Pellegrinaggio giubilare interdiocesano: l’omelia del vescovo Ambrogio

Sorelle e fratelli, ringrazio tutti voi per essere qui insieme come pellegrini, che hanno desiderato condividere questo momento così bello: passare la Porta santa di questa Basilica proprio in questo tempo, che ha visto accorrere tanta gente attorno al Successore di Pietro: prima per la morte di papa Francesco e poi per l’attesa e l’elezione del suo successore: Leone XIV. Questa attesa, questa convocazione così numerosa, ci mostra le tante attese del mondo: attese di parole di pace, di speranza, amore. Ero qui anche domenica mattina, quando papa Leone ha dato inizio al suo pontificato. Le sue parole ci richiamano all’essenziale della vita di ogni discepolo di Gesù: un amore che raggiunge tutti. Ha detto: “Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno. E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace. Questo è lo spirito missionario che deve animarci, senza chiuderci nel nostro piccolo gruppo né sentirci superiori al mondo; siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo”. Cari fratelli e sorelle, siamo qui per questo: perché si realizzi sempre di più ciò che papa Francesco ci ha chiamato a vivere e che abbiamo cercato di fare nostro nello spirito del Concilio e della Evangelii gaudium: essere una Chiesa in uscita che ascolta tutti e parla a tutti, non delle chiesuole che si accontentano delle loro pur belle tradizioni, senza passione e senza amore. Abbiamo ascoltato nella prima lettura dagli Atti degli Apostoli la passione di Paolo perché il Vangelo di Gesù morto e risorto potesse raggiungere tutti, al di là di confini religiosi, etnici e geografici. Timoteo, un grande collaboratore dell’Apostolo, era figlio di una giudea credente e di un padre greco, che certo non credeva nel Dio di Gesù Cristo. Eppure Timoteo aveva ascoltato il Vangelo, che lo aveva cambiato e fatto diventare a sua volta missionario, perché il Vangelo cambia la vita e la storia. Sorelle e fratelli: abbiamo anche ascoltato che Paolo ebbe una visione mentre era in Asia Minore: “Era un Macedone che lo supplicava: Vieni in Macedonia e aiutaci!” Era la chiamata a passare un confine, ad andare verso un altro mondo, quello che aprì le porte del Vangelo all’Europa. Andare oltre, superare i confini e i pregiudizi che dividono dagli altri. Quanti mondi non consociamo e non frequentiamo. In questi anni, soprattutto durante il cammino sinodale, abbiamo cercato di incontrare alcuni di questi mondi fuori dalle nostre abituali riunioni e celebrazioni. Ma rimangono altri mondi che non consociamo, che non abbiamo mai avvicinato per pigrizia, abitudine, paura, forse anche per un giudizio negativo. Penso ad esempio ai giovani o agli immigrati della nostra Chiesa, che si vedono così poco nelle nostre comunità. Penso a chi dice di non credere o si è allontanato dalla Chiesa, ma desidera fare del bene e non trova nessuno che gli indichi una strada. Loro ci aspettano, ci chiamano, hanno bisogno di noi, di quel Vangelo che porta luce, pace, amore. Noi lo abbiamo ricevuto. Lo custodiamo e lo celebriamo nelle nostre comunità. La sua parola ci dona felicità, ci da speranza, indica una via di umanità da percorrere ogni giorno. Su questa via incontriamo tanti. Come quel funzionario della regina di Etiopia, di cui ci hanno parlato gli Atti degli Apostoli in questo tempo, che incontrò il diacono Filippo, che si fermò, salì sul suo carro, camminò con lui e lo aiutò a capire ciò che leggeva. Tanti hanno bisogno che qualcuno si accosti loro, salga sul loro carro, cioè si avvicini alla loro vita, per dare risposte alle tante domande, ai dubbi, alle incertezze, al dolore, al pessimismo che segnano spesso la vita. Non dire: non sono preparato, non tocca a me, non ho tempo, non so cosa fare. Sei qui con questo popolo: il Signore ti parla, non tirarti indietro. Gesù ha fiducia in te. Sogna con lui un mondo più umano, pacifico, fraterno! Lo Spirito di Dio ti guiderà e ti insegnerà le parole da dire e i gesti da compiere. E da questo luogo, segno di unità e di comunione attorno alla Cattedra di Pietro, saremo guidati da papa Leone a vivere sempre e ovunque come sorelle e fratelli, insieme, abbracciati dal grande amore di Dio, che non finirà mai. Affidiamoci al Signore, affidiamogli le nostre diocesi e la terra da cui veniamo, il mondo intero, perché il Vangelo della pace vinca l’odio e la violenza, e si torni a vivere in armonia. Ce lo ha ripetuto papa Leone in questi giorni e noi proprio qui ci impegniamo solennemente a viverlo e a condividerlo con tutte le nostre comunità e con il popolo che abita la nostra terra e le nostre diocesi. Lo chiediamo insieme al Signore con la gioia di essere stati raggiunti dalla sua misericordia passando la Porta santa e di avere gustato la bellezza di essere suo popolo, la comunità riunita nel suo nome dallo Spirito Santo in questo pellegrinaggio giubilare. Viviamo allora tutti come pellegrini e missionari di speranza! Amen!
Il vescovo a Tv2000: Le nostre comunità pietre vive di speranza. Leggi l’articolo e rivedi la puntata

Il vescovo Ambrogio Spreafico è stato ospite, mercoledì 21 maggio, della trasmissione “In cammino” su Tv2000, per una puntata sul senso delle comunità, da quelle che festeggiano un certo tratto di vita a quelle nuove. E così si è partiti proprio dalle celebrazioni per i 30 anni di consacrazione della chiesa di Tecchiena Castello, in diocesi di Anagni-Alatri, mentre in collegamento da Torino ha partecipato il vescovo ausiliario Alessandro Giraudo, per dar conto della gioia di una nuova chiesa costruita in località La Loggia. Partendo quindi proprio dalla chiesa di Tecchiena Castello, e in risposta alle domande del conduttore Enrico Selleri, il vescovo Spreafico ha ribadito l’importanza di continuare a custodire le chiese «perché è il luogo dove vive la comunità e la Chiesa tutta vive perché c’è un popolo, qualcuno che la guida e insieme agli altri costituisce un segno molto eloquente, in questo tempo difficile. Nessuno di noi è primo ma siamo fratelli e sorelle davanti al Signore che ci rende una comunione». Il conduttore ha quindi ricordato un passaggio dell’omelia di Spreafico a Tecchiena Castello (“essere comunità oggi è scelta coraggiosa e controcorrente”) e il vescovo ha ribadito il concetto: «Controcorrente perché siamo in un mondo frammentato, dove prima viene “io”, e invece davanti al Signore riscopriamo la bellezza di essere un “noi”, insieme, amici, fratelli e sorelle che condividono un percorso comune, pur nella loro diversità. Questo è un grande segno per il mondo di oggi, un dono che ci viene fatto e che dobbiamo imparare a vivere; ce lo ha detto anche papa Leone nella liturgia di inizio pontificato e poi nel suo stemma: essere in Lui, uniti. E’ una grande cosa, il grande sogno di Dio che noi ci impegniamo a realizzare nelle nostre comunità. La Chiesa oggi è rimasta tra le poche realtà che mostra ancora come è bello essere insieme, essere segno in un contesto, in una storia; non viviamo solo per noi, non dobbiamo fare le “chiesuole”: la chiesa è un luogo che comunica un sentire, una speranza, deve parlare al mondo. E oggi c’è bisogno di un amore che diventa unità, comunione, e che incontra i tanti bisogni di chi fa parte delle nostre comunità, di chi viene bussare alle nostre porte e le nostre chiese devono avere porte aperte alla carità, alla solidarietà. E devo dire che questo c’è in molte nostre comunità». Ma la chiesa di mattoni ha senso se ci sono pietre vive: «Se uno ascolta il Signore che parla, la Parola di Dio rende viva la pietra, ti rende umano il cuore, di fa rispondere agli altri con gentilezza, ascoltare, dialogare, quindi diventi vivo, comunichi il senso della vita. Noi siamo chiamati a comunicare la speranza, è un grande dono che ci viene fatto ogni giorno e che siamo chiamati a comunicare nella vita quotidiana, laddove siamo, a partire dalle nostre comunità». Ma è anche importante che le nostre chiese siano belle, curate, accoglienti, perché, ha rimarcato il vescovo, «un luogo bello richiama la bellezza di Dio che dovrebbe inondare la nostra umanità, renderci capaci di cogliere in ognuno la bellezza, perché in ognuno è immagine e somiglianza di Dio. Pensate: se noi vivendo avessimo un’idea di questa bellezza che vive nell’umanità, nel luogo dove noi siamo, nelle persone che incontriamo, magari nascosta dal male, da sofferenza e fatica. Ma noi siamo chiamata a far emergere la luce di Dio in ognuno. E i poveri sono dei maestri in questo». Riandando alla celebrazione per i 30 anni di Maria Santissima Regina a Tecchiena Castello, il conduttore ha infine chiesto a Spreafico se questi momenti di festa non costituiscono anche un rinnovare l’attaccamento alla propria terra, alla propria chiesa e al proprio Pastore: «Sì, anche perché il Pastore è segno di unità, di comunione e condivisione; siamo pastori perché c’è un popolo, per servire. La Lumen gentium inizia parlando proprio di popolo, poi viene la gerarchia; la rivoluzione conciliare è anche questa. Oggi qualche volta ci fossilizziamo solo su chi viene, ma ci sono tanti che vengono raramente ma sono parte di questo popolo. Come parlare anche a loro, come raggiungerli, come non considerare nessuno estraneo? Ci vuole la pazienza dell’ascolto, di momenti che mettono insieme, che fanno vivere la comunità, che la rendono un popolo di gente che cammina insieme, che si vuole bene, che si dà una mano. Che è il sogno di Dio per l’umanità». di Igor Traboni A questo link potete rivedere la puntata: https://www.play2000.it/detail/18?episode_id=18045&season_id=728
“Se l’amore è amore!”: ad Anagni una super serata per i maturandi

Una super serata per i giovani studenti maturandi si svolgerà ad Anagni martedì 17 giugno (oratorio Pier Giorgio Frassati, ore 19), organizzata dall’Ufficio catechistico diocesano, dalle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, dall’oratorio Pier Giorgio Frassati, dall’Azione Cattolica diocesana e con il patrocinio del Comune di Anagni. “Notte prima degli esami – Se l’amore è amore!” è il titolo della kermesse, ripreso dalla nota canzone di Antonello Venditti, resa ancor più famosa dall’omonimo film, una pellicola che ha 19 anni e quindi coetanea dei nostri giovani maturandi. Un po’ tutti abbiamo cantato quella canzone, con il motivo che poi continua significativamente così: “Ma quanti amici ho intorno…”. Una serata, dunque, anche nel segno dell’amicizia tra giovani, con il programma che prevede un momento iniziale di introduzione e condivisione e quindi una preghiera sul tema “E sarà sempre amore”, con benedizione delle due penne, che serviranno poi per le due prove scritte d’esame, che ogni partecipante dovrà portare, prima della cena insieme e di un momento musicale. Le iscrizioni sono già aperte, c’è tempo fino al 31 maggio, con tutti i contatti utili che trovate nel manifesto.
Patrimonio culturale e ruolo delle comunità locali: convegno della Rete Trisulti Bene Comune

Anche il vescovo di Anagni-Alatri, monsignor Ambrogio Spreafico, interverrà martedì 3 giugno (Accademia Belle Arti, Palazzo Tiravanti, Frosinone, ore 18.30) al convegno dal titolo “Il ruolo delle comunità locali nel governo del patrimonio culturale. Dalla Costituzione alla Convenzione di Faro”, organizzato dalla Rete Trisulti Bene Comune. E anche di Trisulti, ma non solo, si parlerà in questo appuntamento che avrà come ospite d’onore il prof. Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena e, in collegamento online, Mario Schwetz, direttore della sede italiana del Consiglio d’Europa. Oltre a Spreafico, interverranno Maria Elena Catelli, presidente della Rete Trisulti Bene Comune; Loredana Finicelli, docente di Storia dell’Arte; Loredana Rea, docente di Storia dell’Arte; mentre Stefania Di Marco, direttore dell’Accademia di Belle Arti, porterà i saluti della prestigiosa istituzione culturale frusinate. Modera i lavori la giornalista Paola Rolletta. Ma è interessante vedere come, attraverso i social, la Rete Trisulti Bene Comune presenta le finalità e gli obiettivi di questo incontro: “Il patrimonio culturale è vivo solo se condiviso. La partecipazione delle comunità nella gestione del patrimonio culturale non è un’opzione, ma una necessità. Coinvolgere le persone rafforza il senso di appartenenza, alimenta il rispetto per la storia comune e ne favorisce la trasmissione alle future generazioni. Quando si parla di beni artistici, è fondamentale attivare le comunità locali: solo così si può garantire una cura e una valorizzazione più consapevole e autentica. Spesso, infatti, una gestione centralizzata rischia di essere distante, incapace di cogliere appieno il significato di questi beni, o intrappolata in logiche burocratiche poco funzionali”.
La Confraternita di Vallepietra al Giubileo: il culto della Santissima per le strade di Roma e nei cuori del mondo

Anche la Confraternita della Santissima Trinità di Vallepietra ha partecipato, nello scorso fine settimana, al Giubileo delle Confraternite che si è tenuto a Roma, vivendolo nell’accezione più piena del significato, ovvero come un’esperienza di fede e comunione. Lasciamo però che sia Paolo De Santis, Priore della Confraternita, a raccontare quanto avvenuto e vissuto a Roma, ringraziandolo per questo prezioso contributo, pubblicato anche sulle pagine social della Confraternita: «Il 17 maggio 2025 resterà una data impressa nei cuori dei confratelli e delle consorelle della Confraternita della Santissima Trinità. In occasione del Giubileo delle Confraternite, abbiamo avuto l’onore e la responsabilità di rappresentare tutte le compagnie legate al culto della Trinità, partecipando alla solenne processione a Roma. Fin dalle prime ore del mattino, la Capitale è stata invasa da migliaia di confraternite provenienti da ogni parte del mondo: una moltitudine di mantelli colorati, stendardi, simboli sacri, tradizioni e accenti diversi, tutti uniti sotto il segno della fede. Il nostro stendardo ha sfilato con orgoglio lungo le vie romane, portando con sé il cuore del Santuario della Santissima Trinità di Vallepietra, un luogo che per tanti è casa spirituale e simbolo di identità religiosa. È stato sorprendente e commovente constatare quante persone, anche straniere, conoscessero il nostro Santuario. In tantissimi si sono avvicinati per chiedere informazioni, scattare una foto con lo stendardo, condividere un ricordo o semplicemente per ringraziare. L’affetto e la curiosità della gente ci hanno profondamente toccato, confermando quanto il nostro Santuario sia un vero patrimonio immateriale, non solo per Vallepietra, ma per l’intera comunità dei fedeli. Intonare l’inno della Trinità per le strade di Roma, e vedere confraternite di altri Paesi – persino non italiane – unirsi al nostro canto è stato uno dei momenti più toccanti della giornata. Un’emozione che difficilmente potrà essere espressa a parole. Abbiamo camminato con fede e devozione fino al Circo Massimo, luogo in cui i due cortei principali si sono incontrati, dando vita a un mosaico straordinario di culture religiose. Particolarmente suggestiva la presenza delle confraternite spagnole, con le imponenti statue della “Semana Santa”, come la Madonna della Esperanza di Malaga, portata da 270 uomini e pesante oltre cinque tonnellate. Un trionfo di fede popolare che ha lasciato senza parole turisti e pellegrini. La nostra presenza alla processione non è stata solo un momento celebrativo, ma un segno concreto di appartenenza, di testimonianza viva e di apertura verso il mondo. Abbiamo stretto nuove amicizie, conosciuto realtà diverse, condiviso esperienze e ampliato i nostri orizzonti spirituali e culturali. Essere a Roma con il nostro stendardo è stato un onore indescrivibile. Abbiamo sentito il calore della gente, l’attenzione sincera verso il nostro Santuario e la forza della nostra fede condivisa. Sfilare tra migliaia di confraternite, vedere persone commuoversi al nostro passaggio, sentirsi parte di qualcosa di grande… sono emozioni che non dimenticheremo mai. La Trinità ci guida e ci unisce, oggi più che mai. Tornati a casa, portiamo con noi non solo l’orgoglio di aver rappresentato Vallepietra e il suo Santuario, ma soprattutto la consapevolezza di far parte di una Chiesa viva, radicata nella storia e proiettata verso il futuro, unita nella fede e nella speranza.
Il vescovo Spreafico e Tecchiena Castello su Tv2000

Mercoledì 21 maggio il vescovo di Anagni-Alatri, monsignor Ambrogio Spreafico, sarà ospite della trasmissione di Tv2000 “In cammino”, in onda alle 19.30 circa, subito dopo la conclusione della Messa. La trasmissione intende seguire il cammino della Chiesa italiana, offrendo spazi di racconto, confronto e dialogo, per condividere le esperienze diocesane più interessanti e approfondire i processi innovativi delle Chiese locali. E proprio su queste direttrici interverrà Spreafico, ovvero sul valore e il significato delle comunità, anche delle più piccole, muovendo dalla celebrazione per i 30 anni della chiesa di Tecchiena Castello, presenziata proprio dal vescovo di Anagni-Alatri il 4 maggio scorso; in trasmissione si parlerà anche dell’apertura di una nuova chiesa a La Loggia (Torino): entrambe le esperienze, in un tempo segnato da sfide pastorali complesse, si presentano come “segno di speranza” per una comunità, perché una Chiesa non è solo un luogo di culto, ma un simbolo vivo di corresponsabilità e partecipazione. Il programma verrà trasmesso anche dalle radio del circuito “In Blu” e si potrà rivedere scaricando l’app Play TV2000. Insieme al vescovo Ambrogio interverrà anche monsignor Alessandro Giraudo, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Torino. di Igor Traboni
Mille persone a Fiuggi per il convegno della Comunità di Sant’Egidio

Nello scorso fine settimana (sabato 10 e domenica 11 maggio) si è tenuto a Fiuggi un convegno della Comunità di Sant’Egidio, a cui hanno partecipato circa 1000 persone e che si è concluso con la Messa (nella foto) celebrata da monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino. Si è trattato dell’appuntamento annuale che vede ritrovarsi persone provenienti da Roma e da altre città dell’Italia centro-meridionale che vivono lo spirito e gli ideali della Comunità di Sant’Egidio in diversi luoghi, da quello fondativo di Santa Maria in Trastevere a Roma alle periferie di altre grandi città, come Napoli, o di realtà più piccole. E così a Fiuggi in questa due giorni si sono ritrovate tante famiglie, molti studenti – soprattutto universitari – e i cosiddetti “nuovi europei”, tra cui numerosi rifugiati arrivati con i corridoi umanitari organizzati a più riprese dalla Comunità di Sant’Egidio e ora integrati nel nostro Paese, così come migranti che sono già alla seconda generazione: una volta accolte in Italia, queste persone sono rimaste colpite dal valore dell’amicizia e dal percorso spirituale della Comunità. Anche a Fiuggi, tra le presenze più numerose si è segnalata quella siriana, donne, uomini e bambini in fuga dalla guerra che fanno parte di quelle 8000 persone che dal 2016 ad oggi sono arrivate in Italia grazie ai corridoi umanitari, ovvero al progetto che la Comunità di Sant’Egidio ha messo in piedi con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e la Cei-Caritas-Obiettivo e che ha diversi obiettivi: evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, che hanno già provocato un numero altissimo di morti, tra cui molti bambini; così come di impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre e quindi concedere a persone in “condizioni di vulnerabilità” (vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo. Oltre che dalla Siria, in tanti sono arrivati così anche dal Corno d’Africa, dalla Grecia, da Cipro, da Gaza e dall’Afghanistan. Ma torniamo all’incontro di Fiuggi: sono due giorni intensi scanditi da momenti di ascolto, confronto, preghiera. Un’occasione dunque per approfondire il messaggio della Pasqua e rinnovare l’impegno di ciascuno per la pace, anche attraverso la costruzione di reti di protezione per i poveri e i fragili. Il filo rosso che ha legato soprattutto i momenti di preghiera e di riflessione è stato quello dell’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus. Sono stati anche proiettati dei video sulla morte e sul pontificato di papa Francesco e sull’elezione di papa Leone XIV. E qui va aperta un’altra parentesi, perché a Fiuggi era presente anche una folta rappresentanza di peruviani che da anni vivono a Roma e che già conoscevano e apprezzavano papa Leone come vescovo di una diocesi di quel Paese latino-americano. Così come l’allora cardinale Prevost ha avuto modo di conoscere ancora più da vicino la Comunità di Sant’Egidio, partecipando, in qualità di Prefetto del Dicastero per i vescovi, alla preghiera per i poveri a Santa Maria in Trastevere il 30 maggio 2023, circa un mese dopo aver lasciato il Perù perché chiamato da papa Francesco al nuovo servizio per la Chiesa universale, recando con sé proprio quell’esperienza missionaria di 20 anni «e una grande conoscenza delle periferie», come sottolineato nel messaggio della Comunità di Sant’Egidio subito dopo l’elezione al soglio di Pietro. Tanti dunque gli elementi scaturiti dal convegno di Fiuggi, così come preziose le parole di monsignor Spreafico nell’omelia della Messa conclusiva, a sottolineare la bellezza del ritrovarsi insieme in un mondo che ci vede ancora troppo divisi, dove il “noi” non riesce ancora a prevalere su tanti “io” impregnati di egoismo. Eccellente anche la “macchina organizzativa” della Comunità di Roma, con il supporto logistico di quella di Frosinone, curata da don Paolo Cristiano e da vari laici collaboratori, e di Fiuggi. di Igor Traboni (foto tratte dal sito internet della Comunità di Sant’Egidio)
Azione Cattolica: tante le iniziative per l’estate 2025

Un ricco e variegato programma di iniziative per la prossima estate è stato varato dall’Azione Cattolica diocesana, suddiviso per settori. Gli adulti di Ac si ritroveranno così dal 26 al 29 per il campo che avrà luogo a Campitello Matese, in Molise. Il campo dell’Azione Cattolica ragazzi si terrà invece dal 6 al 12 luglio presso la ex grancia sant’Angelo di Monte Corneto a Monte San Giovanni Campano (Frosinone). Per quanto concerne i giovani, il campo si terrà dal 25 al 31 agosto a Monte San Giovanni; il “Percorso Pier Giorgio Frassati” è stato invece fissato per il 6 luglio, sul Monte Viglio, a Filettino; il 5 e 6 settembre si terrà la “notte del passaggio” e il 12 settembre la “notte sotto le stelle”, con luoghi da definire e che verranno comunicati successivamente, insieme a tutte le info per formalizzare le iscrizioni alle varie iniziative, anche attraverso questo sito oltre che sui social della diocesi e dell’Azione Cattolica diocesana.
La veglia vocazionale dei giovani: per riscoprire il dono della chiamata

Domenica 11 maggio, in occasione della Giornata di preghiera per le vocazioni, come Pastorale giovanile e vocazionale della diocesi di Anagni-Alatri, abbiamo organizzato una veglia di preghiera presso la chiesa di Tecchiena Castello. Abbiamo fatto precedere il momento di preghiera con un primo incontro di conoscenza dei ragazzi che questa estate parteciperanno al Giubileo dei giovani e raggiungeranno Roma a piedi, per poi incontrare Papa Leone. La veglia vocazionale è stata un momento di profonda riflessione e preghiera, durante il quale siamo stati invitati a riscoprire il dono prezioso della chiamata che il Signore rivolge a ciascuno di noi. La nostra vita è spesso un cammino segnato da domande, dubbi e incertezze. Come i discepoli di Emmaus, possiamo trovarci delusi e confusi, senza riuscire a riconoscere la presenza di Dio. Tuttavia, Gesù desidera incontrarci e aiutarci a scoprire il messaggio di salvezza che la Sua morte e resurrezione ha riversato nelle nostre vite. Attraverso la lettura delle Scritture, abbiamo riscoperto il progetto d’amore che Dio ha per noi e compreso meglio la nostra vocazione. Come i discepoli di Emmaus, possiamo sentire il cuore ardere dentro di noi mentre ascoltiamo la Parola e comprendiamo il significato profondo della nostra vita. Quello dell’adorazione è stato poi un momento culminante della veglia, in cui abbiamo incontrato Gesù in modo reale e profondo. Nell’Ostia consacrata, Gesù si fa pane per rimanere con noi e nutrirci della sua presenza. Abbiamo riflettuto su come viviamo l’Eucaristia e come possiamo approfondire la nostra relazione con Gesù. Possiamo quindi dire, in conclusione, che la veglia vocazionale ha rappresentato un momento di grande spiritualità e di riflessione. Attraverso la preghiera, la lettura delle Scritture e l’adorazione abbiamo riscoperto il dono della chiamata e compreso meglio il progetto d’amore di Dio per noi.
Torre Cajetani ha festeggiato San Michele Arcangelo

Giovedì 8 maggio la comunità di Torre Cajetani ha festeggiato San Michele Arcangelo, patrono del paese. Il programma religioso ha visto la celebrazione della Messa nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, presieduta dal vicario generale della diocesi, monsignor Alberto Ponzi, e concelebrata dal parroco, don Rosario Vitagliano. Alle 12 la supplica alla Madonna di Pompei e a seguire, prima della tradizionale processione per le strade del paese, c’è stata la benedizione del nuovo stendardo della Santissima Trinità, realizzato grazie alle offerte dei fedeli e della comunità parrocchiale, a rinnovare l’antica affezione del popolo tutto di Torre Cajetani verso il santuario di Vallepietra, da molti ogni anno raggiunto con un pellegrinaggio a piedi. «Desideriamo lasciarsi interpellare dalla figura di San Michele – ha detto tra l’altro don Alberto Ponzi nel corso dell’omelia – servitore e adoratore dell’unico Dio, vivo e vero. Michele è il campione del primato di Dio, non c’è nessuno pari a Dio o che possa sostituirlo. Chi è come Dio in un mondo dove si moltiplicano prepotenza e violenza?» Ma come cristiani abbiamo una risposta: Gesù che, ha aggiunto don Ponzi «è la nostra vittoria, la nostra possibilità di vivere, di aiutarci a sostenerci, lasciandoci guidare dalla Sua Parola, facendoci indicare la strada e le scelte di ogni giorno, anche quelle piccole. Per questo siamo qui insieme, abbiamo bisogno di ritrovare la gioia di essere popolo, comunità radunata attorno al Signore, sorelle e fratelli che si scoprono vicini e amici. L’Arcangelo Michele ci proteggerà e ci sarà d’aiuto, ma noi dobbiamo lasciarci aiutare e non fare sempre di testa nostra». (foto Nicola Paoloni)