Il vescovo Ambrogio Spreafico ha guidato, nella serata di martedì 12 marzo nella chiesa di San Paolo Apostolo a Frosinone, un momento di preghiera fortemente voluto dopo quanto accaduto a Frosinone sabato scorso e ad Anagni, sempre nei giorni scorsi.

In tanti si sono ritrovati nella chiesa di viale Madrid, nonostante il tutto fosse stato organizzato neppure 24 ore prima, grazie al passaparola e alla notizia diffusa sui social.

“Sia pace nelle tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi”: questa la frase, presa dal Salmo 122 che poi è stato recitato a cori alterni, scelta per dare un titolo alla preghiera corale, proseguita con la declamazione del Vangelo (il passo di Luca 13, 1-5, in cui Gesù risponde peraltro al destino dei diciotto sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise) e quindi la riflessione del vescovo Spreafico: «Il mondo è pieno di violenza – ha esordito il vescovo – e davanti alla violenza tante volte, oltre a condannarla come è giusto che sia e a a perseguire coloro che la compiono attraverso le persone preposte a farlo e che lo fanno bene, noi  non facciamo niente. Ma poi ci siamo proprio noi, uomini e donne che vivono in questo mondo e in questa terra amata. E allora: basta condannare e giudicare? E’ facile essere giudici, ma è un tipico modo per allontanare il male. Ma il male resta! Noi invece dimentichiamo che il male esiste. E allora non possiamo restare indifferenti come spesso accade. Chi si ricorda dell’Afghanistan o della Siria? A malapena lo facciamo con la guerra in Ucraina, quando papa Francesco invoca la pace e magari si riaccende il dibattito. Ecco, noi siamo così: basta che il male non ci tocca e sono a posto. Ma dimenticare e far finta di niente – ha rimarcato con tono ancora più deciso monsignor Spreafico – non è giusto! Bisogna fare il bene, perché altrimenti questo mondo diventa un inferno. Nelle nostre città, poi, la violenza non è solo quella dell’altra sera; in via Aldo Moro non è che non succedono mai risse o atti di bullismo. E lo dico non per parlar male, ma perché bisogna essere vigili. E riandare alle parole di Gesù che dice: convertitevi! Per questo siamo qui – ha aggiunto Spreafico rivolgendosi ai presenti – perché dobbiamo cambiare noi stessi, rispondere al male con il bene! Il male è furbo: se lo lasci entrare, poi ti prende e non ti molla più, come la droga che gira, l’alcool, il gioco d’azzardo…».

Il vescovo ha quindi proseguito sottolineando l’importanza della preghiera «che ci libera dall’essere solo di noi stessi, ci fa guardare in alto: Dio è luce, speranza, tenerezza, gentilezza, comprensione. La preghiera ci rende diversi: ecco il cambiamento! Ci uniamo in preghiera e siamo forza di bene, siamo luce del mondo, sale della terra. Sì. Siamo così, e dobbiamo crederci! Chiediamo al Signore – si è avviato a concludere il vescovo Spreafico  – di renderci pacificatori, luce per gli altri. Chiediamo che ci renda uomini e donne, fratelli e sorelle pacificatori. Perché il Signore non ci abbandona mai, non abbandona la nostra città e questa terra amata».

Il momento di preghiera, accompagnato da una serie di canti, è poi proseguito con la recita del Padre nostro e, prima della conclusione, della “preghiera semplice” attribuita a San Francesco, con queste e altre parole (“Dove è tristezza, che io porti la gioia; dove sono le tenebre, che io porti la luce”) a risuonare nel silenzio carico di raccoglimento, per invocare ancora una volta la richiesta di “pace nelle tue mura”.

di Igor Traboni

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