Da coloro che hanno percorso il Cammino di Santiago a piedi si è soliti sentir ripetere che “non puoi capire cos’è se non lo fai almeno una volta nella vita”. Probabilmente è così, ma è anche vero che ci sono alcuni sussidi che arrivano in aiuto di quanti ancora non si sono cimentati in questo viaggio di fede e conoscenza, sudore e gioia. Come i libri di  Silvio Campoli, 67 anni, di Alatri, sindacalista in pensione. Campoli il Cammino lo ha fatto per ben 7 volte e, mentre non vede l’ora di compierlo anche assieme ai nipotini Jacopo e Davide, di libri per raccontare questa esperienza ne ha scritti due. Il secondo, dal titolo “La strada antica – Il Cammino di Santiago per il cammino Aragonese e il Francese”, pubblicato per i tipi di Gwmax edizioni, verrà presentato venerdì 25 agosto nella chiesa di Tecchiena Castello alle 19.30, nell’ambito del programma dei festeggiamenti patronali della parrocchia, con l’introduzione di Luciano Schietroma e gli interventi del parroco don Giorgio Tagliaferri,  di Bernardino Santurro, Morena Belli e Alessandra Lemma, mentre il ricavato delle vendite verrà devoluto alla onlus Da.Ma. Africa.

In maniera certosina, attraverso le 160 pagine del libro che comunque scorrono via proprio come un racconto a voce alta in una sera d’inverno davanti ad un camino, Silvio Campoli ripercorre il suo ultimo viaggio, dalla tappa più breve, si fa per dire, di 23 km, alle due conclusive di 40 km ciascuna per arrivare per l’appunto a Santiago de Compostela. Un diario per molti versi intimo, ma anche “comunitario”, perché fatto di incontri, amicizie, accoglienza, disponibilità nelle persone incontrate. Il pellegrino Campoli accompagna dunque il lettore, ma anche e soprattutto quanti hanno in animo di farsi pellegrini lungo queste strade di Francia e Spagna, «perché la strada è maestra – scrive don Luca Albizzi nella prefazione – perché insegna all’uomo verità che mai avrebbe appreso sui libri o restandosene tra le mura domestiche. La strada poi è povera, ci obbliga a lasciare; la strada è anche severa perché ci stanca e ci fa capire quanto siamo deboli». Tutti segni che Silvio Campoli “scolpisce” nelle pagine di questo libro, con un forte simbolismo evocativo del pellegrinaggio di fede, di una gioia che si fa contagiosa: che poi è quella di sentire il percorso prima nell’anima e poi nei piedi, spesso stanchi e doloranti dopo decine di chilometri al giorno.

Igor Traboni

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