Nei primi giorni della Settimana Santa i Vangeli della Messa ci parlano di Giuda. Martedì e Mercoledì Santo ci raccontano del suo tradimento. “Se mi avesse insultato un nemico, l’avrei sopportato; se fosse insorto contro di me un avversario, da lui mi sarei nascosto. Ma sei tu, mio compagno, mio amico e confidente; ci legava una dolce amicizia, verso la casa di Dio camminavamo in festa” (Sal 54, 13-15).

Gesù doveva conoscere bene le parole di questo salmo. Era stato Lui a scegliere i suoi discepoli e non viceversa. Un gesto di predilezione. Eppure uno dei Dodici ricambia la chiamata con un tradimento. Gesù non rimane impassibile, si commuove profondamente. Conosce il piano di Giuda, eppure, fino all’ultimo, con infinito rispetto della sua libertà, ma anche come ultimo discreto richiamo, gli indirizza un estremo segno d’amore e di predilezione offrendogli il primo “boccone” della Cena riservato all’ospite d’onore. Nel Vangelo di Giovanni Gesù compie due gesti soli nell’Ultima cena: lava i piedi ai suoi amici e intinge il boccone per darlo a Giuda. In questi due gesti si rivela completamente l’amore. Nel boccone che Gesù immerge e dona possiamo scoprire il corpo di Gesù stesso che viene immerso nella morte e donato a Giuda. Giuda è l’unico in tutto il Vangelo che fa la comunione dalle mani del Signore. Gesù gliela dà direttamente come segno squisito di amicizia. Dio è Colui che si dona totalmente, anche a chi lo vuole uccidere, perché non può non amare.

Gesù rimane sempre e per tutti l’Amico che non tradisce, nemmeno colui che ha deciso di tradirlo. Nel racconto

dell’evangelista Giovanni, per indicare la gravità del gesto di Giuda, il testo ricorre ad una nota cronologica che

accompagna la sua uscita dalla Cena: “Ed era notte” (13,30). Al contrario di Adamo che prende male il bene, Gesù

assume bene il male e trasforma il clima minaccioso che lo circonda in gratuità, affetto, amicizia, amore. Ancora e sempre per Lui il traditore rimane un amico. Perché l’Amore non ritira mai ciò che ha dato, non rinnega mai ciò che è. Preferisce consumarsi nel dolore e nella morte … Dio è fedele per sempre! L’Amore vince ogni tipo di morte. Anzi l’ha già vinta!

Nel Vangelo di Matteo, il racconto della istituzione dell’eucaristia – che “è tutto e dà tutto” – il dono supremo del Signore è incastonato tra la predizione del tradimento di Giuda e quella dello scandalo di tutti i discepoli, con il rinnegamento di Pietro. La luce entra nelle nostre tenebre. L’alleanza nuova ed eterna è sbilanciata dalla parte di Dio: il Signore si dona e noi lo tradiamo e lo rinneghiamo. Inoltre, al centro c’è il bene e l’Amore di Dio. Il male fa solo da cornice. Al centro c’è la fedeltà di Dio alla Sua promessa.

Giuda rifiuta l’amore e l’amicizia di Gesù. Il suo peccato non consiste tanto nell’aver tradito il Signore quanto nel non aver ricambiato il Suo affetto e nell’aver voluto pagare il prezzo del suo tradimento uccidendosi. Al contrario di Pietro che si è fidato della misericordia e del perdono di Cristo.

Nell’ultimo Vangelo della Messa di Quaresima prima del Triduo pasquale, viene riportata una parola di Gesù che esprime un suo pressante desiderio nei nostri riguardi. A colui a cui richiede una stanza per fare la Cena manda a dire: “Farò la Pasqua da te con i miei discepoli” (Mt 26,18). Ascoltare e rispondere con entusiasmo a queste parole sia l’augurio più grande che rivolgo a Voi e a me. Nella speranza che il Signore si faccia strada nel nostro cuore, lo rigeneri e lo renda capace di amare oltre il male e la morte, “per guardarci tutti di nuovo con occhi che comunicano umanità vulnerabile e prossimità disponibile al di sopra delle mascherine” (P. Sequeri, Avvenire 04.04.20, pag. 2). In questo momento difficile e prezioso.

 

Buona Pasqua!

 

 

 

Anagni, 10 aprile 2020

Venerdì Santo

 

 

 

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