Santo Padre Papa Francesco esorta la Chiesa affinché sappia annunciare, soprattutto ai giovani, la bellezza e l’abbondanza di grazia che sono racchiuse nel sacramento del matrimonio e nella vita familiare. L’invito è di formare e accompagnare i giovani affinché possano non solo comprendere, ma anche sperimentare la presenza del Signore nella coppia e così, giungano a «maturare la certezza che nel loro legame c’è la mano di Dio». Ci sta a cuore che si ripensi seriamente la preparazione al matrimonio come un accompagnamento continuo prima e dopo il rito sacramentale in una vicinanza competente e concreta, fatta di legami tra famiglie che si sostengono vicendevolmente. Papa Francesco: “Invito tutti coloro che lavorano nella pastorale famigliare a non scoraggiarsi di fronte a un compito che può sembrare difficile, impegnativo o addirittura al di sopra delle proprie possibilità. Coraggio! Cominciamo a fare i primi passi! Diamo inizio a processi di rinnovamento pastorale! Mettiamo la mente e il cuore a servizio delle future famiglie, e vi assicuro che il Signore ci sosterrà, ci darà sapienza e forza, farà crescere in tutti noi l’entusiasmo e soprattutto ci farà sperimentare la « dolce e confortante gioia di evangelizzare » (Evangelii gaudium, 9).Sono oltre dieci anni che nella parrocchia di San Giovanni De Duce di Anagni, insieme al parroco padre Florent, e ad un’altra coppia, Fausto e Assunta, seguiamo i percorsi di preparazione al matrimonio, occasioni di relazioni e amicizie autentiche, che tali si confermano nel tempo. Abbiamo sperimentato che mantenere i contatti e proseguire gli incontri dopo il matrimonio è molto importante. Le giovani coppie sperimentano l’accoglienza, si sentono accolte in piccoli percorsi di dialogo, di confronto e di condivisione e non mancano mai i momenti di ascolto delle difficoltà e delle piccole fragilità quotidiane, come non mancano i piccoli momenti formativi. Venerdì 7 dicembre ci siamo incontrati in preparazione all’Avvento presso la sala parrocchiale, piccoli e grandi, coppie diventate famiglie, volti sorridenti e gioiosi, tra pianti di bimbi e tante risate, condividendo al termine dell’incontro anche una piccola cena.Abbiamo provato a vedere questo tempo di Avvento nella nostra quotidianità familiare, ed è apparso subito chiaro che tanto del tempo è volto alla ricerca dei regali, all’albero di Natale, al presepe, agli addobbi, alla preparazione della cena della Vigilia e al pranzo del giorno dopo in uno scorrere veloce e frenetico.Dedichiamo tanto spazio per tutte queste cose ma il Natale è solo questo?Alcuni ci hanno detto che “dovrebbe essere ogni giorno Natale”, altri di vederlo come una opportunità di scegliere di vivere il tempo più lentamente, rallentato, evadendo dal tran tran di tutti i giorni, per vivere davvero un “Dio che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”. Ciò che consente di uscire dal circolo vizioso del tempo ripetitivo è proprio guardare la propria vita in vista di una meta, di un compimento: il tempo allora diventa Storia, la nostra storia.Dio, fatto uomo, ha avuto bisogno di una famiglia terrena come le nostre per venire al mondo, di una famiglia “normale” che faceva le cose ordinarie di ogni giorno, come le nostre.Il fatto che Cristo sia vissuto in una famiglia, vuole ricordarci che la famiglia è luogo di santità e alla quale anche noi siamo chiamati.Il messaggio lasciato è stato chiaro: rallentiamo il passo, non facciamoci prendere da tutto questo contorno consumistico, che per alcuni aspetti è anche un bel momento di festa ma soprattutto cogliamo l’occasione di incontrare Gesù Bambino. Noi viviamo l’attesa come un tempo perso. Eppure è l’attesa che, facendoci compagnia, ci ridona quel gusto autentico della vita. Proviamo a vivere l’Avvento come un tempo di attesa, ma non come un’attesa vuota, piuttosto come un tempo di speranza. Predisponiamo il nostro cuore affinché Dio possa abitare la nostra vita e ridonarci speranza. Così quando arriveremo a Natale potremmo realmente gioire della nascita del nostro Salvatore.Ci siamo lasciati con l’impegno di rivederci al più presto per proseguire il cammino in un percorso per famiglie, anche con coloro che non erano presenti o chi interessato volesse aggiungersi. Massimo e Concetta Per info: A partire dal 17 gennaio alle ore 21 in parrocchia ripartiranno i percorsi di preparazione al matrimonio, gli interessati possono rivolgersi direttamente al parroco Padre Florent.