Il vescovo a Tv2000: Le nostre comunità pietre vive di speranza. Leggi l’articolo e rivedi la puntata

22 Maggio 2025

Il vescovo a Tv2000: Le nostre comunità pietre vive di speranza. Leggi l’articolo e rivedi la puntata

Il vescovo Ambrogio Spreafico è stato ospite, mercoledì 21 maggio, della trasmissione “In cammino” su Tv2000, per una puntata sul senso delle comunità, da quelle che festeggiano un certo tratto di vita a quelle nuove. E così si è partiti proprio dalle celebrazioni per i 30 anni di consacrazione della chiesa di Tecchiena Castello, in diocesi di Anagni-Alatri, mentre in collegamento da Torino ha partecipato il vescovo ausiliario Alessandro Giraudo, per dar conto della gioia di una nuova chiesa costruita in località La Loggia.

Partendo quindi proprio dalla chiesa di Tecchiena Castello, e in risposta alle domande del conduttore Enrico Selleri, il vescovo Spreafico ha ribadito l’importanza di continuare a custodire le chiese «perché è il luogo dove vive la comunità e la Chiesa tutta vive perché c’è un popolo, qualcuno che la guida e insieme agli altri costituisce un segno molto eloquente, in questo tempo difficile. Nessuno di noi è primo ma siamo fratelli e sorelle davanti al Signore che ci rende una comunione».

Il conduttore ha quindi ricordato un passaggio dell’omelia di Spreafico a Tecchiena Castello (“essere comunità oggi è scelta coraggiosa e controcorrente”)  e il vescovo ha ribadito il concetto:  «Controcorrente perché siamo in un mondo frammentato, dove prima viene “io”, e invece davanti al Signore riscopriamo la bellezza di essere un “noi”, insieme, amici, fratelli e sorelle che condividono un percorso comune, pur nella loro diversità. Questo è un grande segno per il mondo di oggi, un dono che ci viene fatto e che dobbiamo imparare a vivere;  ce lo ha detto anche papa Leone nella liturgia di inizio pontificato e poi nel suo stemma: essere in Lui, uniti. E’ una grande cosa, il grande sogno di Dio che noi ci impegniamo a realizzare nelle nostre comunità. La Chiesa oggi è rimasta tra le poche realtà che mostra ancora come è bello essere insieme, essere segno in un contesto, in una storia; non viviamo solo per noi, non dobbiamo fare le “chiesuole”:  la chiesa è un luogo che comunica un sentire, una speranza, deve parlare al mondo. E oggi c’è bisogno di un amore che diventa unità, comunione, e che incontra i tanti bisogni di chi fa parte delle nostre comunità, di chi viene bussare alle nostre porte e le nostre chiese devono avere porte aperte alla carità, alla solidarietà. E devo dire che questo c’è in molte nostre comunità». Ma la chiesa di mattoni ha senso se ci sono pietre vive: «Se uno ascolta il Signore che parla, la Parola di Dio rende viva la pietra, ti rende umano il cuore, di fa rispondere agli altri con gentilezza, ascoltare, dialogare, quindi diventi vivo, comunichi il senso della vita. Noi siamo chiamati a comunicare la speranza, è un grande dono che ci viene fatto ogni giorno e che siamo chiamati a comunicare nella vita quotidiana, laddove siamo, a partire dalle nostre comunità».

Ma è anche importante che le nostre chiese siano belle, curate, accoglienti, perché, ha rimarcato il vescovo, «un luogo bello richiama la bellezza di Dio che dovrebbe inondare la nostra umanità, renderci capaci di cogliere in ognuno la bellezza, perché in ognuno è immagine e somiglianza di Dio. Pensate: se noi vivendo avessimo un’idea di questa bellezza che vive nell’umanità, nel luogo dove noi siamo, nelle persone che incontriamo, magari nascosta dal male, da sofferenza e fatica. Ma noi siamo chiamata a far emergere la luce di Dio in ognuno. E i poveri sono dei maestri in questo».

Riandando alla celebrazione per i 30 anni di Maria Santissima Regina a Tecchiena Castello, il conduttore ha infine chiesto a Spreafico se questi momenti di festa non costituiscono anche un rinnovare l’attaccamento alla propria terra, alla propria chiesa e al proprio Pastore: «Sì, anche perché il Pastore è segno di unità, di comunione e condivisione; siamo pastori perché c’è un popolo, per servire. La  Lumen gentium inizia parlando proprio di popolo,  poi viene la gerarchia; la rivoluzione conciliare è anche questa. Oggi qualche volta ci fossilizziamo solo su chi viene, ma ci sono tanti che vengono raramente ma sono parte di questo popolo.  Come parlare anche a loro, come raggiungerli, come non considerare nessuno estraneo? Ci vuole la pazienza dell’ascolto, di momenti che mettono insieme, che fanno vivere la comunità, che la rendono un popolo di gente che cammina insieme, che si vuole bene, che si dà una mano. Che è il sogno di Dio per l’umanità».

di Igor Traboni

A questo link potete rivedere la puntata:

https://www.play2000.it/detail/18?episode_id=18045&season_id=728

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