Il saluto e il “grazie” del Vescovo Ambrogio

2 Luglio 2025

Il saluto e il “grazie” del Vescovo Ambrogio

Carissimi e carissime,

vi ringrazio di essere qui per questo momento particolare per una diocesi: l’annuncio della nomina da parte del Santo Padre Leone del nuovo vescovo delle Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino e di Anagni-Alatri, unite in persona episcopi. Questo mostra sempre la paternità della Chiesa, nostra madre, che si preoccupa che tutto avvenga nell’unità e nella comunione, come papa Francesco ha più volte evidenziato soprattutto da quando ci ha fatto pellegrini di speranza con il Cammino sinodale. Sono vescovo della Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino dal luglio 2008 e di Anagni Alatri solo dal gennaio 2023. Conosco credo tutti voi personalmente. Con molti di voi, a partire dai sacerdoti, dai diaconi, dai consacrati e dalle consacrate, con i quali esiste un rapporto più frequente, ho avuto modo di lavorare insieme nella reciproca fiducia. Ho sempre apprezzato la sincerità, al di là delle normali differenze di opinioni che fanno la nostra ricchezza, senza la quale non si può mai costruire un rapporto fraterno che concorra al bene di tutti e non anzitutto al proprio. Anzi, chi si impegna per il bene altrui fa sempre anche il suo. Al contrario, l’io su cui a volte ci concentriamo, non fa che il nostro male oltre a quello degli altri. Vi ringrazio per l’affetto che molti di voi hanno nutrito per me, nonostante i miei limiti. Qui nel lavoro comune e a Fiuggi, ho trovato persone che sanno lavorare insieme mettendo a frutto le proprie capacità, ma soprattutto aiutandosi e facendosi aiutare, mostrando che solo lavorando insieme con impegno e gentilezza, si possono raggiungere i propri obiettivi.

   Grazie, perché insieme abbiamo davvero realizzato cose belle, degne di una vera comunità di intenti che si preoccupa di mettere a frutto le proprie competenze e talenti. Penso al grande impegno della Caritas, insieme a Diaconia, per i poveri, i migranti, gli anziani, i senza fissa dimora, i diversamente abili. E quanto è importante la presenza continua nel Carcere. Le Aggregazioni e movimenti laicali hanno contribuito con i loro carismi in tanti modi a rendere il Vangelo parola che irradia amore, compassione, cura degli altri, insieme al fondamento della preghiera. La mensa per i poveri, la cura degli anziani, l’impegno con i giovani, ne sono un esempio. Penso all’impegno e alla fantasia creativa dei responsabili dei Beni Culturali ed edilizia di Culto, perché avete reso il vostro impegno comunicativo, non chiuso negli edifici di cui siete custodi. Una fede che diventa cultura è oggi più che mai indispensabile. Potrei dire molto di tutti i responsabili degli uffici di curia, dalla Scuola alla Liturgia, alla catechesi, alla scuola dei ministeri, all’impegno per la Pastorale giovanile e vocazionale, all’ufficio pellegrinaggi, al prezioso impegno dei Cancellieri e del Tribunale. Insomma, grazie a tutti voi. Non posso non ringraziare l’economato e gli economi, da don Mauro e da ultimo Marco Arduini e Stefano Ambrosi, che ci hanno aiutato ad ogni livello a ristabilire anzitutto delle regole generali di amministrazione e di gestione dei beni mobili e immobili, senza cui non si può andare avanti e conservare il patrimonio che abbiamo ereditato e di cui nessuno è padrone, sempre con uno sguardo al futuro. L’IISC ha seguito con competenza tutti i cambiamenti e le necessità dei sacerdoti delle due diocesi. Grazia anche a voi. Grazie Roberta, che negli anni con competenza, pazienza e soprattutto riservatezza, hai curato il lavoro di segreteria senza risparmiarti. Lo stesso devo dire di Antonella, anche se solo da pochi anni. Infine permettetemi di dire un grazie particolare a Mons Giovani Di Stefano, don Nino, che mi ha coadiuvato per molti anni come Vicario Generale, accettando di rimanere almeno fino al termine del mio mandato, nonostante la fatica dell’età. La tua saggezza e le tue relazioni paterne con i sacerdoti sono stati un dono prezioso. Grazie a anche a don Alberto Ponzi, che tra la Santissima e altro mi ha aiutato a entrare con rispetto e affetto nella Diocesi di Anagni-Alatri.

   Credo, cari amici, di avere cercato in coscienza di impegnarmi per il bene di questa terra, che, come spesso dico, è bella ma anche tanto sofferente per l’incuria e gli egoismi così diffusi anche oggi. Ho voluto bene alla Ciociaria, ho cercato di rispondere a ciò di cui era necessario, sforzandomi di rendere il nostro ricco patrimonio di fede e cultura, ereditate dal passato, vive anche oggi, capaci di comunicare quell’umanesimo biblico che riscopro ogni volta che mi chino sulle pagine del Sacro Testo. Ringrazio per questo le autorità civili e militari, a cominciare dal Prefetto, con le quali ho sempre cercato di costruire un rapporto sincero in vista del bene comune, mai rinunciando a dire la mia, o meglio, a dire la nostra come Chiesa, facendoci sempre e ovunque partigiani dei poveri e dei deboli, oltre che della salvaguardia della bellezza del creato. Questo nessuno ce lo potrà mai togliere! E se qualche volta abbiamo esagerato, capirete che la Chiesa è anche profetica, soprattutto quando si tratta della difesa dei poveri e del loro diritto a vivere con dignità.

   Infine, cari sacerdoti, spero che porterete nel cuore almeno l’impegno e la passione con cui ho cercato di farvi innamorare delle Sante Scritture, come luogo di incontro con l’umanità del Dio Trinità, che si è fatto Parola per noi e con noi, affidandoci allo Spirito di verità non per affermare le nostre piccole verità, usate a volte per difendere noi stessi senza sincerità, ma l’unica verità lì custodita e trasmessa dalla tradizione della Chiesa come un patrimonio di vita e di cultura. Essa chiede di essere rinnovata nel tempo in cui siamo, tempo della forza, che si impone ovunque con violenza e prepotenza, con l’unico interesse che è se stessi, il proprio io o il proprio gruppo, qualunque esso sia. Vorrei affidarvi le parole che papa Leone ha rivolto ai sacerdoti nella Giornata della Santificazione sacerdotale: “In un mondo segnato da tensioni crescenti, anche all’interno delle famiglie e delle comunità ecclesiali, il sacerdote è chiamato a promuovere la riconciliazione e generare comunione. Essere costruttori di unità e di pace significa essere pastori capaci di discernimento, abili nell’arte di comporre i frammenti di vita che ci vengono affidati, per aiutare le persone a trovare la luce del Vangelo dentro i travagli dell’esistenza; significa essere saggi lettori della realtà, andando oltre le emozioni del momento, le paure e le mode; significa offrire proposte pastorali che generano e rigenerano alla fede costruendo relazioni buone, legami solidali, comunità in cui brilla lo stile della fraternità. Essere costruttori di unità e di pace significa non imporsi, ma servire. In particolare, la fraternità sacerdotale diventa segno credibile della presenza del Risorto tra di noi quando caratterizza il cammino comune dei nostri presbiteri”.

   La Parola di Dio ci aiuti a immaginare la pace, ci dia speranza, forza di amore, perché ognuno di noi non si chiuda in se stesso impaurito o rassegnato, ma forte dello Spirito di Dio, sia sempre custode del fratello, amico di tutti, soprattutto dei poveri. Le nostre comunità siano case dove accogliere, curare, amare. Siamo sempre dalle porte aperte a tutti. Il mondo ha bisogno di Dio e noi ne siamo testimoni.

   Chiedo a tutti voi di accogliere con affetto e rispetto il nuovo Vescovo, che conosco da quando eravamo insieme nella Commissione CEI per l’ecumenismo e il dialogo. Come ogni vescovo, chiunque sia, è portatore dell’unità della Chiesa non di quello che ognuno di noi vorrebbe, umiliando a volte la paternità a cui siamo affidati per volontà del Santo Padre. Auguri di ogni bene, cara Eccellenza. Il nostro popolo ti aspetta con gioia.

Il vescovo Ambrogio

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