Torna ad Alatri, dopo un restauro di grande valore scientifico, il gruppo scultoreo della Madonna di Costantinopoli, straordinaria opera lignea composta da un rilievo della Madonna col Bambino e da quattro pannelli con scene cristologiche e mariane. Si tratta di un capolavoro dell’arte medievale, di assoluta e rara bellezza, che porge a chi la guarda le meraviglie del racconto evangelico intorno alle figure di Maria, di Gesù, dei Magi, frutto di una profonda riflessione teologica.
L’opera è custodita da sempre nella chiesa di Santa Maria Maggiore, dove in origine era probabilmente destinata ad ornare l’altare maggiore, come spesso accadeva per opere di tipologia simile: se ne trova un esempio direttamente confrontabile per iconografia ed esecuzione nella chiesa santuario di Santa Maria della Vulturella sul monte di Guadagnolo. La scultura della Vergine fu in seguito spostata in una nicchia della navata destra e separata dai pannelli che furono conservati in sacrestia, probabilmente in seguito all’affermazione della devozione alla Madonna della Libera, incoronata “regina della città”, alla quale nel 1855 fu riservata una sua propria e monumentale esposizione nella cappella a sinistra del presbiterio.
Negli anni ’40 l’intero gruppo della Madonna di Costantinopoli fu prelevato da Alatri per l’esecuzione di interventi di restauro nei laboratori romani della Soprintendenza e per scongiurare danni irreparabili durante i bombardamenti aerei della città. Al suo rientro, nel 1950, si decise di preservare l’unità originaria dell’opera e la statua fu collocata insieme ai pannelli istoriati nella prima cappella a sinistra della chiesa, dove anche oggi continua a trovare sede su un supporto appositamente ri-progettato per consentirne la visione a tutto tondo.
I recenti restauri, interamente realizzati con un finanziamento speciale del Ministero della Cultura, sono seguiti ad una campagna diagnostica curata nel biennio 2019-2020 dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone e Latina; iniziati nel luglio 2021, sono stati diretti dalla dottoressa Paola Refice ed eseguiti nei laboratori aretini della restauratrice Ida Bigoni. Il lavori, durato sedici mesi, ha consentito di rileggere e migliorare i restauri novecenteschi e di continuare ad approfondire le conoscenze sugli aspetti tecnici e storico-artistici del gruppo scultoreo, rivelando elementi inediti che hanno reso indispensabile garantire anche la visione dei retri.
Tutte le attività condotte dalla Soprintendenza hanno avuto da subito piena e convinta approvazione del vescovo Lorenzo Loppa e sono state condivise con l’Ufficio diocesano per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto, sempre seguite con particolare entusiasmo e attenzione dal compianto don Giuseppe Ghirelli e ora dal nuovo parroco don Walter Martiello. Si ringraziano, oltre alla dottoressa Refice, i funzionari e restauratori della Soprintendenza dottoressa Monica Sabatini, dott. Antonio Russo, arch. Lorenzo Mattone e dott. Lorenzo Riccardi, la restauratrice che ha eseguito il lavoro e gli allestitori di Antica Maniera.
Viene restituito all’intera comunità diocesana un bene di inestimabile valore, che potrà dialogare in modo più profondo con lo spazio sacro in cui è inserito. Il “nuovo” ritorno della Madonna di Costantinopoli potrà innescare ulteriori avvincenti ricerche che già in passato non sono mancate e iniziative volte alla riscoperta dell’opera, alla comunicazione dei suoi valori iconografici e iconologici, alla sua conoscenza anche presso l’ampio pubblico dei visitatori della città di Alatri. Le profonde connessioni con i testi sacri e con gli aspetti della liturgia medievale relativi alla festività dell’Epifania possono ancora oggi offrire messaggi di grande forza comunicativa ed evocativa non solo per comprendere con rinnovato interesse i temi storici e artistici ispirativi dell’opera, ma anche per ricostruire intorno al bene la storia della radicata devozione mariana delle comunità alatrensi.
Federica Romiti