Celebrazione di San Biagio a Fiuggi, l’omelia del vescovo Spreafico

San Biagio (Fiuggi, 3 febbraio 2025) Sorelle e fratelli, le feste dei santi ci offrono sempre la possibilità di rinnovare la nostra fede e la nostra vita e anche di capire il tempo in cui siamo, sebbene la loro vita sia a volte molto lontana da noi. Come sapete infatti, San Biagio era nato e vissuto a Sebaste in Armenia, terra che ha mantenuto nei secoli la fede cristiana, nonostante il suo territorio sia stato più volte devastato fino al genocidio degli anni 1915-1916, quando furono sterminati più di un milione di armeni dall’Impero Ottomano. Una storia di violenza e di dolore, di cui lo stesso San Biagio fu parte, subendo il martirio nel 313. Questa storia ci ricorda il dolore di un popolo e la violenza del mondo, che si ripete in ogni epoca. Anche oggi, sorelle e fratelli, siamo davanti a un mondo violento, un mondo in guerra, dove la prepotenza e il potere arrogante umiliano e distruggono, fanno crescere l’odio e le inimicizie. Come discepoli di Gesù, mite e umile di cuore, che ci invita a imitarlo, non dobbiamo mai schierarci con la violenza, che oggi si annida nei cuori, si esprime nelle parole e corre sui social, dove persino si gioca e si gode della violenza. Quanto è triste e scioccante vedere esaltata e imitata la violenza, ripresa e postata, come se distruggere o vincere un altro, magari solo nel gioco on line, possa rendere felice qualcuno. Cari amici, stiamo diventando troppo allineati con questo mondo in guerra, come se fosse normale.Allora ci chiediamo: è possibile essere felici in un altro modo? O per esserlo si deve sottomettere un altro con la prepotenza e la forza o si deve essere padroni di un pezzo di mondo? Qual è la forza dei cristiani? Abbiamo ascoltato nella Lettera di Paolo Apostolo ai Romani: “In tutte queste cose (Paolo sta parlando delle tribolazioni e sofferenze della vita, angoscia, persecuzione, fame, pericolo, morte…) noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati…. (insomma nessun potere mondano e celeste) potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo, nostro Signore”. Ecco la nostra forza, che fa vivere e rende felici: l’amore di Dio in Gesù, la cui Parola è luce e guida delle nostre giornate, di quanto pensiamo e diciamo, delle scelte e delle attese e speranze di ognuno. Per questo siamo qui. Per questo veneriamo i santi. Non solo per ripetere tradizioni anche belle e significative, bensì per farle vivere oggi nella nostra vita, nelle nostre comunità e nei luoghi in cui viviamo.Certo, la via proposta da Gesù sembra difficile, impossibile. “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà”. Vediamo. Primo: andare dietro a Gesù. Già questo è un problema, perché di solito si va dietro a se stessi, si segue se stessi, si vuole salvare se stessi. Soprattutto nei tempi difficili si pensa: ma che m’importa di quello e di quell’altro, l’importante che sto bene io. Devo pensare a me stesso, e poi, se posso, penserò anche a qualcun altro! Credo che lo pensano in molti. Allora che vuol dire Gesù? Una cosa molto semplice: se tu pensi a salvare solo te stesso, non riuscirai mai. Infatti la storia è piena di gente triste e sconfitta perché ha fatto e fa solo il proprio interesse. Al contrario, se tu ti occupi di salvare, cioè di aiutare a vivere un altro, salvi anche te stesso, perché noi siamo fatti per crescere insieme fratelli e sorelle, non nemici che si eliminano o si ignorano. Allora stai attento quando ti dicono: pensa a te stesso e non ti preoccupare degli altri! E’ un tranello. Che vuol dire allora – seconda cosa – salvarsi perdendo la propria vita par causa di Gesù? Se tu lo ascolti, lo segui, impari a capire che l’amore vero è anche perdere, cioè lasciare qualcosa di sé, accettare di prendere un po’ le distanze da sé. Infatti, se vuoi bene a una persona, la devi lasciare entrare nella tua vita, facendole spazio, dandole un posto nel tuo cuore, nel tuo tempo, nella tua vita, altrimenti sei solo ingombrante e sarai padrone e non amico. Fai spazio al Signore in te e all’altro e ti salverai da quell’egoismo che rende tristi, insoddisfatti, prepotenti, sempre a chiedere, mai a dare con gratuità.Ecco i santi, cari amici. Avevano capito che l’amore di Dio li rendeva liberi, felici, e che ognuno poteva accogliere questo amore e imitarlo amando gli altri, prendendosi cura di qualcuno, facendo spazio nella propria vita alla parola di Dio e agli altri, a cominciare dai poveri, dai sofferenti, da chi ha più bisogno di amore. Pensiamo ai tanti anziani negli istituti anche qui a Fiuggi. Avete mai pensato che li si può andare a trovare, ad esempio? San Biagio è patrono della gola. Vorrei chiedergli nella preghiera che guarisca la nostra gola, da cui passa il suono delle parole, da un linguaggio volgare, violento, offensivo, duro, urlato, irrispettoso, nemico. Aiutaci san Biagio a purificare il nostro vocabolario, a vivere imparando a dare amore, a diffondere bontà, gentilezza, benevolenza, affabilità, con le nostre parole e i nostri gesti. ———– Simone Lisi, Priore della venerabile confraternita del Santissimo Sacramento ed Immacolata Concezione della chiesa di San Biagio, ha poi inviato una lettera al Vescovo, in cui si dice tra l’altro che «la Sua guida è per noi una costante fonte di ispirazione e di conforto. Grazie per la Sua vicinanza e il Suo impegno a favore della nostra comunità».