L’uomo della Sindone: ad Alatri incontro con don Domenico Repice

La Sindone è probabilmente la più misteriosa delle reliquie. La sua storia, le ricerche scientifiche, le analisi chimiche, la sua corrispondenza con i racconti della Passione, la tridimensionalità della immagine, gruppo sanguigno, pollini e tanto altro, danno di questo telo un mosaico di ricerche straordinario. Grazie ad una iniziativa della Associazione culturale Radici, il tutto verrà approfondito sabato 22 marzo, con inizio alle ore 18:15, nella chiesa della Santa Famiglia ad Alatri, con don Domenico Repice, uno dei massimi esperti di studi sindonici, teologo e presbitero della diocesi di Roma nonché autore di moltissimi volumi sulla Sindone. Cappellano anche dell’università Niccolò Cusano, è per l’appunto uno dei massimi esperti in Italia su tutta la storia ,il percorso storico e scientifico e il valore spirituale dell’immagine più importante della tradizione cristiana e della più studiata tra tutte le reliquie. Ad introdurre l’evento sarà il vicario della diocesi di Anagni – Alatri, monsignor Alberto Ponzi. Durante la lezione introduttiva agli studi sindonici ci sarà la proiezione del cortometraggio, a cura di Claudio Tofani, dal titolo “Figlio dell’Uomo”, mentre la confraternita di San Matteo esporrà alcuni abiti e simboli della processione religiosa del Venerdì Santo di Alatri.
Un giorno di grazia: il pellegrinaggio giubilare delle parrocchie delle zone Mole/Castello/Tecchiena

Non era un remake di “Berretti verdi”, il film con il leggendario John Wayne, e neppure una reminiscenza scolastica della poesia di Luigi Mercantini “La spigolatrice di Sapri”, eppure trecento giovani (e meno giovani), e forti, fortissimi, e gioiosi, gioiosissimi pellegrini, con il caratteristico berretto verde come segno distintivo, hanno “invaso” nella giornata di sabato 15 marzo prima la Basilica di San Paolo fuori le mura e quindi il colonnato e poi la Basilica di San Pietro per il pellegrinaggio giubilare interparrocchiale, organizzato dall’unità pastorale delle “parrocchie in comunione con Maria” (Laguccio, Mole Bisleti, Pignano, Sant’Emidio, Basciano), dalla parrocchia di Tecchiena e da quella di Tecchiena Castello, accompagnati dai parroci don Luca Fanfarillo e don Antonello Pacella e dal diacono Giovanni Straccamore, mentre don Giorgio Tagliaferri, impossibilitato a partecipare, ha comunque portato il suo saluto via telefono; preziosa anche l’opera dei vari laici – giovani e no – delle varie parrocchie per l’organizzazione e la logistica. Partiti intorno alle 8 dai piazzali delle rispettive chiese, preparandosi ulteriormente alla giornata con l’ausilio di un istruttivo pieghevole con info e notizie varie sul Giubileo e sull’indulgenza, i pellegrini hanno fatto dapprima tappa a San Paolo fuori le Mura. E qui è stata subito chiara l’impronta di grazia che poi tutta la giornata avrebbe avuto, così come di comunione e di cammino fraterno – uno dei significati di ogni pellegrinaggio – di una Chiesa universale. Per entrare in Basilica, infatti, si è fatta la fila insieme a tanti pellegrini dell’arcidiocesi di Milano, alla seconda giornata del loro pellegrinaggio giubilare a Roma. Ed è stato subito un piacevole e fraterno scambio di saluti, ben oltre gli scontati convenevoli, con l’innata simpatia e spontaneità ciociara che ha conquistato i lombardi, e di esperienze dettate dall’emozione e dalla grazia particolari di vivere un Giubileo e di attraversare, da lì a qualche minuto, la Porta Santa. Ed è stato anche piacevolmente bello vedere come, in “normalissima” fila insieme a tutti i fedeli, c’era anche monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, che tra l’altro poco prima avevamo notato aggirarsi sempre “normalmente” tra i bus in sosta per salutare questo o quel fedele. All’interno della Basilica, i pellegrini delle varie parrocchie della zona di Tecchiena si sono lasciati inebriare dalle bellezze artistiche della chiesa, con ogni singola opera che trasuda del Bello che deriva dall’Infinito. In molti si sono accostati al sacramento della Riconciliazione, approfittando anche del “dispiegamento” di sacerdoti e religiosi dell’arcidiocesi di Milano (circa 100 i confessori) disseminati in ogni angolo della Basilica, prima di concelebrare con monsignor Delpini, accolto peraltro con gioia da un po’ di… Ciociaria, ovvero dall’abate di San Paolo, dom Donato Ogliari, fino a due anni e mezzo fa abate di Montecassino. Dopo la visita, il tempo di un pranzo al sacco negli spazi esterni della Basilica, di un caffè e delle immancabili ciambelline al vino e poi tutti si nuovo sui torpedoni per raggiungere San Pietro, anche se con qualche problema di traffico per la concomitanza con lo sciamare dei tifosi irlandesi diretti all’Olimpico per la partita di rugby contro l’Italia e due manifestazioni politiche in piazza. Arrivati a San Pietro, in piazza e nelle vie adiacenti è stato possibile incrociare anche i pellegrini della parrocchia di Santa Maria Goretti di Frosinone, affidata ai sacerdoti di Nuovi Orizzonti, proprio mentre a poche decine di metri, nella libreria San Paolo di via della Conciliazione, don Davide Banzato, che di Nuovi Orizzonti è l’assistente spirituale, riceveva il “Premio Buone Notizie”, insieme a Lorena Bianchetti e Vincenzo Corrado. Superati con pazienza i necessari filtraggi delle forze dell’ordine, tutti dietro alla Croce per attraversare la Porta Santa della Basilica simbolo del centro della cristianità e sede della Cattedra di San Pietro e del Vescovo di Roma, papa Francesco, il cui pensiero ha accompagnato la preghiera di ogni pellegrino. In Basilica è stato possibile partecipare alla Messa delle 15, ancora con un altro tassello di comunione di Chiesa, per la concomitanza con il pellegrinaggio della diocesi campana di Ariano Irpino-Lacedonia, il cui vescovo monsignor Sergio Melillo ha presieduto la concelebrazione con molti sacerdoti della sua diocesi (significativamente anche il prete più anziano e quello più giovane) e i “nostri” don Antonello e don Luca. Anche il vescovo ha voluto ricordare, nell’omelia, il senso del pellegrinaggio, tanto più autentico in quanto erano partiti in piena notte dai loro paesi dell’Irpinia: un piccolo sacrificio, come le difficoltà della vita, da affrontare però con la fiaccola della Fede. Ma il presule campano ha voluto anche ribadire il significato pieno di quella “speranza”, che fa da filo conduttore al Giubileo 2025, e di come l’invito di questo anno particolare è quello alla riconciliazione e alla rinascita spirituale. Dopo la Messa, tutti di nuovo in fila anche per uscire, e solo a questo punto una pioggerellina si è fatta presente, dopo una giornata meteo comunque piacevole, tale però da impedire la riuscita della classifica foto di gruppo sul sagrato della Basilica. Poco male, però, perché in tantissimi hanno poi inondato i social e i gruppi whatsapp di bellissime immagini e video di una giornata di grazia piena, autentica, vera. Da continuare a vivere ora ogni giorno, da trasmettere agli altri, anche ai “lontani” e, perché no?, da rivivere anche in altri futuri pellegrinaggi da organizzare, secondo la richiesta che è poi arrivata da tanti fedeli. Igor Traboni
Legalità e bene comune: tanti gli spunti dal confronto promosso da Azione Cattolica

Si è tenuto nel pomeriggio di lunedì 10 marzo, presso il Centro pastorale di Fiuggi, il convegno promosso dall’Azione Cattolica diocesana sul tema “Legalità e bene comune”, in cammino sulla strada tracciata dalla 50° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani svoltasi a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024. La presidente dell’Azione Cattolica di Anagni-Alatri, Concetta Coppotelli, ha introdotto il convegno sottolineando il significato dell’iniziativa, ovvero un segno tangibile di quanto sia più importante avviare dei processi che possano portare con i giusti tempi ad un cambiamento, piuttosto che occupare spazi, un atteggiamento quest’ultimo dominante nell’agire politico contemporaneo. La politica non può essere relegata a una dimensione teorica e distante, ma deve essere vissuta come un impegno quotidiano per migliorare la società. La formazione politica non deve essere vista come un privilegio per pochi, ma come una necessità per tutti coloro che desiderano contribuire al bene comune, soprattutto per i giovani. La presidente di Ac ha quindi citato il beato Giuseppe Toniolo e il suo pensiero sulla democrazia, ricordando quanto sia necessario tornare ad abitare nuovi luoghi, dove fede e impegno pubblico possano dialogare senza contrapposizioni, dando forma concreta alla costruzione del bene comune. Ha voluto ringraziare i tanti partecipanti che gremivano la sala, il vescovo Ambrogio Spreafico, le autorità politiche e militari presenti e i relatori che hanno accolto l’invito: il vescovo di Verona Domenico Pompili e il dottor Roberto Maria Sparagna, magistrato della Direzione Nazionale Antimafia. A moderare il convegno l’avvocato Daniele Bruno, della Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù, Ente strumentale del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, il quale ha avviato il confronto ricordando i temi centrali affrontati a Trieste: lo stato attuale della democrazia e la partecipazione attiva dei cittadini colpita dal crescente fenomeno dell’astensionismo elettorale. Proprio a questo proposito ha spiegato come il Magistero della Chiesa non vuole esercitare un potere politico né eliminare la libertà d’opinione dei cattolici su questioni contingenti, ma istruire e illuminare la coscienza dei fedeli, soprattutto di quanti si dedicano all’impegno nella vita politica, perché il loro agire sia sempre al servizio della promozione integrale della persona e del bene comune. Il vescovo Ambrogio Spreafico sul tema della partecipazione e del contributo dei cristiani alla vita politica, ha voluto ricordare come i cristiani rappresentano un “noi” nel trionfo attuale dell’”io” e come basterebbe recuperare pienamente questa consapevolezza per capovolgere la realtà del nostro tempo; da questo stesso principio deriva infatti il rispetto delle regole che è direttamente collegato a volere il bene dell’altro. «Noi siamo un noi – ha detto tra l’altro Spreafico – e il ritrovarci insieme è la prima risposta che possiamo dare al bisogno di partecipazione; se non lo fai, vuol dire che non ti interessa il bene dell’altro. E la partecipazione nasce da una cultura, da un modo di pensare. E’ necessario coltivare e far crescere la cultura del “noi”, anche nelle nostre comunità». Il magistrato Roberto Sparagna si è espresso sul tema della legalità, tema inflazionato, ma che riguarda tutti e non solo gli operatori di giustizia. Legalità vuol dire osservare la legislazione vigente. La parola “legale” viene da legge, qualcosa che lega ovvero vincola e l’aspetto positivo di questa accezione è che la legalità presuppone l’unione con gli altri, “dove c’è società umana lì troverai il diritto, la legalità”. Citando Aristotele ha ricordato come “l’uomo è un animale sociale che comunica con gli altri”, ma l’uomo di oggi ha perso la sua qualità di essere uomo sociale parlante. I concetti di società, legalità e uomo sono fortemente connessi. La legalità ha bisogno di regole a diverse scale sociali che, se non sono rispettate, comportano per i trasgressori una sorta di estromissione dalla comunità: dalla famiglia allo Stato, fino ad arrivare alle organizzazioni sovranazionali. Le leggi per essere giuste devono rispettare dei principi fondanti e questi valori li ritroviamo nella Costituzione italiana (uomo come fine e non come mezzo, diritti e doveri della persona, il diritto di voto per l’esistenza stessa della nostra comunità, il lavoro e la dignità che ne deriva, il principio di uguaglianza ecc.). La legge è paragonabile al vincolo di una fune che tiene unita tutta una comunità, ma occorre nominare chi la faccia rispettare e se qualcuno se ne approfitta il legame si scioglie e la fune viene tagliata. Sparagna ha poi raccontato la sua esperienza come magistrato nell’Operazione Minotauro, condotta contro la ‘ndrangheta in Piemonte, e come uno dei maggiori indagati abbia deciso di pentirsi e diventare un collaboratore di giustizia dopo averlo conosciuto. Un episodio fondamentale che attesta in modo indelebile l’importanza di rispettare la dignità delle persone con le quali abbiamo a che fare anche se hanno commesso dei reati gravi, perché la giustizia può ricucire il legame sociale reciso dalla trasgressione delle regole e raddrizzare le coscienze deviate. Ha poi testimoniato l’impatto nella sua vita della scelta di seguire la legalità ovvero essere costretto a vivere sotto scorta con tante limitazioni per la sua vita privata. Il vescovo di Verona Domenico Pompili ha parlato del rapporto tra giustizia e carità individuando nella figura di Gesù la differenza tra la giustizia terrena e la giustizia di Dio. La carità porta a compimento la giustizia e il Magistero della chiesa lo ricorda ai cattolici già nella Rerum Novarum di Leone XIII fino a Papa Francesco in Fratelli Tutti, sottolineando la connessione tra legalità e fratellanza. Dai tempi della Rivoluzione francese libertà, uguaglianza e fraternità sono state adoperate in modo non unitario e una ha finito di prevalere sull’altra generando ideologie estremiste e i totalitarismi. Ha ricordato come il Vangelo può trasformare la realtà e come oggi manchi nella società un pensiero critico che va assolutamente recuperato sull’esempio del cristianesimo sociale dell’800 a Verona, quando sacerdoti e religiosi istituirono scuole, luoghi di cura e banche di credito cooperativo attraverso la loro presenza nei gangli della società del loro tempo e della loro città. Ha criticato l’atteggiamento di chi identifica le vittime con i colpevoli, stigmatizzando la mentalità per cui “i poveri se la sono
“Stringiti sempre al cuore con forza!”: i giovani nel segno di Santa Maria De Mattias

Venerdì 7 marzo si è tenuto ad Anagni, nel palazzo Bonifacio VIII, un incontro di spiritualità per giovani dal tema “Stringiti sempre al cuore con forza”. L’evento è stato organizzato dalle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo con la stretta collaborazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, delle Suore Cistercensi della Carità, dell’Azione Cattolica diocesana, dell’Ufficio catechistico diocesano e della Pastorale giovanile diocesana. L’articolazione dell’evento di spiritualità ha previso tre momenti significativi:… Un momento formativo, dove circa una novantina di giovani hanno riflettuto sull’importanza di mettere in armonia “Intelligenza” e “Cuore”, spronati dalla testimonianza di due donne: Maria Maddalena e S. Maria De Mattias, due donne che senza esitazione hanno amato, sofferto, sperato e gioito intensamente per il loro Signore. I giovani, grazie al confronto con queste due donne, sono potuti entrare in loro stessi e individuare quelle difficoltà interiori che non permettono loro di vivere in modo autentico. Il momento formativo è stato introdotto da una splendida coreografia sul canto di Gio Evan, “Susy”, fatto da una giovane partecipante all’incontro … ci ha fatto sentire veramente il “cuore”. Un momento di agape fraterna e di animazione con il quale si è condiviso la gioia dello stare insieme. L’animazione è stata fatta dalla band “Collasso spazio temporale”, giovani al loro primo concerto, la loro emozione ha coinvolto tutti i partecipanti. Un momento conclusivo di preghiera nel chiostro del monastero delle Suore Cistercensi della Carità. I giovani sono stati invitati a fare silenzio interiore per sperimentare “il proprio cuore nel cuore di Dio”. È stato veramente un momento nel quale si è potuti entrare in contatto con il Signore della vita nella “profondità” del cuore di ciascuno. Un grazie sentito a tutti coloro che ci hanno aiutato nel rendere questo evento “unico”! Suor Cleopatra Subiaco, ASC
Tempo di Quaresima: il vescovo Ambrogio incontra gli operatori pastorali

Domenica 9 marzo 2025 l’incontro del vescovo Ambrogio per l’inizio della Quaresima, con un invito a partecipare rivolto a tutti gli operatori pastorali, ai catechisti, agli educatori, ai volontari della Caritas, ai ministri straordinari della Comunione, agli insegnanti di religione, agli animatori liturgici, ai giovani…L’incontro si terrà presso la chiesa parrocchiale di Santa Maria del Carmine, in via Cavariccio, a Tecchiena (ampia possibilità di parcheggio nella zona retrostante la chiesa), con inizio alle ore 16.
“La Pace in Azione” con la Marcia di AC ad Anagni

Continuiamo a guardare con profonda inquietudine e preoccupazione i tanti fronti di guerra sparsi nel mondo intero, molti dei quali sconosciuti e colpevolmente dimenticati dai mezzi di informazione e, non di rado, anche da noi stessi. Allora, ci prepariamo a celebrare nelle vite delle nostre comunità il Mese della Pace che ha come slogan “La Pace in Azione”. Non è solo uno slogan, ma un invito a vivere il Mese della Pace in cui ciascuno di noi diventa protagonista, sceneggiatore e regista di una storia di giustizia e riconciliazione, perché la pace non è solo un ideale passivo o un concetto teorico, ma un processo attivo che richiede sforzo, iniziativa e partecipazione concreta. Tutti gli anni l’Azione Cattolica Diocesana tiene in un paese diverso della diocesi, la tanto attesa Marcia della Pace, coinvolgendo le parrocchie, le scuole, la società civile, tutti gli uomini e donne impegnati a promuovere una cultura della pace. Nel mese di gennaio, i gruppi parrocchiali (Adulti, Giovani e ACR) riflettono e si interrogano sulla proposta del Papa per la Giornata Mondiale della Pace. In questo Mese della Pace si è dunque riflettuto sul significato profondo di una giustizia che non cerca vendetta, ma riparazione; che non divide, ma unisce; che non punisce, ma trasforma. È una giustizia che richiede il coraggio di ascoltare, il desiderio di comprendere e la volontà di guarire. Ogni gesto, anche il più piccolo, può diventare il ciak iniziale di un racconto di pace: dall’accoglienza di chi ha sbagliato alla promozione di percorsi di riconciliazione e perdono. «La Pace – ricorda Papa Francesco – è un dovere di tutti qualsiasi sia il ruolo che ci è affidato. La pace, infatti, non può essere costruita dal gioco del singolo, ma necessita degli sforzi di tutti perché possa essere vissuta e realizzata». Nel primo pomeriggio di sabato 25 gennaio, ci siamo ritrovati in tantissimi ad Anagni, a Porta Cerere, per iniziare il cammino per le strade della città verso la Cattedrale. La Presidente diocesana e l’Assistente generale diocesano hanno accolto l’arrivo del Sindaco (e parte del Consiglio comunale) che ha dato l’inizio alla marcia con un breve saluto. In tanti hanno raccolto l’invito alla partecipazione, che è stata veramente significativa e oltre ai gruppi parrocchiali diocesani di AC e alla Delegata regionale, hanno partecipato rappresentanti del Movimento dei Focolari, delle Comunità Neocatecumenali, della Caritas, dell’Oratorio Pier Giorgio Frassati, delle Congregazioni religiose, dei Sacerdoti, dei gruppi parrocchiali del catechismo e tanta gente di buona volontà. Un bel momento di cammino insieme, in spirito sinodale e di condivisione gioiosa. La Marcia è stata avviata dall’Assistente unitario leggendo il brano del Vangelo Mt. 6,5-13 e con un momento di riflessione Una lampada, simbolo di luce del Giubileo, ha aperto il corteo al cui seguito, con canti, striscioni colorati e cartelloni carichi di messaggi di pace hanno riempito le strade. Durante il percorso, tre sono state le tappe con una parola chiave ad ogni fermata. Le tre parole affidate alla riflessione partendo dal messaggio di Papa Francesco per la 58° giornata mondiale della pace sono state: per gli adulti “Il Perdono”, per i giovani “La Restituzione” e per i bambini “La Speranza”. Ogni tappa è stata affidata ad un settore, partendo dagli adulti, ai giovani e all’ACR, sempre con un breve momento di profonda e silenziosa riflessione. La lampada intergenerazionale ci ha accompagnati durante tutto il cammino del corteo, alternando ad ogni tappa il settore che la portava nel cammino. All’arrivo in Cattedrale, il coro parrocchiale ci ha accolto con l’inno del Giubileo, e con il Parroco abbiamo concluso con il momento di preghiera che è stato animato da tutti i rappresentati dei movimenti e gruppi presenti. Al termine come segno la Presidente diocesana a nome dell’Azione Cattolica Diocesana ha donato ad ogni associazione parrocchiale, ai rappresentanti dei gruppi ai movimenti presenti, alle congregazioni religiose, il cero del Giubileo come segno “Di una comunità che fa luce”. Il momento conclusivo è stato “L’abbraccio”. Riprendendo il discorso che papa Francesco ha fatto all’Azione Cattolica Italiana il 26 aprile 2024 a Roma che parlava della cultura dell’abbraccio, dell’abbraccio che manca, abbiamo invitato tutti i presenti ad abbracciare il vicino con un abbraccio donato, un abbraccio di gioia e di pace culminato in un fragoroso applauso. L’iniziativa di Pace 2025 “La Pace in Azione” sosterrà “Amunì”, progetto di Libera che coinvolge ragazzi tra i 16 e i 20 anni di età sottoposti a procedimento penale da parte dell’Autorità giudiziaria minorile. Nato in Sicilia nel 2011, negli anni ha portato all’attivazione di decine di percorsi in tutta Italia, coinvolgendo circa 1500 ragazzi e ragazze. Il progetto si avvale del Protocollo tra il Ministero di Giustizia – Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità e Libera per promuovere percorsi di prevenzione. La Presidenza diocesana ringrazia il Sindaco e l’Amministrazione comunale di Anagni, la Polizia Municipale, la Delegata regionale Lazio, le Associazioni parrocchiali di Azione Cattolica Diocesana Anagni-Alatri, i paesi e città di Anagni, Alatri, Mole, Tecchiena, Fumone, Fiuggi, Acuto, Sgurgola, Piglio, il Movimento dei Focolari, la Comunità Neocatecumenale, la Caritas, l’Oratorio cittadino “Pier Giorgio Frassati”, le Congregazioni Religiose, i Sacerdoti, i catechisti e le catechiste e tutti e tutte per la partecipazione in un cammino d’insieme , verso una cultura di pace. “Non possiamo tacere! La pace è una urgenza, un diritto e una necessità!” A cura della Presidenza Diocesana di Azione Cattolica Anagni-Alatri
“Sii te stesso!”: 37 giovani della diocesi immersi in due giorni di spiritualità

“Sii te stesso!” è stato il tema trattato nei due giorni di spiritualità per giovanissimi tenutisi ad Albano Laziale, presso i Missionari del Preziosissimo Sangue, dal 27 al 29 dicembre 2024. L’iniziativa ha visto impegnati l’Azione Cattolica diocesana in collaborazione con le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, l’Ufficio Catechistico diocesano e la Pastorale giovanile diocesana. Hanno partecipato all’iniziativa 37 giovanissimi delle scuole superiori della diocesi di Anagni-Alatri, provenienti da Alatri, Fiuggi, Anagni e Fumone. Sotto la guida di don Gianluigi Corriere e degli educatori, i giovani hanno potuto riflettere sul loro personale modo di essere se stessi. Confrontandosi con la determinazione di Gesù di Nazareth, nel rimanere fedele alla missione affidatagli dal Padre, e con la bellezza dell’atto creativo, riportato in Genesi, i giovani sono stati richiamati a concepire la “libertà” come responsabilità del “Bene”. Il perseguimento del “Bene” può rendere felici in pienezza e ricostituire l’originaria “armonia”. Nei due giorni passati insieme non sono mancati momenti ricreativi e di fraternità sentita, sia con visite per la città di Albano Laziale e sia con animazioni serali. I giovanissimi hanno apprezzato il tema trattato e i momenti di fraternità, come testimoniano alcune delle loro risonanze: «È stata un’esperienza molto costruttiva, veramente profondi i momenti di preghiera e le riflessioni guidate dal sacerdote»; «La mia esperienza ad Albano è stata davvero positiva. Mi sono trovata molto bene sia con gli educatori, che sono stati sempre disponibili, sia con gli altri ragazzi. L’ambiente era molto accogliente, e ho avuto l’opportunità di imparare cose nuove. È stata un’esperienza molto formativa, che mi ha arricchito sotto diversi aspetti»; «Sono stati due giorni brevi ma intensi. Le attività che abbiamo svolto ci hanno aiutato a riflettere e a fare dei passi in avanti con il nostro rapporto con la fede. Ovviamente non sono mancati anche i momenti di divertimento insieme e le risate, con giochi, balli di gruppo, scherzi durante il pranzo e la cena… Insomma fare le ore piccole non è stato un problema visto che questo mini campo è stato il miglior modo di chiudere il 2024»; «L’esperienza è stata formativa soprattutto per i lavori di gruppo perché il confronto con gli altri è stato altamente stimolante». Significativa è stata anche la partecipazione dei giovani alla celebrazione dell’apertura dell’anno giubilare ad Anagni, svoltasi domenica 29 dicembre 2024, al termine della quale il vescovo Ambrogio Spreafico ha salutato i giovani e, richiamando il tema trattato nei due giorni passati ad Albano, li ha sollecitati ad un rinnovato impegno nel costruire comunione attraverso le relazioni. “L’unione fa la forza” … è un proverbio che bene rende l’importanza di mettersi in rete nel rispondere all’emergenza educativa. Suor Cleopatra Subiaco, ASC (nella foto, l’incontro dei giovani con il vescovo Ambrogio ad Anagni, al termine dell’apertura dell’anno giubilare)
Telethon e Azione Cattolica insieme per la ricerca

Con lo slogan “La ricerca ci sta a cuore”, Azione Cattolica e Fondazione Telethon ancora una volta insieme per la campagna di Natale 2024. “La ricerca ci sta a cuore” è soprattutto l’invito che AC e Fondazione Telethon rivolgono a tutti, donne e uomini di buona volontà, concittadini e no, a non smettere mai di sostenere la ricerca scientifica e a continuare ad avere fiducia nel lavoro incessante dei ricercatori.I volontari AC della diocesi di Anagni-Alatri il 15 dicembre in piazza Innocenzo III ad Anagni, hanno allestito due banchetti di raccolta fondi, come anche in tante parrocchie e nelle piazze di tutta Italia, o anche, semplicemente, chiedendo un aiuto tra i propri amici o in famiglia a sostegno della ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare.
Giovani “sconnessi”? Niente affatto: ecco cosa hanno combinato di bello alla Festa del Ciao a Mole

I giovani… un mondo sconosciuto, bizzarro, oppositivo, inavvicinabile, assai lontano dalla realtà. Quei giovani immersi nei social e nel dolce far niente… Vi dimostro che non tutti i giovani sono così, che non tutti stanno in panciolle o in cameretta con le cuffiette alle orecchie per non connettersi col mondo degli esseri umani o dei familiari che sembrano essere di troppo e incapaci di entrare nel loro universo schermato e disattivato. Dovevate vederli i 40 e oltre giovani e giovanissimi che domenica 27 ottobre presso la parrocchia Maria Santissima del Rosario, hanno tenuto… a bada una masnada di ragazzini provenienti da Laguccio, Sant’Emidio, Pignano, Basciano, Mole Bisleti. Li hanno fatto giocare, divertire e scoprire la bellezza di stare insieme e di collaborare alla riuscita di una festa tutta a loro dedicata per l’intera giornata. I giovani erano cortesi, amorevoli, coinvolgenti con i più piccoli. Hanno agito con preparazione e competenza, si sono travestiti per far divertire…e per divertirsi. Hanno condiviso cibo e giochi, ma anche stati d’animo dei più piccoli che a volte piangevano solo per essersi sbucciati un ginocchio o per aver perso di vista la mamma o la nonna che stavano meditando proprio su di loro, sulla loro educazione, insieme agli altri genitori e con il parroco don Luca Fanfarillo. Si è percepita la gioia di essere insieme, di dedicare il proprio tempo agli altri, di aver progettato e ipotizzato, insieme a delle giovani-adulte, un programma per la FESTA DEL CIAO che pochi anni addietro era tutta dedicata a loro. I giovani hanno bisogno di stima, di incoraggiamento, di essere stimolati e soprattutto amati. Chi non lavora e non si impegna, se è giustamente ricompensato da stima e comprensione? Apprezziamoli i nostri giovani, coinvolgiamoli i nostri giovani, stimoliamoli i nostri giovani, incoraggiamoli i nostri giovani, riprendiamoli anche quando deviano, ma soprattutto amiamoli e il nostro mondo sarà più bello e più a misura di essere umani. Ilaria D’Onorio, presidente parrocchiale Ac Mole Bisleti
Suor Vittoria, la monaca-scrittrice del monastero di Anagni

Altro che vita “da recluse” dietro le grate o, peggio ancora, in una accezione dura a morire, una vita “inutile” per la Chiesa e il mondo: le monache di clausura portano avanti, insieme alla fondamentale preghiera, tante attività che le immergono e le proiettano totalmente nel mondo “esterno”. Prendiamo suor Maria Chiara Vittoria Giannicchi: originaria di Ceprano, una giovinezza per sua stessa ammissione un po’ “movimentata”, lontana dalla Chiesa e spesso anche in antitesi con la fede, dopo aver maturato la vocazione, entra nelle Clarisse, prima nel monastero di Ferentino e poi, dopo la chiusura di questo, nel convento di Santa Chiara, ad Anagni. E qui, dietro quelle grate nel cuore della città dei papi, in una comunità ricca di vocazioni soprattutto dall’America centrale, suor Vittoria si dedica con particolare efficacia alla scrittura di libri. L’ultimo è appena uscito, è disponibile sulle piattaforme digitali di vendita e si intitola “Esercizi spirituali: i vizi”, con prefazione di don Francesco Paglia, del clero di Frosinone- Veroli-Ferentino, parroco a Vallecorsa e responsabile diocesano della pastorale vocazionale. In queste pagine, suor Vittoria accompagna e aiuta il lettore ad immergersi negli scritti di san Francesco d’Assisi, alla luce della Sacra Scrittura e del catechismo della Chiesa cattolica. E lo fa scandagliando lo spirito e l’animo umano dagli abissi più profondi dell’io, dove l’orgoglio, definito come “il mostro che gorgoglia”, è il precursore di tutti i vizi. La bussola spirituale di questo libro della collana “Il Tau” è proprio la ricerca di Dio negli aspetti più reconditi del proprio agire, rispetto alla vita e soprattutto alle relazioni con gli altri. Partendo dalla conversione di san Francesco d’Assisi, si passa all’esame accurato dei vizi e delle relative virtù. Ogni vizio è inoltre collegato con una trasgressione di quei dieci comandamenti che forse abbiamo rimosso troppo in fretta, conferendo alla scala dei vizi un andamento vertiginoso verso il degrado morale. La lotta al vizio conduce invece, argomenta l’autrice, alla conquista della virtù. E gli esercizi spirituali risultano una saggia proposta di scelta di testi sacri, accompagnati dai commenti di suor Maria Chiara Vittoria, per un esame di coscienza autentico per quella chiamata alla vita santa che il Signore stesso ci chiede. Ma non è finita qui, perché con un altro libro già uscito, suor Vittoria ci fa entrare già nello spirito del Natale attraverso una delle porte privilegiate: il presepe. E proprio “Pregare con lo Spirito Santo difronte al presepe” è il titolo di un altro libro, pensato da questa monaca clarissa nel cammino dei figli spirituali della famiglia francescana dopo due anni di condivisione nella “Scuola di Preghiera” dove è nato il gruppo di preghiera “Pace e bene”. Un aiuto comunque indicato per tutti coloro che vogliono immergersi nella bellezza dell’ambiente con i personaggi di Betlemme. Un libro di meditazione e di adorazione, in un’evoluzione ricca di spunti e materiali di preghiera. Ci sono molti riferimenti biblici, al catechismo della Chiesa cattolica e alla nascita del presepe a Greccio, fin dai tempi di san Francesco d’Assisi come celebrazione eucaristica. Per ulteriori informazioni e per ordinare i libri si può andare su: clarisseanagni. blogspot.com. di Igor Traboni