Chi un po’ lo conosce, sa che quando inizia a parlare don Luigi Ciotti potrebbe anche smettere… molto tempo dopo. E invece ad Alatri, dove nel pomeriggio di martedì 28 febbraio è stato ospite dell’Istituto di istruzione superiore,  ha messo subito in chiaro che era lì per ascoltare, «per essere un noi». Anche se ovviamente di cose ne ha dette, pure in risposta agli studenti che poi lo hanno interpellato, offrendo non pochi spunti di riflessione. Prima di arrivare nell’auditorium dell’Istituto, stracolmo di studenti, don Ciotti ha fatto tappa al cimitero di Alatri per pregare sulla tomba di Thomas Bricca, il ragazzo assassinato il 30 gennaio scorso. E poi, tutto l’incontro è stato in qualche maniera dedicato proprio a Thomas, nella scuola che il 19enne frequentava, e ad Emanuele Morganti, il giovane di Tecchiena ucciso 7 anni fa sempre ad Alatri.

Don Ciotti è stato introdotto dalla dirigente Annamaria Greco (visibilmente commossa e che alla fine ha ringraziato l’ospite per averle ridestato il sentimento di alzarsi ogni mattina «per voi», indicando gli studenti) e con le parole sempre circostanziate di Tarcisio Tarquini, presidente dell’Associazione Gottifredo che ha contribuito ad organizzare il tutto, nell’ambito del patto educativo con la scuola e grazie anche all’operato di don Alberto Conti, responsabile della Caritas della diocesi di Trivento e pure presente in sala.

«Sono venuto qui molto volentieri – ha esordito il sacerdote torinese – e soprattutto molto arricchito dalle immagini viste in tv in questi giorni, soprattutto della vostra veglia con il vescovo, con le riflessioni proposte. Ho visto i vostri volti e la vostra passione: con i vostri gesti, e anche con le lacrime, avete dato una grande testimonianza di valori a tutto il Paese, avete dato un segnale stupendo a tutta l’Italia!». Un concetto questo che don Ciotti ha poi ribadito anche altre volte, sempre grato e commosso. «Io non conoscevo Thomas – ha aggiunto il fondatore di Libera – eppure mi sembra di averlo sempre conosciuto, anche grazie a questa immagine che parla (indicando la gigantografia della foto esposta in sala e donata dai genitori , ndr), che continua a chiederci di fare». E qui don Ciotti ha voluto accomunare nel ricordo anche Emanuele Morganti: «E’ importante mettere insieme questi momenti, perché le emozioni passano ma dobbiamo far sì che restino i sentimenti, quelli che graffiano il nostro cuore. Voi ragazzi vi siete subito mossi e adesso è importante dare continuità a tutto questo. Non dimenticate mai che questa società, con tutti i suoi limiti ma anche le sue cose positive, ha bisogno di voi: appassionati, curiosi. Ha bisogno delle vostre intuizioni, passioni, intelligenze. Thomas è morto e per farlo vivere, adesso dobbiamo vivere di più noi! Noi dobbiamo essere vivi. E noi adulti abbiamo bisogno dei vostri ideali, della vostra nuova forza generatrice. Per noi adulti accogliere i giovani vuol dire accogliere la vita. Voi siete portatori di vita. Thomas ed Emanuele ricordiamoli nei fatti perché le parole sono stanche. Insieme ne vale la pena, perché Thomas continui a sognare. Cercatelo nella vita e non solo davanti ad una tomba», ha sottolineato don Ciotti strappando l’ennesimo forte applauso degli studenti e velando di commozione gli occhi dei genitori, con mamma Federica che poi ha voluto ripetere proprio quest’ultimo concetto, dicendo: «Thomas è dappertutto, non solo in quella tomba».

Ma torniamo alle parole del fondatore del Gruppo Abele: «In questo momento di buio bisogna guardare le stelle. Mettiamo in gioco la nostra vita per donare un po’ di vita. Imprestiamo la nostra vita perché ci sia vita e speranza!».

Rispondendo ad alcuni studenti, don Ciotti li ha anche volutamente un po’ spiazzati: «Vi auguro tanta solitudine, da non confondere però con l’isolamento. Nella solitudine scopriamo il nostro mondo interiore. Thomas ci sta facendo dono di fermarci per guardarci dentro. La solitudine è relazione con la vita, non una fuga. L’uccisione dell’adolescenza inizia dal sequestro della solitudine. Oggi è tutta una fretta, voi siete sempre connessi, ma la relazione è altro, è l’essenza della vita per conoscere gli altri e noi stessi. Thomas ci invita a porci domande, anche dubbi, del tipo: dov’era Dio? Ma anche i dubbi conducono a Dio, anche una sana rabbia per le cose che si amano. Dio non è lontano ma ha bisogno di essere accolto nelle persone più fragili e deboli. E oggi Dio è nella casa di Thomas, con i suoi cari, o dove ci sono anziani, malati, migranti».

Don Ciotti ha quindi elencato tre cose che vanno tenute presente e messe in pratica: la condivisione, la continuità nel fare, la corresponsabilità. Così come ha esortato gli studenti a farsi accompagnare dai professori, che sono lì per educare, per far crescere.

Nella grande sala è poi calato un silenzio a dir poco irreale quando Delia, una ragazza del 4° anno, ha chiesto a don Ciotti cosa si sentirebbe di dire agli assassini di Thomas. «La verità – ha risposto il sacerdote invitando la ragazza a sedersi accanto a lui – ci permette di costruire la giustizia. E quindi bisogna avere fiducia negli inquirenti, nelle forze dell’ordine. Ma le verità passeggiano per le strade delle nostre città, mentre l’omertà uccide la verità e la speranza. Chi sa deve avere il coraggio di parlare! E’ un atto di amore anche inchiodare le persone alle proprie responsabilità e se uno ha commesso dei crimini deve renderne conto. Dei reati se ne occupa la Giustizia, mentre la Chiesa si occupa dei peccati. Certo, non si può più restituire la vita, ma allora devi impegnare la tua vita, cambiare, con una conversione reale, senza prendere scorciatoie».

Prima di chiudere, don Ciotti ha voluto salutare così gli studenti di Alatri: «con tanto affetto vi dico: diffidate di chi non vi ascolta, di chi parla di voi ma non con voi. Bisogna distinguere tra educatori e seduttori. Non mettete la vostra libertà in vendita, andate incontro al futuro: Thomas ci chiede di darci una mossa, ci chiede uno scatto in più!».

Al termine, la signora Federica, mamma di Thomas, e il sindaco di Alatri Maurizio Cianfrocca hanno scoperto una targa per l’intitolazione a Thomas Bricca del laboratorio di Microbiologia del “Pertini”, mentre i compagni di classe della 4^ A hanno donato delle rose bianche a mamma Federica, prima di ricordare tra le lacrime l’amico e il suo sorriso «il più bello di Alatri».

Igor Traboni

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