Martedì 8 aprile la classe terza media di Vico nel Lazio, dell’Istituto Comprensivo di Guarcino, ha svolto una lezione particolare: durante l’ora di religione nelle settimane precedenti, insieme al loro insegnante Gabriele Ritarossi, gli alunni, affrontando il tema del perdono, hanno dato vita ad un interessante confronto sul senso e il significato del perdono. Analizzando fatti di cronaca, miti greci, testi sacri del cristianesimo ed ebraismo; sono pertanto nate molte domande attorno al perdono, alla sua attuazione, alla difficoltà che questo chiede, fino al confronto con la Legge in riferimento a casi presentati. Così, i ragazzi si sono affascinati al tema e hanno presentato diverse domande :”Ma come fa un avvocato a difendere, ad esempio, un assassino? O un giudice a giudicare con una legge, ad esempio, lacunosa?. “Qual è il confine tra giustizia e vendetta o tra perdono e colpa?” I temi meritavano un ulteriore approfondimento.
Così al professor Ritarossi è balzato in mente di fare confrontare i ragazzi con un avvocato e, nella fattispecie, con Francesco Severa che svolge anche attività di ricerca in Diritto pubblico presso l’Università La Sapienza di Roma, dove svolge anche attività di Dottorato. Severa ha così risposto positivamente alla richiesta di tenere una lezione e il suo colloquio con i ragazzi è iniziato con l’esposizione della tragedia sofoclea di Antigone, costretta a scegliere tra la legge della città, che le imponeva di lasciare insepolto il corpo di suo fratello, e la legge del cuore, il suo naturale senso di giustizia, che invece le comandava di dargli una dignitosa sepoltura. Scelse la seconda, assumendosi tutte le conseguenze di quella decisione. In questo racconto c’è tutto il senso della cultura giuridica occidentale: il tentativo di non lasciare il diritto all’arbitrio del potere, ma di farlo coincidere con il senso di giustizia della comunità. Nella nostra Costituzione, è scritto all’articolo 27, comma 3, che le pene che conseguono a una condanna penale non possono essere contrarie “al senso di umanità” e devono tendere “alla rieducazione del condannato”. E l’avvocato ha innanzitutto questo compito: assicurarsi, anche davanti ai casi più efferati, che questo principio supremo si realizzi in concreto, che sia sempre rispettata e resa viva questa formula di “perdono civile”, che guarda al carcere come a un veicolo di reinserimento. Durante la lezione gli scambi con i ragazzi sono stati molti, anche stimolati dalla lettura di alcuni articoli della Carta e del Codice penale.
Questi momenti possono davvero essere utili ai ragazzi per costruire una coscienza giuridica, anche solo essenziale, fondamento imprescindibile per svolgere consapevolmente un ruolo nella società.