Sono le 8.30 del 29 aprile 2023, eccoci pronti a Pian delle Faggete per camminare insieme verso la vetta del Monte Semprevisa nel ricordo di due giganti della nostra storia.
In tanti, giovani e adulti, insieme, in cammino tra le vette dei nostri territori, come tante volte abbiamo fatto con padre Mario Rosin, gesuita, e don Giuseppe Ghirelli. La presenza di molti familiari di don Giuseppe Ghirelli e di tanti amici di Anagni, Alatri, Carpineto, Piglio e di altre località, dopo una bella escursione ha riempito la cima.
Alle 11.30 la Messa celebrata da don Francesco Frusone, che si è unito a noi durante il cammino, e ci ha proposto l’omelia in modo sinodale con il metodo della conversazione spirituale, dove tutti, in religioso silenzio e al cospetto del cielo quasi rapiti dall’atmosfera, abbiamo ascoltato sia l’omelia stessa chele testimonianze in ricordo dei nostri amici sacerdoti ed un pensiero inviatoci da don Domenico Pompili, ora vescovo a Verona.
Francesco Iovino, che negli anni giovanili è stato uno dei giovani a contatto con padre Rosin, ci ha ricordato la sua figura e la capacità di ascolto nel giorno in cui ricorreva il XXXII anniversario della sua salita al cielo che lo colse al suo posto, nel confessionale del Collegio Leoniano di Anagni, in quella mattinata del 29 aprile 1991. Quel giorno diverse generazioni di giovani si sono ritrovati senza un padre, infatti, egli era proprio il padre spirituale di tantissimi giovani della nostra diocesi.
Le sue meditazioni nei Campi scuola di Azione Cattolica, negli Esercizi spirituali, negli incontri con i giovani hanno lasciato tracce indelebili nel cuore dei tanti che lo hanno conosciuto e restano attuali anche oggi a distanza di anni; quanti lo hanno conosciuto, nel tempo ne hanno curato la memoria con la pubblicazione di diversi suoi scritti e seguitano a ricordarlo per il tanto bene che ha elargito a piene mani senza risparmiarsi.
Il vescovo Domenico Pompili nel suo messaggio ascoltato durante la Messa ci ha ricordato che don Giuseppe Ghirelli è stato uno dei frutti più riusciti di padre Rosin, sottolineando come tra i due il legame fosse più che solido e di come li unisse anche l’amore per la montagna.
Giorgio, il nipote di don Giuseppe, ha preso la parola in un clima di profonda commozione, per leggere alcuni pensieri, che il nostro don aveva scritto nel corso degli ultimi anni vissuti tra la missione in Etiopia e il ritorno in Italia:
“Incomincio a rendermi conto che ciò che veramente conta è aprirsi all’ascolto dell’altro per imparare e ricevere, mettendo da parte se stessi e quello che noi possiamo dire o dare. La missione è innanzitutto un andare incontro, un muoversi verso l’altro, un ascoltare l’altro per servirlo e accompagnarlo, nella situazione in cui si trova, fargli conoscere Gesù che solo è in grado di illuminare tutte le situazioni della vita”. (17/10/2013)
“Come spesso accade quando si va in montagna la “prima appettata” è sempre quella più dura, poi si fa il fiato, si continua a salire e tutto sembra più facile. Sembra. Perché la salita c’è sempre ed è necessario non dimenticare LA META da raggiungere. Il mio cammino continua, guardo avanti”. (14/4/2014)
“Mi sembra di essere tornato indietro di 40 anni, quando al campeggio pioveva e si stava sotto le tende. Dovete sapere che la casa dei missionari ha il tetto in lamiera, così quando piove si risente il tintinnio familiare che ci accompagnava mentre si rimaneva in tenda in attesa che spiovesse”. (16/05/2015)
“I laici come sapete bene, nella vita della Chiesa sono insostituibili, senza di loro il Vangelo non può entrare in dialogo col mondo”. (22/11/2016)
“Sapete bene che la chiesa di Adaba in Etiopia, dove sono stato parroco per sei anni, è stata dedicata alla Santissima Trinità ponendo nell’abside della stessa chiesa l’icona della Trinità di Vallepietra dando vita ad un gemellaggio tra l’Antica Chiesa di Anagni Alatri e la giovane Chiesa di Robe. Ora si tratta di far crescere la comunione tra le nostre due Chiese”. (29/12/2020)
“Io ho seminato (spero bene!!!). Lui porterà a compimento”. (30/12/2019)
Al termine della Messa ci siamo recati in processione presso una roccia, vicino alla vetta, dove la sorella di don Giuseppe ha scoperto una targa, in sua memoria, che in epigrafe riportava la frase utilizzata dal Vescovo Emerito Lorenzo Loppa nel giorno del suo funerale: “Buono come il pane, solido come la roccia”.
Abbiamo concluso la mattinata, sotto una leggera pioggerellina, in amicizia, condividendo il cibo che ognuno aveva portato.
Al termine, tra abbracci e saluti siamo tornati a casa felici della giornata trascorsa, nel ricordo, bello, di due figure, che hanno accompagnato per tantissimi anni il cammino di generazioni di fedeli e con l’impegno di proseguire il cammino tracciato.
L’impegno preso è che continueremo a sostenere la giovane Chiesa di Adaba in Etiopia con il progetto “Quante stelle”, tanto caro a tutti noi e a don Giuseppe che lo aveva ispirato, con lo stile di amicizia, condivisione e ascolto, eredità preziosa che i nostri cari sacerdoti ci hanno lasciato.
di Massimo Cerasaro e Giorgio Minella
(nelle foto: un momento della giornata, della Messa celebrata da don Francesco Frusone, la targa-ricordo apposta sul monte e una vecchia foto con don Peppe Ghirelli e padre Mario Rosin)