La comunità di Sgurgola e la diocesi tutta, ad iniziare dal vescovo Ambrogio Spreafico, hanno festeggiato don Agostino Santucci nel 60° anniversario di ordinazione sacerdotale. Sessant’anni trascorsi tutti a Sgurgola, da parroco fino a poco tempo fa, oramai una sola cosa con la gente del paese, buona e disponibile. Virtù degli sgurgolani che, nell’accogliere il vescovo, ha sottolineato anche padre Efrain Mora Garcia, che dall’ottobre scorso ha preso la cura della parrocchia assieme al confratello dei missionari Eudisti (dal 2000 presenti in diocesi) padre Alberto Leal Celis: «Vogliamo essere preti con la gente e per la gente», ha rimarcato, ringraziando don Agostino per la testimonianza e il vescovo per la presenza.
Un concetto, quello dell’importanza della figura sacerdotale, che il presule ha poi rimarcato durante l’omelia della Messa celebrata nella parrocchiale di Sgurgola giovedì scorso, 29 giugno: «Il parroco, chiunque esso sia, rappresenta l’unità della comunità attorno all’altare e alla Parola di Dio. Il sacerdote è un tesoro che ci viene dato, è la presenza di Gesù che cambia il mondo, perché l’amore di Gesù, la speranza che ci dona, rappresentano un tesoro. E il sacerdote è anche il ministro di questa speranza», ha sottolineato Spreafico non prima di aver ringraziato per il suo servizio don Santucci «sempre allegro e simpatico» e sull’altare a concelebrare con il vescovo e con i confratelli don Marcello Coretti, don Claudio Pietrobono e don Bruno Durante arrivati da Anagni per festeggiarlo, oltre a padre Efrain e padre Alberto.
Monsignor Spreafico nel corso dell’omelia si è soffermato anche sulle figure di Pietro e Paolo, di cui la Chiesa fa memoria proprio il 29 giugno: «Pietro era un pescatore della Galilea e decise di seguire Gesù, pur con tutti i suoi limiti. Era un po’ una testa dura, come noi che ascoltiamo soltanto noi stessi, ma quel giorno capì che Gesù era un uomo speciale, con quelle domande: la gente chi dice che io sia? E voi, chi dite che io sia? E noi, ci chiediamo chi è Gesù e cosa ci entra con la nostra vita? In un mondo in cui ognuno pensa di cavarsela da solo, come dice papa Francesco, tutti noi dovremmo chiederci qual è la presenza di Gesù nella nostra giornata. Paolo di Tarso invece era un uomo colto, aveva studiato, ma capisce che Gesù era la risposta a quello che cercava e accoglie la sua luce come una missione nel mondo di allora. E così vennero costruite delle comunità in cui non c’era nessuna distinzione: questa è la grande forza del cristianesimo, e dovrebbe esserlo anche ora», ha ribadito il vescovo, introducendo proprio quest’ultimo concetto: «Se noi non siamo comunità, non siamo cristiani. E invece oggi non ci ascoltiamo, non ci sopportiamo, non costruiamo delle comunità. Oggi si fa tanta fatica a vivere insieme, mentre il cristianesimo unisce, rende comunità, e questa è la nostra forza», ha chiosato monsignor Spreafico, cogliendo anche l’occasione per salutare le decine di stranieri presenti in chiesa e provenienti da Perù, Nigeria, Argentina e altre nazioni, insediatisi da anni a Sgurgola e perfettamente integrati in questo paese di 2500 abitanti, grazie anche all’operato di don Agostino Santucci che li ha subito accolti, anche mettendo loro a disposizione un sacerdote per una Messa in lingua inglese che viene celebrata ogni domenica a mezzogiorno.
E tra i canti ottimamente eseguiti dal coro parrocchiale e il servizio all’altare prestato con attenzione da alcuni bambini del paese, don Agostino Santucci alla fine ha voluto brevemente ringraziare (ma un’intervista-chiacchierata con don Santucci si può leggere sul sito www.diocesianagnialatri.it) il vescovo e tutti i presenti «di questa comunità che ho sentito e sento vicina: continuiamo insieme per avvicinarci al Signore». E non a caso, in maniera più che simbolica, all’ex parroco la comunità ha voluto donare un paio di sandali, auspicio proprio di un cammino da proseguire insieme, mentre l’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Antonio Corsi, ha donato una targa-ricordo al sacerdote, poi festeggiato anche con un bel momento conviviale nell’ex asilo del paese.
di Igor Traboni