Preghiera ecumenica: la riflessione del vescovo Ambrogio

25 Gennaio 2025

Preghiera ecumenica: la riflessione del vescovo Ambrogio

(Preghiera ecumenica, Tecchiena 24 gennaio 2025)

Sorelle fratelli,

è sempre motivo di gioia trovarci insieme in questa settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Quanto bisogno di unità c’è non solo tra i discepoli di Gesù, ma nel mondo, segnato da troppe
divisioni, conflitti, da una montagna di odio che rende difficile vivere insieme. Siamo chiamati a
riscoprire la forza della fede, che ci vede insieme nella professione del Credo niceno-
costantinopolitano, riconosciuto da tutti i cristiani come norma del nostro credere, proprio
nell’anniversario del Concilio di Nicea.
Che cosa significa che la fede ha una sua forza di vita? Nel mondo la forza è ben altro. E’ la forza
dei potenti, di coloro che esibiscono il loro io per sottomettere gli altri, per dominare. E’ la forza del
denaro che corrompe, che umilia i poveri, che distrugge il creato sfruttando le sue risorse in modo
rapace, provocando ingiustizie e disuguaglianze, illudendo che solo con la ricchezza si vive felici.
Per questo il mondo ha bisogno dei cristiani e della loro fede. La fede è una forza di vita, di
speranza e di amore. È la prima delle virtù teologali, proprio perché chi pone la sua fiducia in Dio
riceve una forza che da solo non avrebbe mai.
Lo scrive la Prima Lettera di Pietro: “Dio vi custodisce nella fede con la sua potenza, fino a
quando vi darà la salvezza, che sta per manifestarsi negli ultimi tempi. In questa attesa siate ricolmi
di gioia, anche se ora, per un po’ di tempo, dovete sopportare difficoltà di ogni genere”. La forza
della fede è gioia anche nelle difficoltà, nelle paure e nelle fatiche di questo tempo. Come vivere
questa gioia, che non viene dalla solitudine dell’io, ma dalla condivisione con le nostre comunità
della preghiera, dell’amicizia, della solidarietà? Si cerca ancora troppo la felicità nella solitudine
dell’io e dei simili al nostro io. Così si creano tante divisioni, invece di vivere quella fede che
dovrebbe essere il fondamento della vita di ognuno e del nostro essere popolo, comunità, nella
differenza delle nostre espressioni di fede.
Vorrei indicare due aspetti che possono aiutarci a condividere la gioia con il nostro popolo di
discepoli di Gesù. Il primo lo indica il libro del Deuteronomio: “Ascolta, Israele”. “Ascolta” è il
fondamento della nostra vita. Noi ascoltiamo il Signore che ci parla oppure la sua parola non entra
nel nostro cuore e non diventa il nostro pensiero, le nostre parole e le nostre scelte? Quando nelle
nostre giornate incontriamo gli altri, quando espletiamo il nostro quotidiano lavoro, la Parola di Dio
che ascoltiamo ci accompagna nelle scelte o tutto rimane prigioniero delle abitudini e non cambia la
nostra umanità e ciò che diciamo e facciamo?
Poi, secondo aspetto. Tommaso, quando Gesù appare ai discepoli riuniti, non era presente.
Chissà! Avrà avuto da fare, avrà avuto i suoi impegni, forse avrà avuto un imprevisto. Capita anche
a noi. Insomma, c’è sempre un motivo per giustificarci e non essere presenti nelle nostre comunità.
Qual è il problema? Si dice. E si aggiunge: ci sono altri che non ci sono quasi mai! Gesù, sorelle e
fratelli, appare alla comunità riunita. Se lo vuoi riconoscere, accogliere, ascoltare, devi esserci
sempre anche tu, altrimenti la tua fede si indebolisce, perché la fede vive e cresce in un popolo, non
è mai solo una questione individuale, una faccenda tra me e Dio. Infatti, Tommaso per riconoscere
Gesù risorto deve tornare in mezzo a quei discepoli. In fondo, era mancato solo una volta, ma quella
volta fu decisiva. Ecco il senso del nostro essere insieme per la celebrazione dell’Eucaristia, il culto,
la preghiera, l’incontro.
Riscopriamo, sorelle e fratelli, la forza delle fede nella condivisione della nostra vita con le nostre
comunità, per poter essere donne e uomini felici e aiutate gli altri a incontrare il Signore Gesù,
nostro maestro e pastore, così da rispondere alla forza violenta del male con la mitezza e l’amore,
per costruire un mondo fraterno e pacifico. E continuiamo a pregare per la pace ovunque i conflitti
seminano distruzione dolore, morte.

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