Questo il testo dell’omelia pronunciata dal vescovo Ambrogio nella Messa del giorno di Pasqua, celebrata nella Cattedrale di Anagni domenica 31 marzo 2024

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Sorelle e fratelli, l’annuncio della Pasqua giunse inaspettato, tanto che Maria di Magdala, e di
seguito Pietro e l’altro discepolo, videro solo la pietra rotolata via dall’ingresso del sepolcro con i
teli e il sudario, che avvolgevano il corpo di Gesù, posti nel sepolcro. Non sembra che avessero
capito, ma il Vangelo dice che l’altro discepolo “vide e credette”. Come e perché credette? Perché
aveva visto in quei teli stesi nel sepolcro che era avvenuto qualcosa di inaspettato, dei segni: il
Signore aveva vinto la morte. Sorelle e fratelli, a volte il nostro sguardo si ferma alla superficie
delle cose che vediamo, facciamo fatica ad andare nel profondo. Per questo spesso non si capisce la
vita, il mondo, neppure noi stessi. Tutto è emozione, sentimento, superficie, sensazione, immagini
che passano veloci nel tempo di un WhatsApp. Davanti a quel sepolcro si deve entrare, vedere, con
attenzione, e poi capire, anche se non c’è tutto già spiegato dall’inizio.
È il discepolo più giovane, probabilmente Giovanni, che crede anche se non ha ancora incontrato
il risorto. Ancora una volta un giovane, come nel racconto evangelico di Marco, letto nella Veglia
pasquale. Lì è un giovane che annuncia alle donne impaurite che “Gesù non è lì, è risorto”.
Generalmente siamo piuttosto come Pietro, un po’ increduli, e soprattutto non so se crederemmo a
un giovane che ci parla di qualcosa di inaspettato e sconvolgente, quando fatichiamo persino ad
ascoltare i giovani nelle cose normali.
Abbiamo bisogno anche noi della Bibbia, la Parola di Dio, che ci aiuti ad entrare nella realtà di
quanto è avvenuto, quelle Scritture di Israele che avevano parlato di un Dio che non avrebbe
permesso che tutto finisse con la morte e che in Gesù di Nazareth realizzò quella parola. Sorelle e
fratelli, le Sacre Scritture, quelle che leggiamo nella Santa Celebrazione, e forse poco le meditiamo
personalmente e nelle nostre comunità, sono la via per entrare nelle profondità della storia e degli
eventi, anche nella comprensione dell’azione di un Dio che aveva già parlato al suo popolo Israele e
che oggi per mezzo del Figlio, parola di Dio fatta carne, continua a parlare anche a noi. Avevamo
posto la Bibbia come guida per l’anno pastorale della nostra Diocesi. L’abbiamo presa sul serio?
Essa è luce nella vita. È speranza nel buio del pessimismo e della delusione, come fu per i due
discepoli di Emmaus. È balsamo di guarigione per i poveri, gli anziani, i malati e i sofferenti. È
accoglienza per chi è solo, escluso, straniero. È futuro per chi non lo vede e cammina come
sonnambulo senza meta, accettando le cose come vengono, senza lottare e senza passione. È pace
per i popoli in guerra – pensiamo soprattutto alla Terra Santa e all’Ucraina- ma anche per noi,
perché impariamo a vivere come fratelli e sorelle invece di ostacolarci e contrastare gli altri come
fossero sempre rivali.

C’è bisogno di un lievito nuovo, che viene con la Pasqua. Il lievito era eliminato durante la
Pasqua ebraica, e il pane doveva essere azzimo, senza lievito, per ricordare quella Pasqua in Egitto
prima della liberazione dalla schiavitù. Il lievito nuovo, sorelle e fratelli, ci è offerto dalla Pasqua di
morte e resurrezione del Signore, quel cibo che dà inizio a qualcosa di totalmente nuovo e
inaspettato. Sì, cari amici, con la Pasqua inizia un tempo nuovo per noi personalmente, per le nostre
comunità e per il mondo. Inizia il tempo della liberazione, della salvezza, quella che poi celebriamo
ogni volta con le nostre comunità, ascoltando la Parola di Dio e prendendo parte alla mensa del
corpo e del sangue di Cristo, l’Eucaristia. In essa scopriamo il segreto del nostro vivere insieme
come sorelle e fratelli, perché questa tavola ci libera dal nostro io e ci fa popolo, comunità, donne e
uomini che vivono in una fraternità universale, che nessuno esclude. Talvolta non crediamo che
questo sia possibile. Partecipiamo alla Santa Messa, ascoltiamo la Parola di Dio, prendiamo parte
alla mensa del suo corpo offerto per noi; ma che cosa cambia nella vita? La Pasqua è davvero un
nuovo inizio. Lasciamoci ardere il cuore, come i due discepoli di Emmaus, da una Parola di vita
eterna che può cambiare noi stessi e il mondo, se la ascoltiamo, che può dare senso e speranza alla
nostra vita. Fidati! Puoi essere una donna e un uomo felice se accogli questo annuncio. Non ti tirare
indietro! Non dire: sono quel che sono; oppure: ho già i miei problemi, non ho tempo per altro e per
altri. Nella Pasqua tutto si rinnova. Ma devi continuare a camminare insieme, con gli altri, a
condividere la tua vita con i poveri e i bisognosi, ad essere parte di un popolo di donne e uomini che
siano segno di fraternità e di pace in questo mondo di guerre e di tanto odio e rabbia. Sii allora luce
di amore e di pace, di fraternità e di speranza per tutti, dai piccoli ai vecchi, dai poveri ai ricchi, da
chi ti è amico a chi non ti vuole bene. Ecco la Pasqua, vero inizio di un tempo nuovo per te e per il
mondo intero. Grazie, Signore! Tu che hai vinto la morte, vinci le tenebre della guerra e dell’odio e
dona al mondo quella pace che non sa darsi da solo! Libera i cuori dalle incrostazioni di odio e
dall’inimicizia. Fa che tutti vedano nell’altro la tua immagine, quell’umanità che rende tutti fratelli
e sorelle! Padre Onnipotente, forza di vita, rendici discepoli del tuo Figlio, morto e risorto per noi,
principio di vita nuova! Spirito Santo Amore, entra nei nostri cuori e trasformali con la potenza del
tuo alito di vita! Amen! Alleluia!

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