Preghiera ecumenica: la riflessione del vescovo Ambrogio

(Preghiera ecumenica, Tecchiena 24 gennaio 2025) Sorelle fratelli, è sempre motivo di gioia trovarci insieme in questa settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.Quanto bisogno di unità c’è non solo tra i discepoli di Gesù, ma nel mondo, segnato da troppedivisioni, conflitti, da una montagna di odio che rende difficile vivere insieme. Siamo chiamati ariscoprire la forza della fede, che ci vede insieme nella professione del Credo niceno-costantinopolitano, riconosciuto da tutti i cristiani come norma del nostro credere, proprionell’anniversario del Concilio di Nicea.Che cosa significa che la fede ha una sua forza di vita? Nel mondo la forza è ben altro. E’ la forzadei potenti, di coloro che esibiscono il loro io per sottomettere gli altri, per dominare. E’ la forza deldenaro che corrompe, che umilia i poveri, che distrugge il creato sfruttando le sue risorse in modorapace, provocando ingiustizie e disuguaglianze, illudendo che solo con la ricchezza si vive felici.Per questo il mondo ha bisogno dei cristiani e della loro fede. La fede è una forza di vita, disperanza e di amore. È la prima delle virtù teologali, proprio perché chi pone la sua fiducia in Dioriceve una forza che da solo non avrebbe mai.Lo scrive la Prima Lettera di Pietro: “Dio vi custodisce nella fede con la sua potenza, fino aquando vi darà la salvezza, che sta per manifestarsi negli ultimi tempi. In questa attesa siate ricolmidi gioia, anche se ora, per un po’ di tempo, dovete sopportare difficoltà di ogni genere”. La forzadella fede è gioia anche nelle difficoltà, nelle paure e nelle fatiche di questo tempo. Come viverequesta gioia, che non viene dalla solitudine dell’io, ma dalla condivisione con le nostre comunitàdella preghiera, dell’amicizia, della solidarietà? Si cerca ancora troppo la felicità nella solitudinedell’io e dei simili al nostro io. Così si creano tante divisioni, invece di vivere quella fede chedovrebbe essere il fondamento della vita di ognuno e del nostro essere popolo, comunità, nelladifferenza delle nostre espressioni di fede.Vorrei indicare due aspetti che possono aiutarci a condividere la gioia con il nostro popolo didiscepoli di Gesù. Il primo lo indica il libro del Deuteronomio: “Ascolta, Israele”. “Ascolta” è ilfondamento della nostra vita. Noi ascoltiamo il Signore che ci parla oppure la sua parola non entranel nostro cuore e non diventa il nostro pensiero, le nostre parole e le nostre scelte? Quando nellenostre giornate incontriamo gli altri, quando espletiamo il nostro quotidiano lavoro, la Parola di Dioche ascoltiamo ci accompagna nelle scelte o tutto rimane prigioniero delle abitudini e non cambia lanostra umanità e ciò che diciamo e facciamo?Poi, secondo aspetto. Tommaso, quando Gesù appare ai discepoli riuniti, non era presente.Chissà! Avrà avuto da fare, avrà avuto i suoi impegni, forse avrà avuto un imprevisto. Capita anchea noi. Insomma, c’è sempre un motivo per giustificarci e non essere presenti nelle nostre comunità.Qual è il problema? Si dice. E si aggiunge: ci sono altri che non ci sono quasi mai! Gesù, sorelle efratelli, appare alla comunità riunita. Se lo vuoi riconoscere, accogliere, ascoltare, devi essercisempre anche tu, altrimenti la tua fede si indebolisce, perché la fede vive e cresce in un popolo, nonè mai solo una questione individuale, una faccenda tra me e Dio. Infatti, Tommaso per riconoscereGesù risorto deve tornare in mezzo a quei discepoli. In fondo, era mancato solo una volta, ma quellavolta fu decisiva. Ecco il senso del nostro essere insieme per la celebrazione dell’Eucaristia, il culto,la preghiera, l’incontro.Riscopriamo, sorelle e fratelli, la forza delle fede nella condivisione della nostra vita con le nostrecomunità, per poter essere donne e uomini felici e aiutate gli altri a incontrare il Signore Gesù,nostro maestro e pastore, così da rispondere alla forza violenta del male con la mitezza e l’amore,per costruire un mondo fraterno e pacifico. E continuiamo a pregare per la pace ovunque i conflittiseminano distruzione dolore, morte.
Famiglie e giovani incontrano Beatrice Fazi: attrice, mamma, donna di speranza

Attrice, moglie – sposata con l’avvocato Pierpaolo Platania – e madre di 4 figli (Marialucia, Maddalena, Giovanni e Fabio), Beatrice Fazi sarà ospite domenica 26 gennaio a Frosinone (auditorium diocesano, viale Madrid, accanto alla chiesa di San Paolo, con inizio alle 16) di un incontro-testimonianza organizzato dagli Uffici di pastorale familiare e pastorale giovanile delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino. Impostasi all’attenzione del grande pubblico con il simpatico personaggio di Melina, nella fiction “Un medico in famiglia”, Beatrice Fazi, 52 anni, non è rimasta imprigionata in quel ruolo che pure le ha dato una grande popolarità, ma ha poi percorso una parabola professionale ascendente anche a teatro, mentre attualmente è su Tv2000, conduttrice della trasmissione di cucina “Quel che bolle in pentola”. Nell’incontro di domenica, Beatrice Fazi darà conto pure del suo percorso di fede, dalla conversione iniziale alla continua ricerca, messo nero su bianco anche nel libro “In cerca di un cuore nuovo” (edito da Piemme e che, seppur uscito da alcuni anni, viene continuamente ristampato), così come racconterà del vissuto in famiglia “piccola Chiesa domestica”, del rapporto tra coniugi e di questi con i figli. E proprio ai suoi figli, come ha raccontato di recente in una intervista al settimanale “Credere”, dice spesso: «La nostra famiglia deve essere una palestra perché voi siate delle persone degne, capaci di fare qualcosa di nobile, di bello, di grande. Non perché debbano diventare “qualcuno”, ma perché capiscano che la vita è un servizio, che non viviamo per noi stessi, che abbiamo proprio l’obbligo di fare migliore questo mondo, di partecipare». Igor Traboni
Preghiera ecumenica interdiocesana

Le diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino si apprestano a celebrare l’annuale preghiera ecumenica, nell’ambito della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il tema scelto per il 2025 è “Credi tu questo?” (Giovanni 11, 26) e l’appuntamento è per venerdì 24 gennaio alle 20.30, presso la chiesa San-ta Maria del Carmine a Tecchiena di Alatri. La preghiera ecumenica sarà presieduta dal vescovo Ambrogio Spreafico e vi parteciperanno i fedeli e i delegati delle Chiese presenti nel territorio delle due diocesi. Il Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani ha messo a disposizione i testi in inglese della Settimana di preghiera, che si possono scaricare dal relativo sito internet. Come di consueto, un gruppo internazionale nominato congiuntamente dal Dicastero e dalla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese ha lavorato sul materiale insieme ai redattori, per finalizzarlo. Considerato il significato ecumenico del 2025, sono stati inseriti anche brevi testi patristici, per lo più del primo millennio, per offrire uno spaccato della riflessione cristiana dell’epoca e per aiutare a situare le definizioni del Concilio di Nicea nel contesto in cui hanno avuto origine e dal quale sono state influenzate. Le risorse possono essere utilizzate in vari modi e sono concepite non solo per la Settimana di preghiera, ma per tutto l’anno 2025.Il 2025 segna infatti anche il 1.700° anniversario del primo Concilio ecumenico, quello di Nicea per l’appunto, convocato e presieduto dall’imperatore Costantino I, il quale intendeva ristabilire la pace religiosa e raggiungere l’unità dogmatica, minata da varie dispute, in particolare sull’arianesimo. Questa commemorazione offre un’occasione unica per riflettere e celebrare la fede comune dei cristiani, così come è stata espressa nel Credo formulato in quel Concilio. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2025 è un invito ad attingere a tale eredità comune e ad approfondire la fede che uniscetutti i cristiani. Igor Traboni
Sinodalità e unità dei cristiani nell’incontro diocesano sull’ecumenismo

«Una sinfonia di tutti, alcuni, uno: così ha descritto il cammino attuale della Chiesa, monsignor Juan Usma (nella foto, durante il suo intervento) del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, invitato a parlare nella parrocchia del Sacro Cuore di Laguccio domenica 19 gennaio, a un bel numero di partecipanti, per l’incontro diocesano promosso dall’Ufficio per il dialogo ecumenico della diocesi di Anagni-Alatri. Mons. Usma ha ripercorso le fasi progressive dell’affascinante storia di un cammino della Chiesa cattolica, che apriva le porte anche alle altre Comunioni cristiane, sia di Oriente che d’Occidente. Storia della progressiva comprensione del senso della Chiesa stessa e di trasformazione del suo volto negli ultimi 150 anni, che fa sperimentare come lo Spirito Santo – nonostante tutti i limiti umani – sia all’opera. A partire dal Concilio Vaticano I – interrotto tra gli altri degli eventi incalzanti dell’unificazione dell’Italia – che fece in tempo a definire solo l’importanza del primato del Papa (uno); le fasi successive nel ‘900 col Vaticano II che completando il Vaticano I sviluppò la collegialità (alcuni) e mise in luce il volto di una Chiesa ‘popolo di Dio’ (tutti), con i laici protagonisti anche loro della vita ecclesiale (v. decreto Lumen Gentium) e l’apertura al dialogo ecumenico (v decreto Unitatis Redintegratio), e quindi l’urgenza di riscoprirci fratelli anche con gli altri cristiani. Il Sinodo dei Vescovi, istaurato immediatamente dopo il Concilio, rappresenta un importante passo per la Chiesa cattolica. E infine, il processo sinodale avviatosi dal 2021 al 2024 costituisce una importante novità per aver voluto coinvolgere tutto il popolo di Dio tramite un ascolto capillare a tutti i livelli. La Chiesa intera è stata chiamata a vivere insieme la comunione, la partecipazione e la missione, in ascolto insieme dello Spirito Santo. Il documento finale del Sinodo sulla Sinodalità ha una ricca impronta ecumenica che vale la pena scoprire. Mons. Usma presentando in modo succinto gli otto temi ecumenici descritti nel testo, ha sottolineato l’importanza del dialogo come stile di vita: grazie a un ascolto, vero e profondo, si può riflettere e imparare gli uni dagli altri, conoscendo anche le pratiche sinodali delle altre Chiese e cercando nuove forme di sinodalità. La veglia di Preghiera “TOGETHER. Raduno del Popolo di Dio” per affidare allo Spirito Santo i lavori sinodali, costituisce un’icona del Sinodo sulla sinodalità: capi di Chiesa e leader delle Comunioni Cristiane mondiali assieme a papa Francesco hanno pregato per il sinodo della Chiesa cattolica. Inoltre, la veglia ecumenica dell’11 ottobre 2024 – ricorrenza dell’inaugurazione del Concilio Vaticano II – tenutasi nel luogo del martirio dell’apostolo Pietro, in ascolto di brani della Lumen gentium e l’Unitatis redintegratio, letti dai delegati fraterni, è stato anche un momento per ricordare il sessantesimo anniversario di questi due importanti documenti. I sedici delegati fraterni appartenevano alle tradizioni ortodosse, ortodosse orientali, protestanti storiche ed evangeliche/pentecostali. Il Sinodo sulla sinodalità ci invita a metterci in cammino, senza estinguere lo Spirito Santo, ma lasciando che sia Lui a creare una vera “armonia sinfonica tra tutti, alcuni e uno” a tutti i livelli. Come indica il documento finale dobbiamo stabilire reti di amicizie e di relazioni con gli altri cristiani, tramite un vero scambio non tanto di idee quanto di ‘doni’. Questa “armonia sinfonica” nella quale ognuno ha un compito e una funzione fondamentale per il bene di tutto il corpo di Cristo, incomincia dalle parrocchie. Possiamo così sognare una Chiesa più bella, accogliente, gioiosa, casa per tutti. Mons. Usma ci ha ricordato che se lo Spirito Santo è colui che fa l’unità, il primo compito è pregare per l’unità di tutti i cristiani, seguendo l’esempio di Gesù nel Getsemani. Restiamo certi che lo Spirito Santo ci sorprenderà. Grazia Passa (a nome dell’Ufficio diocesano per il dialogo ecumenico di Anagni/Alatri)
“Sii te stesso!”: 37 giovani della diocesi immersi in due giorni di spiritualità

“Sii te stesso!” è stato il tema trattato nei due giorni di spiritualità per giovanissimi tenutisi ad Albano Laziale, presso i Missionari del Preziosissimo Sangue, dal 27 al 29 dicembre 2024. L’iniziativa ha visto impegnati l’Azione Cattolica diocesana in collaborazione con le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, l’Ufficio Catechistico diocesano e la Pastorale giovanile diocesana. Hanno partecipato all’iniziativa 37 giovanissimi delle scuole superiori della diocesi di Anagni-Alatri, provenienti da Alatri, Fiuggi, Anagni e Fumone. Sotto la guida di don Gianluigi Corriere e degli educatori, i giovani hanno potuto riflettere sul loro personale modo di essere se stessi. Confrontandosi con la determinazione di Gesù di Nazareth, nel rimanere fedele alla missione affidatagli dal Padre, e con la bellezza dell’atto creativo, riportato in Genesi, i giovani sono stati richiamati a concepire la “libertà” come responsabilità del “Bene”. Il perseguimento del “Bene” può rendere felici in pienezza e ricostituire l’originaria “armonia”. Nei due giorni passati insieme non sono mancati momenti ricreativi e di fraternità sentita, sia con visite per la città di Albano Laziale e sia con animazioni serali. I giovanissimi hanno apprezzato il tema trattato e i momenti di fraternità, come testimoniano alcune delle loro risonanze: «È stata un’esperienza molto costruttiva, veramente profondi i momenti di preghiera e le riflessioni guidate dal sacerdote»; «La mia esperienza ad Albano è stata davvero positiva. Mi sono trovata molto bene sia con gli educatori, che sono stati sempre disponibili, sia con gli altri ragazzi. L’ambiente era molto accogliente, e ho avuto l’opportunità di imparare cose nuove. È stata un’esperienza molto formativa, che mi ha arricchito sotto diversi aspetti»; «Sono stati due giorni brevi ma intensi. Le attività che abbiamo svolto ci hanno aiutato a riflettere e a fare dei passi in avanti con il nostro rapporto con la fede. Ovviamente non sono mancati anche i momenti di divertimento insieme e le risate, con giochi, balli di gruppo, scherzi durante il pranzo e la cena… Insomma fare le ore piccole non è stato un problema visto che questo mini campo è stato il miglior modo di chiudere il 2024»; «L’esperienza è stata formativa soprattutto per i lavori di gruppo perché il confronto con gli altri è stato altamente stimolante». Significativa è stata anche la partecipazione dei giovani alla celebrazione dell’apertura dell’anno giubilare ad Anagni, svoltasi domenica 29 dicembre 2024, al termine della quale il vescovo Ambrogio Spreafico ha salutato i giovani e, richiamando il tema trattato nei due giorni passati ad Albano, li ha sollecitati ad un rinnovato impegno nel costruire comunione attraverso le relazioni. “L’unione fa la forza” … è un proverbio che bene rende l’importanza di mettersi in rete nel rispondere all’emergenza educativa. Suor Cleopatra Subiaco, ASC (nella foto, l’incontro dei giovani con il vescovo Ambrogio ad Anagni, al termine dell’apertura dell’anno giubilare)
Nonni-giovani e la memoria del patrimonio culturale diocesano con il Progetto Mab

Anche il 2024 ha visto l’Ufficio diocesano per i Beni culturali e l’Edilizia di culto portare a termine un progetto integrato Mab (Musei archivi biblioteche), soffermandosi sullo specifico del titolo “Memoria, responsabilità, creatività. L’8×1000 per proteggere e valorizzare il patrimonio culturale diocesano”.Un percorso le cui tappe sono state scandite anche da vari incontri, con realtà diverse del territorio – dai giovani studenti di una classe del Liceo classico di Anagni agli utenti del Centro anziani di Anagni – e che l’Ufficio diocesano ha reso ancora più esplicativi e fruibili, anche da chi non ha partecipato direttamente, con una serie di video, ora disponibili sul canale Youtube della diocesi di Anagni-Alatri.Impossibile riportare, per motivi di spazio, la cronaca degli incontri susseguitisi da settembre ad oggi ma, senza nulla togliere agli altri, ci piace ricordare qui quello del 24 settembre, quando gli studenti hanno incontrato 16 anziani; incontro introdotto da Federica Romiti, direttrice dell’Ufficio diocesano, da Alice Popoli, responsabile dei progetti per la Pastorale degli anziani nella diocesi di Frosinone- Veroli-Ferentino e da Giuseppe Viti, presidente del Centro anziani di Anagni. Mediante un abbinamento casuale per estrazione, sono state create le coppie “studente- nonno” e ciascun ragazzo ha raccolto in un’apposita scheda le informazioni e i ricordi collegati a libri/fotografie/ cartoline selezionati dagli anziani per l’attività di restauro. Al termine delle interviste, sia i ragazzi che gli anziani hanno sintetizzato l’esperienza in una frase o parola chiave.E poi, il 13 novembre, Federica Romiti ha restituito ai ragazzi e agli anziani una sintesi del progetto MAB, articolato sulle parole chiave “memoria”, “responsabilità”, “creatività”, mostrando anche i reels realizzati; mettendo in evidenza la risonanza delle parole chiave lasciate dai partecipanti al primo incontro e le connessioni del progetto con l’impiego delle risorse 8×1000 per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale. Alessandro De Cupis ha spiegato il metodo e la curaimpiegati dai ragazzi nel restauro dei documenti loro affidati. A seguire, ciascun ragazzo ha illustrato le schede, l’apparato fotografico e gli interventi effettuati, restituendo personalmente il documentoal “nonno” proprietario. Il progetto ha così raggiunto l’obiettivo, che poteva sembrare ambizioso ma che è stato realizzato proprio grazie alla predisposizione dei partecipanti, di attivare una significativaesperienza intergenerazionale. (nella foto, uno degli incontri-laboratorio con i giovani del Classico di Anagni e gli utenti del Centro anziani di Anagni)
Arte e fede: il “San Sisto” patrimonio del nuovo Museo diocesano di Alatri

Il restauro di un affresco del giovane Cavalier d’Arpino raffigurante San Sisto, un progetto formativo promosso dall’Associazione Gottifredo in collaborazione con la diocesi di Anagni-Alatri e il sostegnodella Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, un volume che illustra la rilevanza storica e artistica del dipinto che getta nuova luce sulla fase giovanile e la precocità dell’ingegno di Giuseppe Cesari e le ragioni della sua presenza ad Alatri, subito dopo il ritrovamento delle reliquie del patrono della cittànel 1584.Tra l’altro, va detto che il tutto richiama alla memoria viva anche la figura di Ignazio Danti, matematico, astronomo, cosmografo: studi e conoscenze che gli valsero il meritato appellativo di “vescovo scienziato”; Ignazio Danti fu infatti consacrato vescovo di Alatri nel 1583, e qui morì il 19 ottobre1586, dopo essersi speso totalmente per la sua gente, con una particolare sollecitudine per i poveri ma senza dimenticare i suoi interessi culturali, compreso quello per la pittura, tanto che volle commissionare all’allora giovane artista Giuseppe Cesari, poi divenuto famoso in tutto il mondo con il nome di “Cavalier d’Arpino”, proprio questo ritratto di san Sisto.Di tutto questo si parlerà mercoledì 11 dicembre presso il Museo diocesano di Alatri (zona acropoli, accanto alla Concattedrale) nella sala grande dell’Episcopio dove l’affresco è collocato, con la presentazione del volume “Il San Sisto del Cavalier d’Arpino. L’affresco restaurato”.Insieme con il vescovo monsignor Ambrogio Spreafico, prenderanno la parola il curatore della pubblicazione Mario Ritarossi, storico dell’arte, e Tarcisio Tarquini, presidente dell’Associazione Gottifredo; coordinerà l’incontro Federica Romiti, direttrice dell’Ufficio Beni culturali della diocesi di Anagni- Alatri. Tra gli invitati ci saranno anche gli studenti d’arte del corso di pittura del Liceo artistico “Anton Giulio Bragaglia” di Frosinone, accompagnati dal dirigente professor Fabio Giona.Nel volume, edito da Gottifredo Edizioni e pubblicato con il contributo del Mic-direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali compaiono, dopo la prefazione di monsignor Ambrogio Spreafico (che scrive tra l’altro, riferendosi ovviamente al dipinto: “Era un capolavoro che avevamo sotto gli occhi da secoli ma che non aveva mai ricevuto fino ai giorni nostri l’attenzione che meritava”) e l’introduzione di Tarcisio Tarquini, alcuni saggi (con abstract in inglese) di Mario Ritarossi, Francesco Petrucci, conservatore del Museo del Barocco di Ariccia, Maria Letizia Molinari, autrice del restauro. Tutti contributi che consentono nel migliore dei modi, anche a coloro che non sono troppo adusi al mondo dell’arte pittorica, di avvicinarsi comunque all’opera e a tutto il genio del Cavalier d’Arpino e di converso all’operato del vescovo Ignazio Danti, ma anche alle tecniche del restauro, alla precocità dell’arte di Giuseppe Cesari e alla sontuosità di un emblema encomiastico di antica e armoniosabellezza.Ad impreziosire il libro, un ricco repertorio fotografico che documenta, con ricchezza di particolari, l’affresco prima e dopo il restauro, illustrandone gli interventi più rilevanti che hanno restituito il dipinto al suo originario splendore.Nell’occasione, dopo la presentazione del volume, che segna la prima iniziativa dell’appenacostituito Museo diocesano, avverrà la restituzione al Museo stesso di tre opere appena restauratee di notevole pregio: si tratta infatti di un Crocifisso e un dipinto su tavola col Battesimo di Cristo del XVII secolo e una scultura lignea del Bambino Gesù del XVIII secolo.
Anagni, incontro delle giovani famiglie: il matrimonio è un viaggio che dura tutta la vita

«L’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia » (Amoris laetitia, 1). Il Santo Padre Papa Francesco esorta la Chiesa affinché sappia annunciare, soprattutto ai giovani, la bellezza e l’abbondanza di grazia che sono racchiuse nel sacramento del matrimonio e nella vita familiare. L’invito è di formare e accompagnare i giovani affinché possano non solo comprendere, ma anche sperimentare la presenza del Signore nella coppia e così, giungano a «maturare la certezza che nel loro legame c’è la mano di Dio». Ci sta a cuore che si ripensi seriamente la preparazione al matrimonio come un accompagnamento continuo prima e dopo il rito sacramentale in una vicinanza competente e concreta, fatta di legami tra famiglie che si sostengono vicendevolmente. Papa Francesco: “Invito tutti coloro che lavorano nella pastorale famigliare a non scoraggiarsi di fronte a un compito che può sembrare difficile, impegnativo o addirittura al di sopra delle proprie possibilità. Coraggio! Cominciamo a fare i primi passi! Diamo inizio a processi di rinnovamento pastorale! Mettiamo la mente e il cuore a servizio delle future famiglie, e vi assicuro che il Signore ci sosterrà, ci darà sapienza e forza, farà crescere in tutti noi l’entusiasmo e soprattutto ci farà sperimentare la « dolce e confortante gioia di evangelizzare » (Evangelii gaudium, 9).Sono oltre dieci anni che nella parrocchia di San Giovanni De Duce di Anagni, insieme al parroco padre Florent, e ad un’altra coppia, Fausto e Assunta, seguiamo i percorsi di preparazione al matrimonio, occasioni di relazioni e amicizie autentiche, che tali si confermano nel tempo. Abbiamo sperimentato che mantenere i contatti e proseguire gli incontri dopo il matrimonio è molto importante. Le giovani coppie sperimentano l’accoglienza, si sentono accolte in piccoli percorsi di dialogo, di confronto e di condivisione e non mancano mai i momenti di ascolto delle difficoltà e delle piccole fragilità quotidiane, come non mancano i piccoli momenti formativi. Venerdì 7 dicembre ci siamo incontrati in preparazione all’Avvento presso la sala parrocchiale, piccoli e grandi, coppie diventate famiglie, volti sorridenti e gioiosi, tra pianti di bimbi e tante risate, condividendo al termine dell’incontro anche una piccola cena.Abbiamo provato a vedere questo tempo di Avvento nella nostra quotidianità familiare, ed è apparso subito chiaro che tanto del tempo è volto alla ricerca dei regali, all’albero di Natale, al presepe, agli addobbi, alla preparazione della cena della Vigilia e al pranzo del giorno dopo in uno scorrere veloce e frenetico.Dedichiamo tanto spazio per tutte queste cose ma il Natale è solo questo?Alcuni ci hanno detto che “dovrebbe essere ogni giorno Natale”, altri di vederlo come una opportunità di scegliere di vivere il tempo più lentamente, rallentato, evadendo dal tran tran di tutti i giorni, per vivere davvero un “Dio che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”. Ciò che consente di uscire dal circolo vizioso del tempo ripetitivo è proprio guardare la propria vita in vista di una meta, di un compimento: il tempo allora diventa Storia, la nostra storia.Dio, fatto uomo, ha avuto bisogno di una famiglia terrena come le nostre per venire al mondo, di una famiglia “normale” che faceva le cose ordinarie di ogni giorno, come le nostre.Il fatto che Cristo sia vissuto in una famiglia, vuole ricordarci che la famiglia è luogo di santità e alla quale anche noi siamo chiamati.Il messaggio lasciato è stato chiaro: rallentiamo il passo, non facciamoci prendere da tutto questo contorno consumistico, che per alcuni aspetti è anche un bel momento di festa ma soprattutto cogliamo l’occasione di incontrare Gesù Bambino. Noi viviamo l’attesa come un tempo perso. Eppure è l’attesa che, facendoci compagnia, ci ridona quel gusto autentico della vita. Proviamo a vivere l’Avvento come un tempo di attesa, ma non come un’attesa vuota, piuttosto come un tempo di speranza. Predisponiamo il nostro cuore affinché Dio possa abitare la nostra vita e ridonarci speranza. Così quando arriveremo a Natale potremmo realmente gioire della nascita del nostro Salvatore.Ci siamo lasciati con l’impegno di rivederci al più presto per proseguire il cammino in un percorso per famiglie, anche con coloro che non erano presenti o chi interessato volesse aggiungersi. Massimo e Concetta Per info: A partire dal 17 gennaio alle ore 21 in parrocchia ripartiranno i percorsi di preparazione al matrimonio, gli interessati possono rivolgersi direttamente al parroco Padre Florent.
Ministero dell’Accolitato per i nostri due seminaristi diocesani

Ai seminaristi diocesani Lorenzo Ambrosi, di Fiuggi, e Lorenzo Sabellico, di Fumone (nella foto, durante una funzione nella Cattedrale di Anagni) mercoledì 11 dicembre verrà conferito il ministero dell’Accolitato. La cerimonia si terrà presso il Seminario regionale Leoniano di Anagni, alle 18.30, presieduta dal vescovo di Latina-Terracina- Sezze- Priverno, Mariano Crociata.Entrambi entrati giovanissimi in Seminario nel 2019, subito dopo aver conseguito la maturità, Lorenzo Ambrosi e Lorenzo Sabellico compiono così un ulteriore passo verso l’ordinazione diaconale e quella sacerdotale. Insieme a questi due e peraltro unici seminaristi della diocesi di Anagni-Alatri, l’Accolitato verrà conferito, in un giorno di grande festa per tutto il Seminario regionale, anche a Paolo Cola (diocesi Tivoli e Palestrina), Leonardo Conte (diocesi Sabina- Poggio Mirteto), Agostino De Santis (Latina- Terracina-Sezze-Priverno), Agostino Iafano (Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo), SamueleMazzoli (Sabina-Poggio Mirteto).
Una serata «in musical» per aiutare i bambini di Betlemme

Una serata con una giusta dose di allegria, ma anche e soprattutto per dare una mano all’orfanotrofio di Betlemme, quanto mai bisognoso di aiuto in un periodo tra i più drammatici per la Terra Santa. E’ questo il senso dell’iniziativa delle Caritas delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino “Insieme per i bambini della Creche di Betlemme”, con il musical “Peter Pan” che verrà portato in scena sabato 14 dicembre al Palazzo dei congressi di Fiuggi, con inizio alle 21. Il ricavato della serata sarà infatti destinato alle suore della Carità di San Vincenzo de Paoli per il loro orfanotrofio di Betlemme e in sala sarà presente, insieme al vescovo Ambrogio Spreafico, suor Maria Mastinu, responsabile della struttura, che offrirà una testimonianza sul momento particolarmente difficile che lì si sta vivendo e quindi delle varie necessità dell’orfanotrofio e della popolazione tutta. L’orfanotrofio La Crèche accoglie oltre 100 bambini dai 0-6 anni, i 2/3 dei quali vengono inviati nella struttura dai servizi sociali per diversi motivi: indigenza familiare e maltrattamenti in un contesto di vita precaria e qui le suore vincenziane cercano comunque di mantenere il bambino con la madre, quando presente; abbandono di neonati dopo vari tentativi di aborto; accoglienza delle madri celibi, disperate, traumatizzate. «Alcuni bambini – raccontano le religiose attraverso il sito internet dell’orfanotrofio – arrivano direttamente da noi. Vengono lasciati davanti alla porta da un vicino, trovati in un campo dalla polizia, abbandonati sul portone da sconosciuti. A partire dalla metà degli anni ’80 La Crèche ha cominciato ad ampliare la propria missione, con un’evoluzione nella qualità dell’assistenza e dell’educazione, cresciute grazie a scelte accurate e lungimiranti operate dalla direzione che ha voluto porre al centro della propria attenzione e cura i bambini. Gli spazi sono stati risistemati per creare degli ambienti ampi, gioiosi e accoglienti per i bambini e funzionali per il personale». La struttura, peraltro l’unica del genere in Palestina, si sorregge grazie alle donazioni e, come detto, soprattutto in questo periodo, le necessità sono aumentate. Molto efficace è anche il sostegno a distanza di alcuni dei bambini ospiti, realizzato da varie organizzazioni internazionali, presenti anche in Italia, così come da parrocchie sparse in tutto il Paese, con una generosità spesso senza eguali e con molteplici iniziative benefiche. Ma adesso anche le nostre Chiese locali sono invitate a dare una mano a quei bambini nati proprio laddove è nato Gesù, ed ecco quindi l’organizzazione del musical, realizzato da “Tra sogno e realtà-Compagnia teatrale L’Officina di Ignacy”. Per ulteriori informazioni e per prenotare posti per la serata, è possibile contattare il numero 329-1878888, con gli organizzatori che puntano soprattutto sul passaparola per riempire il palacongressi fiuggino e aiutare i bambini di Betlemme. di Igor Traboni