I poveri ci evangelizzano, ci permettono, cioè, di incontrare il Signore, perché ci fanno uscire da noi stessi; in qualche modo, ci costringono a chinarci su di loro, sui loro bisogni, e a stabilire con essi una relazione, come fece Gesù: in queste righe dalle prime pagine c’è gran parte della sintesi del nuovo libro del vescovo Ambrogio Spreafico, dal titolo “Cerchiamo Cristo nei poveri”, appena uscito per i tipi della Velar Editrice.
In poco meno di 50, dense pagine, monsignor Spreafico restituisce e fa comprendere il senso, la dignità, il valore dell’incontro con quei poveri che abbiamo sempre accanto, anche se spesso ci voltiamo dall’altra parte. E ogni pagina è una scoperta, anche con rimandi alle Scritture che il vescovo di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino, da fine biblista qual è, offre al lettore, come ulteriore passepartout per entrare nel mondo dei poveri.
“Chi mantiene un legame con i poveri, anche nei momenti confusi – scrive tra l’altro Spreafico in uno dei passaggi più intensi del libro – non perde la strada dell’umanità e non perde la strada di Dio.
I poveri sono bussole sicure della cultura dell’umano e una porta verso la fede nel Dio di Gesù Cristo, che con loro si è identificato”.
E, sempre a proposito di passaggi forti del libro, di parole che lasciano il segno in chi legge, colpisce il paragrafo dal titolo “Chi è il mio prossimo: l’universalità dell’amore cristiano”, laddove Spreafico cesella un’affermazione di assoluta efficacia: l’attenzione del cuore. Scrivendo così: “Oggi spesso manca il cuore, l’attenzione del cuore. La fretta, gli impegni, l’abitudine ci costringono ad una vita in cui non c’è spazio per l’attenzione del cuore. Si fugge il dolore, si scansa ed emargina chi è debole, perché fermarsi è un impegno di amore, si marginalizzano gli anziani togliendoli dai loro contesti”. Eppure Gesù ci indica con nettezza chi è il nostro prossimo, in quel buon samaritano che ha avuto compassione. Quella compassione, scrive ancora il vescovo, che “fa fermare, cambiare strada, avvicinare, scoprire, prendersi cura”.
Il libro offre anche quelle che potremmo definire indicazioni pastorali, ad esempio con l’invito a proporre ai ragazzi e ai giovani – cosa che peraltro Spreafico ha indicato ai parroci di fare almeno una volta al mese nel catechismo – dei percorsi concreti di incontro con i poveri, per farli diventare amici e parte delle nostre comunità.
di Igor Traboni