Sul Viglio e sulle orme di Frassati la “Festa della Croce”

Come ogni anno la prima settimana di luglio ricorre la Festa della Croce, posta sul Monte Viglio. Questa bellissima escursione è parte del sentiero Pier Giorgio Frassati del Lazio, sulle orme di questo ragazzo che amava portare i suoi amici in montagna per spingere il loro sguardo «verso l’Alto» e che sarà dichiarato santo il prossimo anno. Il giovane beato torinese, amante di Dio e degli uomini, sarà canonizzato durante il Giubileo del 2025. I Sentieri Frassati sono nati negli anni ’70, uno per ogni regione d’Italia, con un’iniziativa popolare sostenuta dall’Azione Cattolica, dal Club Alpino Italiano e dai Vescovi italiani. Nel Lazio il Sentiero è un’esperienza di cammino pensata per tre giorni, dal Santuario della Santissima Trinità di Vallepietra alla Certosa di Trisulti, che nel suo tratto centrale percorre la bellissima cresta dei Monti Cantari passando sulla vetta del Viglio. Proprio su questo tratto del Sentiero Frassati, domenica 7 luglio ci siamo incamminati per percorrere i circa 550 metri di dislivello che separano il passo di Serra sant’Antonio dalla croce di vetta, posta nel 1973 su iniziativa dei giovani dell’Azione Cattolica di Anagni. Il Vice presidente Giovani Lorenzo Trinti e un gruppetto di associati si sono messi in cammino verso la vetta. E’ lo stesso vice presidente giovani che così racconta: «La giornata è partita bene, ma sappiamo che la montagna è imprevedibile, difatti lungo il cammino il tempo è peggiorato bruscamente, siamo incappati in un forte vento e tanta pioggia, ma nonostante le avverse condizioni meteo con tanto animo e buona volontà abbiamo proseguito la salita. Ci siamo sostenuti, incoraggiati e aiutati l’un l’altro a dimostrazione che nella vita c’è sempre qualcuno su cui poter contare e pronto a sostenerti, ed anche se non tutti sono saliti in vetta, è stato, davvero, significativo il camminare insieme nella difficoltà del momento. Insieme a noi, come ogni anno, erano presenti anche tanti soci del C.A.I. In vetta era prevista la celebrazione della Messa che, a causa del maltempo, è stata poi celebrata alla fine della discesa a valle». A cura della presidenza dell’Azione Cattolica diocesana 

“Questa è casa tua”: famiglie in festa con l’Azione Cattolica

Nel mese di giugno di ogni anno l’Azione Cattolica diocesana si incontra unitariamente per fare festa e quello che conta non è tanto il luogo, il programma della giornata, ma l’incontro, ritrovarsi tutti insieme, adulti/issimi, giovani/issimi, ragazzi e famiglie, parte di una realtà che esiste proprio grazie all’esistenza di ognuno. Sabato 8 giugno ci siamo ritrovati presso il bellissimo Parco naturale dei Monti Lepini, sito nel Comune di Sgurgola, un oasi di verde e di pace, gestito e curato eccezionalmente dal dottor Francesco Antonelli e dalla sua famiglia. Una vera scoperta per tanti di noi che non avevamo idea di quanta bellezza racchiudesse quel luogo che si intonava a meraviglia con il tema guida della giornata: “Questa è casa tua”. Ci siamo ritrovati in tanti, provenienti da diverse realtà parrocchiali della nostra diocesi. Non mancava il nostro assistente unitario don Rosario Vitagliano insieme a don Agostino Santucci e Padre Albert Leal Celis della parrocchia di Sgurgola. La giornata è iniziata con una colazione di benvenuto, proseguita con bans, canti e giochi preparati dai giovani. Dopo il saluto della presidente diocesana Concetta Coppotrelli i gruppi sono stati guidati nella visita del parco dal dott. Antonelli che ci ha illustrato tutta la flora che incontravamo lungo il percorso riscuotendo interesse ed entusiasmo di tutti i partecipanti. Terminata la visita, divisi per settori, gli adulti e i giovani, si sono confrontati su alcune tematiche riprese dal documento preparatorio alla Settimana Sociale dei Cattolici in Italia che si terrà a Trieste dal 3 al 7 luglio, dando luogo a dei “Laboratori di partecipazione” come piccole piazze della democrazia. I giovani, con l’aiuto dell’avvocato Daniele Bruno, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù e di sua moglie Valentina, una coppia di sposi impegnati e di don Rosario, si sono confrontati sul tema: “La comunità come luogo della libertà e della legalità” dove è emersa la consapevolezza che ognuno di noi può contribuire nel suo piccolo ad un cambiamento e la necessità sì di ascoltare l’altro, ma anche l’esigenza di essere ascoltati. “Comunità come il luogo della libertà, in cui tutti sono rispettati, tutti sono custoditi, tutti sono protagonisti, tutti sono impegnati in favore degli altri” e la “giustizia come una virtù che agisce tanto nel grande, quanto nel piccolo e che: non riguarda solo le aule dei tribunali, ma anche l’etica che contraddistingue la nostra vita quotidiana.” Gli Adulti, suddivisi in tre gruppi, insieme ai coordinatori Luca Ciocci, Antonio Salvi e Massimo Cerasaro, si sono confrontati sui seguenti temi:  L’ACR, insieme agli educatori ha predisposto un laboratorio pratico relativo ad un corretto uso delle risorse della terra e su come non sprecarle inutilmente. Terminati i momenti di confronto, i relatori di ogni settore hanno restituito a tutti i presenti le condivisioni emerse, per brevità ne riportiamo alcuni spunti salienti. Il primo tema sul desiderio di una ripartenza ha preso spunto dalle parole di Papa Francesco: “Non possiamo risanare la nostra relazione con la natura e l’ambiente senza risanare tutte le nostre relazioni umane” (Laudato Si 119). Se non ci si prende cura dell’uomo è impossibile curare l’ambiente. Occorre dunque porre attenzione alla cura soprattutto degli anziani spesso soli o parcheggiati nelle Rsa che vivono gli ultimi anni della loro vita in una condizione di solitudine, senza nulla togliere al lavoro che tanti operatori sanitari fanno con amore in queste strutture. ll secondo tema, che in questi giorni ha avuto una triste conferma, ovvero il tema della cittadinanza attiva: poco meno di un italiano su due non ha esercitato il proprio diritto di voto, si rileva un cittadino con diritti e doveri quasi teorici sempre più rintanato nel proprio individualismo perché non viene ascoltato, oggi più di ieri si avverte la mancanza di partecipazione alla vita sociale, pubblica e comunitaria che ci fa tutti più poveri. Qualcuno ha ricordato che Paolo VI ebbe a dire che la politica è una delle più alte forme di carità. Il terzo punto Educazione, cultura e formazione ha messo a fuoco la centralità della famiglia nel ruolo educativo dei più piccoli e del benessere della società: “Nella famiglia vengono inculcati fin dai primi anni di vita i valori morali, si trasmette il patrimonio spirituale della comunità religiosa e quello culturale della Nazione. In essa si fa l’apprendistato delle responsabilità sociali e della solidarietà.” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 213). Il mondo oggi non ha bisogno di maestri ma di testimoni, e i maestri sono riconosciuti come tali solo in quanto testimoni credibili. Lo svuotamento della cultura contemporanea dei valori cristiani ci chiede di tornare all’essenzialità del Vangelo. Un modello educativo diventa cultura quando è condiviso ed appartiene a tutta una comunità di persone. A seguire, la celebrazione della Messa (nella foto) immersi nella natura del bosco, officiata dall’assistente unitario don Rosario che ci ha fatto riflettere sul cambiamento del cuore, docile allo Spirito. Durante la celebrazione, è stato condiviso anche “un minuto per la pace” promosso dal FORUM INTERNAZIONALE AZIONE CATTOLICA (FIAC) dal 2014. Il pranzo è stato momento di ulteriori relazioni e di confronto ma soprattutto di festa e di gioia. Abbiamo concluso la giornata divertendoci con attività e giochi che hanno coinvolto tutti i presenti e, per finire, abbiamo donato e piantato insieme ai proprietari del parco un albero di ulivo, messo in dimora con la collaborazione dei giovanissimi e donato ai partecipanti un vasetto con semi di girasole. Al termine, saluti e abbracci per tutti in attesa delle prossime attività estive. «Insieme è la parola chiave per costruire il futuro: è il noi che supera l’io per comprenderlo senza abbatterlo, è il patto tra le generazioni che viene ricostruito, è il bene comune che torna a essere realtà e non proclama, azione e non solo pensiero» (Instrumentum Laboris, n. 29). Il bene comune diventa bene comune globale perché abbraccia anche la cura della casa comune. Occorre un discernimento attento per cercare assieme come realizzarlo, in uno stile sinodale che valorizzi a un tempo competenza e partecipazione, che sappia essere attento alle nuove generazioni.

Intelligenza artificiale: il convegno di Azione Cattolica

 “Intelligenza artificiale e pace”, questo il titolo del messaggio di papa Francesco al mondo intero, per la 57° giornata mondiale per la pace, celebrata lo scorso 1° gennaio. Messaggio che ha ispirato il settore adulti dell’Azione Cattolica diocesana a dare vita al convegno dal titolo ‘Intelligenza artificiale: prospettive e sfide etiche’, tenutosi presso il Centro pastorale di Fiuggi. Numerosi i partecipanti intervenuti per ascoltare don Alessandro Picchiarelli, relatore esperto del settore; sacerdote della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, ha studiato Ingegneria informatica e delle telecomunicazioni presso l’Università degli Studi di Perugia, ha conseguito la laurea in Teologia presso l’Istituto Teologico di Assisi e alla Gregoriana di Roma e attualmente svolge la sua attività di docente presso la scuola interdiocesana di Teologia di Foligno. E’ anche docente del corso sull’Etica della tecnologia presso l’Istituto Teologico e di Scienze Religiose di Assisi, collabora con l’Istituto Affari Internazionali di Roma ed è l’autore del libro “Tra profilazione e discernimento, la teologia morale al tempo dell’algoritmo”: volume che accoglie l’invito di papa Francesco, rivolto ai teologi e agli ingegneri informatici, di «impegnarsi in uno sviluppo etico degli algoritmi, di farsi promotori di un nuovo campo dell’etica per il nostro tempo, l’ ‘algor-etica’». Al centro del convegno, la riflessione su come il nostro essere immersi in un mondo sempre più tecnologicizzato, porti a non chiederci più come funziona una certa tecnologia ma a darla per scontata, impedendoci di renderci conto dell’impatto vero che essa ha nella nostra vita. «Gli artefatti tecnologici – ha spiegato don Alessandro – prendono sempre più decisioni per l’uomo, sull’uomo e con l’uomo. Gli algoritmi, oggi, decidono cosa deve essere visto e cosa può essere ignorato, cosa può essere conosciuto e cosa è bene non divulgare, cosa può interessare a qualcuno o cosa non tocca la curiosità di un utente, assumendo dunque un ruolo sociale importante nella creazione di valori, di cultura e di conoscenza, quasi sostituendosi all’uomo. Una Intelligenza artificiale che non è così intelligente, che ‘vive’ totalmente delle informazioni che l’uomo volontariamente e non, concede agli artefatti tecnologici cui si affida per soddisfare i propri bisogni. Bisogni che, senza una ‘governance etica’ vengono stimolati e pilotati, con l’effetto di annientare la volontà umana».  Un convegno che ha trovato grande curiosità nei partecipanti che, con attenzione, si sono coinvolti anche con numerose domande. A don Alessandro Picchianelli, il ringraziamento dell’Azione Cattolica diocesana e di tutti coloro che hanno colto l’importanza di pensare lo sviluppo tecnologico come fonte di possibilità di comunicazione e informazione, soprattutto quando organizzati e orientati alla luce di un’immagine di persona e del bene comune che ne rispecchi le valenze universali. Giusy Secondino Presidenza Diocesana Azione Cattolica

Azione Cattolica “A braccia aperte”: il racconto di un’esperienza

L’evento nazionale “A Braccia Aperte” dell’Azione Cattolica, che si è svolto il 25 aprile in piazza San Pietro a Roma, ha rappresentato un momento di profonda spiritualità e condivisione per migliaia di persone provenienti da ogni angolo d’Italia. L’evento nazionale “A Braccia Aperte” dell’Azione Cattolica, che si è svolto il 25 aprile in piazza San Pietro a Roma, ha rappresentato un momento di profonda spiritualità e condivisione per migliaia di persone provenienti da ogni angolo d’Italia. Anche la diocesi di Anagni-Alatri, con i partecipanti che si sono alzati prima dell’alba e muovendo dai diversi paesi con più di 200 persone, si è diretta verso piazza San Pietro piena di entusiasmo, con l’assistente don Rosario Vitagliano, adulti, giovani e bambini e diversi assistenti parrocchiali. Dalla nostra diocesi, nei giorni precedenti, si sono resi disponibili anche dei volontari (giovani e adulti) che, distribuiti nei diversi punti, insieme a tanti altri volontari arrivati da tutta l’Italia, hanno aiutato il Centro nazionale per l’accoglienza delle diocesi. Il cuore dell’evento è stato l’incontro con Papa Francesco, durante il quale sono stati pronunciati messaggi di speranza e di misericordia. Il Papa ha accolto con gioia gli oltre 80 mila partecipanti provenienti da tutte le diocesi d’Italia, sottolineando l’importanza di vivere con il cuore aperto all’abbraccio misericordioso di Dio. Le sue parole hanno ispirato e confortato i presenti, invitandoli a mettere al centro delle loro vite l’amore e la misericordia. Le sue parole: «Il titolo che avete scelto per il vostro incontro è infatti “A braccia aperte”. L’abbraccio è una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana. La vita dell’uomo si apre con un abbraccio, quello dei genitori, primo gesto di accoglienza, a cui ne seguono tanti altri, che danno senso e valore ai giorni e agli anni, fino all’ultimo, quello del congedo dal cammino terreno. E soprattutto è avvolta dal grande abbraccio di Dio, che ci ama, ci ama per primo e non smette mai di stringerci a sé, specialmente quando ritorniamo dopo esserci perduti, come ci mostra la parabola del Padre misericordioso (cfr Lc 15,1- 3.11-32). Cosa sarebbe la nostra vita, e come potrebbe realizzarsi la missione della Chiesa senza questi abbracci? Perciò vorrei proporvi, come spunti di riflessione, tre tipi di abbraccio: l’abbraccio che manca, l’abbraccio che salva e l’abbraccio che cambia la vita.” La festa poi è continuata con degli ospiti di eccezione come Neri Marcorè e Giovani Caccamo che hanno animato la piazza, ma i protagonisti sono stati come sempre i ragazzi. Belle le testimonianze di giovani e adulti di AC che hanno accolto a loro volta dei giovani e ragazzi scappati dalla guerra in Ucraina, toccanti sono state le parole dei giovani e adulti dell’Emilia che, nonostante la grande tragedia dell’alluvione, si sono messi in gioco, diventando anche loro degli “angeli del fango”. Forte la testimonianza sulla pace del Cardinale Pizzaballa, direttamente da Gerusalemme. La festa poi è continuata con balli e canti animati dal coro di Avezzano. Dopo l’incontro con Papa Francesco, circa 600 delegati provenienti da ogni parte d’Italia si sono riuniti a Sacrofano, nella Domus Fraternae, per la 18ª Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica che aveva come titolo “Testimoni di tutte le cose da lui compiute”. Durante questa assemblea, i delegati delle varie presidenze diocesane hanno lavorato intensamente sul documento assembleare, che diventerà poi documento per gli orientamenti triennali. Inoltre, i delegati sono stati chiamati a votare il nuovo consiglio nazionale, assumendo un ruolo chiave nell’orientare le attività dell’associazione. L’Assemblea nazionale non è stata solo un’occasione di lavoro intenso, ma anche di condivisione, riflessione e preghiera. Durante la giornata di venerdì, i partecipanti hanno vissuto una bellissima adorazione eucaristica presieduta dal cardinale Parolin. Durante questa toccante cerimonia, è stata annunciata con gioia la notizia che il beato Pier Giorgio Frassati sarà proclamato santo nel prossimo anno giubilare, un momento di grande gioia e di rinnovata ispirazione per tutti i presenti. Le giornate si sono aperte con la presenza dell’Assistente e di volta in volta dei cardinali Semereraro, Zuppi, Grech, Farrel. Durante l’Assemblea, il presidente nazionale della Azione Cattolica, Giuseppe Notarstefano, ha colto l’occasione per esprimere gratitudine a tutti i partecipanti, con parole toccanti, ha dichiarato: «Ringraziamo tutti coloro che hanno dato la disponibilità alla candidatura al Consiglio Nazionale, rendendo possibile questa competizione democratica. In Azione Cattolica vogliamo vivere e offrire una pratica della democrazia, perché dentro le regole della democrazia c’è l’attenzione al più debole. Da piazza San Pietro l’Azione Cattolica italiana ha scelto di allargare le braccia: nella stagione sinodale che stiamo attraversando e alla vigilia del Giubileo, l’associazione, in conclusione alla XVIII assemblea nazionale, desidera vivere in maniera significativa il tempo presente, tenendo a mente che non ci sono tempi buoni e cattivi, ma solo occasioni per vivere il proprio impegno a servizio del Vangelo nella Chiesa e nel paese». “A Braccia Aperte” ha offerto a migliaia di persone l’opportunità di rinnovare la propria fede, di incontrare il Santo Padre e di condividere esperienze e progetti per un impegno sempre più concreto nella testimonianza del Vangelo. L’abbraccio misericordioso di Dio continua ad essere al centro dell’azione e della vita dell’Azione Cattolica, che si conferma un importante punto di riferimento per la comunità ecclesiale e per la società italiana nel suo insieme. A cura della Presidenza diocesana di Azione Cattolica Il cuore dell’evento è stato l’incontro con Papa Francesco, durante il quale sono stati pronunciati messaggi di speranza e di misericordia. Il Papa ha accolto con gioia gli oltre 80 mila partecipanti provenienti da tutte le diocesi d’Italia, sottolineando l’importanza di vivere con il cuore aperto all’abbraccio misericordioso di Dio. Le sue parole hanno ispirato e confortato i presenti, invitandoli a mettere al centro delle loro vite l’amore e la misericordia. Le sue parole: «Il titolo che avete scelto per il vostro incontro è infatti “A braccia aperte”. L’abbraccio è una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana. La vita dell’uomo si apre con un abbraccio, quello dei genitori, primo gesto di accoglienza, a cui ne seguono tanti altri, che danno senso e valore ai giorni e agli anni, fino all’ultimo, quello

I seminaristi del Leoniano vice-campioni d’Italia di calcio a 5

Un brillantissimo secondo posto quello raccolto nei giorni scorsi dai seminaristi del Leoniano di Anagni alla “Seminario Cup”, il torneo di calcio a 5, giunto alla edizione numero 16 e tenutasi questa volta a Napoli, in cui si affrontano i seminari maggiori regionali (tranne qualche eccezione) d’Italia. A questa edizione hanno partecipato: Posillipo (Seminario della Campania); Anagni; Cagliari; Assisi; Capodimonte (Seminario della diocesi di Napoli); Ancona. E proprio in questo ordine si sono classificate le squadre, con i seminaristi del Leoniano di Anagni che nella finalissima hanno perso di un solo gol (4-3 il risultato finale) contro il Posillipo, seminario che peraltro ha ospitato i giovani provenienti dal seminario anagnino che, lo ricordiamo, accoglie seminaristi del Lazio meridionale e delle diocesi suburbicarie del Lazio. Il torneo è stato ovviamente anche un’ottima occasione per rinsaldare vecchie amicizie (alcune delle quali nate proprio sui campi di calcetto nel corso degli anni e dei vari tornei) e costruirne di nuove, oltre che per aggiungere altre esperienze al curriculum formativo dei futuri sacerdoti: i giovani del Leoniano, ad esempio, hanno visitato la città di Napoli e celebrato Messa nel Duomo, proprio assieme ai seminaristi di Posillipo. La squadra del Leoniano era composta da: così nella foto (in alto, da destra)  Chimauche Iustus Achibiri, Marco Arduini (economo del seminario), Pietro Moressa, Vladimir Faralli, Andrea Cecconi. In basso, o “accosciati” come si diceva nelle cronache calcistiche di una volta, sempre da destra: Pasquale Rinaldi, Agostino Iafano, Rosario Gabriele Giorgio. D’altro canto, l’attenzione verso lo sport in generale è massima tra le mura del Leoniano. Nei mesi scorsi, infatti, è stato inaugurato un centro polivalente d’eccellenza, per formare ulteriormente il corpo ma anche quello spirito di amicizia e condivisione che passa proprio attraverso lo sport. Il polivalente ha un campo di basket, di pallavolo e naturalmente di calcetto, con erba sintetica. La struttura è ora a disposizione non solo dei seminaristi, ma anche degli studenti, soprattutto laici con un’ampia componente femminile e provenienti da tutto il Lazio, dell’Istituto Teologico Leoniano, aggregato alla Pontificia Università Teresianum di Roma. «Intendiamo lo sport come un mezzo di formazione umana per i nostri ragazzi – aveva dichiarato il rettore don Emanuele Giannone ad Avvenire a margine dell’inaugurazione del centro polivalente –   ma anche per rafforzare i legami comunitari, la relazione educativa, l’importanza del tempo libero, degli spazi aperti, del gioco di squadra. E poi, saper tirare bene due calci ad un pallone non farà di certo male quando saranno preti giovani in mezzo ad altri giovani». Gli stessi seminaristi hanno al loro interno una Commissione Sport che sovrintende e organizza al meglio le varie attività. Igor Traboni

Concetta Coppotelli confermata alla guida dell’Azione Cattolica diocesana

Il vescovo Ambrogio Spreafico ha confermato Concetta Coppotelli alla guida dell’Azione Cattolica diocesana per il triennio 2024/2027. Concetta Coppotelli, 64 anni, pensionata di un’industria farmaceutica, sposata da 37 anni con Massimo Cerasaro, madre di 4 figli e nonna di Riccardo e Ginevra,  negli anni ha ricoperto vari incarichi nell’Azione Cattolica, fino alla presidenza diocesana; è anche referente diocesana per il Sinodo. Di seguito pubblichiamo un suo saluto e alcune note di don Bruno Durante. Saluto di Concetta Coppotelli: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua Parola” (Lc 1, 38). Con queste parole, Maria, madre del nostro Salvatore e madre nostra, accetta il progetto di Dio. Ogni socio di AC, nel momento in cui riceve la tessera dell’Associazione, deve far proprie queste parole della Vergine Santa ed Immacolata. Infatti, aderire all’AC significa rispondere senza esitazione alla chiamata di Dio; accettare, come Maria, di accogliere Gesù Cristo nel nostro cuore per rispondere alla vocazione che anima ogni membro dell’Associazione! «Viviamo nel mondo riconoscendone il valore, ma liberi da ogni logica che lo assolutizza e ne fa un idolo. Si può essere cristiani solo a condizione di compiere delle scelte, consapevoli che non tutte quelle possibili sono compatibili con il Vangelo» (Progetto formativo, 4.0). E poiché il legame di Dio con noi ci fa creature libere, ciò va vissuto nella responsabilità: siamo chiamati a rispondere del dono che Egli ci ha fatto vivendo all’altezza di esso e realizzando in noi il Suo progetto. Siamo chiamati ad abitare il nostro tempo con slancio missionario. Questo è il tempo che ci è dato di vivere ed è in questo tempo, non in altre stagioni, che abbiamo la responsabilità di cogliere i segni della presenza di Dio. “E’ compito proprio del fedele laico annunciare il Vangelo con un’esemplare testimonianza di vita, radicata in Cristo e vissuta nelle realtà temporali”. In modo particolare ciascuno è chiamato a vivere il suo tempo prendendosi cura dei fratelli che incontra: è il Signore che ce li affida. Amare l’altro, aiutarlo a crescere, accompagnarlo nei suoi percorsi di vita è la nostra vocazione laicale. E allora ECCO IL NOSTRO SI’, ecco il mio SI! Carissimi fratelli e sorelle dell’Azione Cattolica di Anagni –Alatri, desidero prima di tutto ringraziare il nostro Vescovo, Mons. Ambrogio Spreafico per la fiducia che indegnamente ha riposto in me per questo secondo mandato. A lui e alla Chiesa tutta, tutti insieme, garantiamo la preghiera e il nostro contributo di laici associati che, in comunione con la Gerarchia, condividono ansie e fiducia nel progetto di Dio per la nostra Chiesa diocesana. Sono profondamente grata al Signore per tutti gli amici di Azione Cattolica passati e recenti con cui ho condiviso e continuo a condividere un pezzo di strada. Nulla sarebbe stato senza la generosità dei tanti Presidenti diocesani che mi hanno preceduta, hanno seminato largamente e che ancora oggi sono sempre a disposizione per confronti e consigli sempre preziosi. Un grazie ai sacerdoti assistenti che accompagnano e accompagneranno i nostri cammini associativi diocesani e parrocchiali. Un grazie alla Presidenza e al Consiglio uscente del quadriennio appena terminato con cui abbiamo vissuto tempi non facili che ci ha visti fare i conti con una pandemia che, nonostante tutto, non ha scoraggiato il servizio che mai è venuto meno. Mi preme sollecitare un’attenzione particolare al cammino Sinodale voluto da Papa Francesco, che riguarda tutta la Chiesa, cammino nel quale l’Azione Cattolica diocesana è pienamente immersa, per camminare insieme sotto la guida dello Spirito e, realizzare con tutti, questo “noi più grande”. Sono particolarmente grata per tutti i volti incontrati, le mani strette, gli abbracci, le risate e i pianti raccolti, gli amici dei movimenti e delle comunità, le religiose e i religiosi, le monache di Clausura con cui abbiamo condiviso attività diocesane per costruire il “NOI”. Un pensiero particolare non può non essere rivolto a tutti i soci e assistenti defunti che sono nelle mani di Dio gustando il Paradiso e che sono certa, ci sostengono da lassù. Vi abbraccio tutti e confido nella preghiera e nel sostegno di ognuno come io farò con voi! Questa invece la nota di don Bruno Durante: Concetta me la ricordo in AC da sempre. Educatrice ACR all’inizio, in quel tempo entusiasmante del post-Concilio, fervente d’innovazione e di desiderio di partecipazione. Si era come impregnati della dignità appena riscoperta del laicato, ma soprattutto desiderosi di partecipare alla nuova stagione di corresponsabilità ecclesiale. Allora si partecipava e si apparteneva perché contagiati della gioia d’incontrarsi, di approfondire, di conoscere, per meglio identificarsi come cristiani e come cittadini. Una stagione straordinaria e stupenda! Ha svolto il ministero, come con una punta d’orgoglio lo si chiamava, di educatrice ACR, mentre frequentava il gruppo giovanile guidato da Pina Giacomini, ora madre Costanza, clarissa gioiosa nel monastero di Borgo Valsugana in Trentino. Le succedette nello stesso servizio. La vita in AC a quel tempo ferveva: oltre gli incontri settimanali per la formazione ordinaria, Concetta era sempre presente ai raduni, ai campi scuola, e poi cresceva nella coscienza della Chiesa particolare con le visite alle associazioni parrocchiali. Gli esercizi spirituali annuali, finalmente portavano al culmine la spiritualità che la caratterizzava di cristiana nel mondo, a servizio della Chiesa. La sua affabilità le permetteva una relazionalità semplice, profonda, mai elitaria ed esclusiva.  Ha vissuto la responsabilità del settore giovanile, fino a quando sposa di Massimo Cerasaro; dopo una breve pausa, fu cooptata, come coppia di sposi, nel consiglio diocesano per seguire l’Area Famiglia e Vita. Una scelta felicissima perché la famiglia è apparsa da subito lo spazio congeniale del suo impegno, emerso decisamente in questi tempi difficili, sia dal punto di vista sociologico per la crisi della stessa, sia associativo per il progressivo assottigliamento delle appartenenze all’AC. E comunque si sono manifestate più chiaramente la sua forza tranquilla, l’equilibrio, la costanza, la capacità di accompagnamento delle persone. Capacità che oggi più di ieri, si manifestano nel servizio gratuito alla Chiesa diocesana, dopo il rinnovo da parte del nostro Vescovo S.E. Mons. Ambrogio Spreafico, della carica di Presidente diocesana per il triennio 2024-2027 e nel servizio alla parrocchia di San Giovanni, insieme al marito, con il Parroco e un’altra coppia di amici

Un… dolce aiuto per sostenere le Clarisse di Anagni

La comunità monastica delle Clarisse di Anagni continua a sostenersi con la vendita di prodotti artigianali e, tra questi, soprattutto dei dolci preparati dalle monache. Per dar loro una mano, considerate le difficoltà anche economiche in cui si dibattono, è possibile acquistare questi dolci che saranno in vendita anche mercoledì 27 in piazza Cavour, sempre ad Anagni. E’ inoltre possibile ordinare delle pastiere napoletane, scrivendo un messaggio al numero 3791453260 o telefonando allo 0775727670; sarà poi possibile ritirare questi dolci presso il monastero nel giorno del Giovedì Santo, dalle 9 alle 13. La comunità del monastero anagnino di Santa Chiara attualmente è formata da 26 sorelle povere, che professano in semplicità e letizia la regola della Madre Santa Chiara. Le religiose provengono da Italia, Nicaragua, Honduras, El Salvador, Venezuela e Colombia e il monastero da alcuni anni sta conoscendo una discreta fioritura di vocazioni, grazie soprattutto alle giovani che arrivano dai Paesi latino-americani.

Gli esercizi di giovani e adulti Ac all’insegna del “cosa vuoi che io faccia?”

Si sono svolti a Fara in Sabina, in provincia di Rieti, presso il Monastero delle suore Clarisse Eremite, nei giorni dal 15 al 17 marzo scorsi, gli esercizi spirituali per giovani e adulti promossi dall’Azione Cattolica diocesana a cui ha partecipato un gruppo di 26 persone, guidato da don Bruno Durante. Un viaggio dell’anima all’interno di un’antica fortezza medievale (“Dio è per noi rifugio e fortezza”, Sal 45), complessa al suo interno, ma splendida all’esterno e proiettata verso paesaggi di pace oltre le sue mura che ha contribuito a creare una benefica risonanza tra l’anima del luogo e quella dei partecipanti alla presenza del Signore. Una trasposizione dell’anima e della sua complessità interiore, attraverso la quale don Bruno ci ha accompagnati con la Parola di Dio nel silenzio e nella preghiera, in un percorso necessario per fare il punto sulla nostra vita, per interrogarsi e lasciarsi interrogare dalla domanda: “Cosa vuoi che io faccia?”. Una riscoperta del silenzio che ci ha costretti a lasciare spazio a Dio. Le sette meditazioni (Babele e Pentecoste: il disegno; La chiamata di Abramo; Péirasmos – la prova – ; Le seduzioni del maligno; La condizione dell’uomo: la salvezza; Cana: la festa di Gesù, le feste degli uomini; Gerusalemme mia città -Apocalisse-), sono state intervallate dalla celebrazione della Messa, dalla preghiera delle Ore (Lodi mattutine, Vespri e Compieta) e dall’Adorazione Eucaristica. Nella chiesa dedicata a Santa Maria della Provvidenza sono risuonati i canti quaresimali e un raggio di luce coloratissima ci ha fatto visita nell’ultima celebrazione domenicale. Come si è potuto condividere nella Collatio finale, molto sentite sono state, tra le altre, la meditazione sulle nozze di Cana (Gv 2,1-11) e sulla condizione dell’uomo, la salvezza (Mc 1, 40- 45). Nella prima, la mediazione di Maria verso Gesù e i servitori che compiono al meglio delle loro possibilità gesti apparentemente inutili (riempire di acqua le anfore fino all’orlo perché “Qualsiasi cosa vi dirà, voi fatela”): ci siamo riconosciuti in quei servitori nelle innumerevoli volte in cui compiamo gesti apparentemente inutili nella nostra vita personale, associativa e di comunità, gesti che scopriamo di dover continuare a fare al meglio perché si compia in noi e in mezzo a noi la volontà di Dio. Nella seconda, la guarigione di un lebbroso (Mc 1, 40-45): Dio ha bisogno della croce per entrare nella vita dell’uomo attraverso la sofferenza, la malattia, penetra e dilata il cuore dell’uomo, la croce è una “collocazione provvisoria” a cui segue la Pasqua di Resurrezione che è “passaggio”. Il ritorno a valle da questa bella altura ha segnato per alcuni una sosta nella vicina Abbazia di Farfa, per poi riprendere il cammino verso il ritorno a casa dove continuare con il nostro impegno e la grazie di Dio a raccogliere i frutti di questa esperienza spirituale. Chiudiamo riportando un pensiero tratto da Jean Claude Dhôtel e da “La spiritualità ignaziana” e che sembra fare eco per ciascuno di noi alla domanda iniziale “cosa vuoi che io faccia?”: «Infine, l’uomo è in grado di entrare e di progredire in un giusto rapporto con se stesso. Peccatore e salvato, egli accetta consapevolmente il suo passato – pur pesante che sia – per iniziare il suo futuro. Egli sa che è proprio della sua natura fabbricare immagini e costruire progetti, ma imparerà a mettere una distanza tra il suo desiderio di Dio e i suoi progetti umani, di modo che, se essi crollano, egli ritorni al suo desiderio, se riescono, egli non ne faccia degli idoli. Nato a se stesso dallo Spirito, egli è liberato dal fascino delle immagini. Tanto, egli ha ormai un’altra Immagine da guardare. Che si lasci educare!». di Luca Ciocci Consigliere settore Adulti Ac

La festa del papà con le monache del Carmelo di Carpineto

Le monache carmelitane del monastero di clausura di Carpineto Romano hanno organizzato una festa del papà davvero originale per martedì 19 marzo, ovviamente in concomitanza con la memoria liturgica di San Giuseppe, patrono della Chiesa e protettore principale dell’Ordine carmelitano. E così alle 18, nella chiesa di San Giovanni al Carmelo, verrà celebrata una Messa, con l’invito a tutti i papà a partecipare, soprattutto a quelli di Carpineto Romano, ma anche a quelli di altri paesi. Seguirà, in un salone attiguo del complesso monastico, un momento conviviale all’insegna di un buon caffè.La comunità delle carmelitane del monastero di Sant’Anna non è nuova a iniziative del genere, che rinsaldano anche il profondo e duraturo vincolo di amicizia e di affetto con la popolazione di Carpineto, uno dei tre comuni – assieme a Gorga e Vallepietra – che fanno parte amministrativamente della provincia di Roma ma che rientrano nella diocesi ciociara di Anagni-Alatri. Una comunità orante insediatasi nel 1979 in paese, a partire dalla vecchia e debitamente ristrutturata canonica della chiesa di San Giovanni, alllora chiusa da diversi anni ma fiorita a nuova vitareligiosa, ma poi anche civile e sociale, grazie per l’appunto all’arrivo delle “monachelle”. A distanza di quasi mezzo secolo, la comunità monastica è quantomai variegata e comprende pure alcune religiose straniere, grazie ad una fioritura di vocazioni che ha portato anche all’apertura di un altro monastero, in Romania. Tra preghiera e contemplazione, le monache vivono di carità e del frutto di piccolo lavori artigianali, la cui vendita è finalizzata al loro solo sostentamento. di Igor Traboni (nella foto, una panoramica del monastero)

Il Forum al Leoniano: uomini e donne che conducono alla pace

Interessante e molto partecipato è stato il XXVIII Forum interdisciplinare “Dialogo Islamo-Cristiano: religioni, pace e non violenza” che si è tenuto sabato 9 marzo presso il Pontificio Collegio Leoniano di Anagni. Un vero e proprio studio approfondito per essere uomini e donne che conducono alla pace. I presenti sono stati accolti da Mons. Luigi Vari, arcivescovo di Gaeta, da don Emanuele Giannone, rettore del Leoniano e dal nostro Vescovo monsignor Ambrogio Spreafico. Nel Forum, moderato dal prof. Walter Fratticci, direttore dell’Istituto Teologico Leoniano, sono intervenuti docenti come don Marco Gnavi, incaricato della Commissione pastorale regionale dell’Ecumenismo e del dialogo interreligioso, la prof.ssa Mariangela Laviano, docente del Leoniano e del Pontificio Istituto di Studi Arabi e di Islamistica e il prof. Adnane Mokrani, docente della Pontificia Università Gregoriana. I temi affrontati hanno sin da subito incuriosito ed affascinato i presenti; ad esempio don Marco Gnavi ha parlato del dialogo definendolo «una parola fuori tempo», della globalizzazione finanziaria e non spirituale che non è più scontro di civiltà, ma atomizzazione dei conflitti in mondi sempre meno omogenei, Oriente ed Occidente. Ha parlato della guerra come fallimento della politica e dell’umanità, sottolineando che questa lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. Subito dopo ha preso la parola la prof.ssa Mariangela Laviano, la quale ha mostrato quanto il dialogo interreligioso e in particolare il dialogo islamo-cristiano, siano la chiave di volta per la costruzione di una convivenza pacifica e della fratellanza universale nel contesto del Mediterraneo. Ha sottolineato che il dialogo presuppone l’ascolto, l’accoglienza e l’accettazione dell’alterità religiosa, e che Dio è dialogo, il dialogo è il luogo di Dio e che il Mediterraneo è un luogo teologico. Una teologia dal Mediterraneo e per il Mediterraneo vuole essere una teologia che provi a leggere criticamente il mondo, alla luce del messaggio evangelico. Per ultimo, ma non meno interessante, l’intervento del prof. Adnane Moknani il quale ha parlato di una prospettiva islamica della non violenza, della riforma e del dialogo. Ha citato Gandhi e Martin Luther King, fino ad arrivare alla teologia della non violenza che mira a liberare la teologia dalle ambizioni di potere e a orientarla al servizio di tutta l’umanità, dei poveri e degli oppressi. di Emanuela Sabellico