Giubileo: sabato 24 maggio il pellegrinaggio con il vescovo Ambrogio

Il pellegrinaggio giubilare interdiocesano (Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino) si svolgerà sabato 24 maggio 2025. Il programma è lo stesso della data del 15 marzo – posticipata a causa delle condizioni di salute del Santo Padre – e prevede la partecipazione all’udienza di Papa Francesco, la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Ambrogio e il passaggio della Porta Santa.Modalità di partecipazioneSi invitano parrocchie, comunità religiose, associazioni ed aggregazioni laicali a raccogliere le adesioni entro il 30 aprile; ciascun gruppo dovrà provvedere all’elenco nominativo dei partecipanti. Le iscrizioni devono essere comunicate al direttore dell’Ufficio diocesano pellegrinaggi, Bruno Calicchia, possibilmente con messaggio whatsapp al numero 347-4624941.

Un giorno di grazia: il pellegrinaggio giubilare delle parrocchie delle zone Mole/Castello/Tecchiena

Non era un remake di “Berretti verdi”, il film con il leggendario John Wayne, e neppure una reminiscenza scolastica della poesia di Luigi Mercantini “La spigolatrice di Sapri”, eppure trecento giovani (e meno giovani), e forti, fortissimi, e gioiosi, gioiosissimi pellegrini, con il caratteristico berretto verde come segno distintivo, hanno “invaso” nella giornata di sabato 15 marzo prima la Basilica di San Paolo fuori le mura e quindi il colonnato e poi la Basilica di San Pietro per il pellegrinaggio giubilare interparrocchiale, organizzato dall’unità pastorale delle “parrocchie in comunione con Maria” (Laguccio, Mole Bisleti, Pignano, Sant’Emidio, Basciano), dalla parrocchia di Tecchiena e da quella di Tecchiena Castello, accompagnati dai parroci don Luca Fanfarillo e don Antonello Pacella e dal diacono Giovanni Straccamore, mentre don Giorgio Tagliaferri, impossibilitato a partecipare, ha comunque portato il suo saluto via telefono; preziosa anche l’opera dei vari laici – giovani e no – delle varie parrocchie per l’organizzazione e la logistica. Partiti intorno alle 8 dai piazzali delle rispettive chiese, preparandosi ulteriormente alla giornata con l’ausilio di un istruttivo pieghevole con info e notizie varie sul Giubileo e sull’indulgenza, i pellegrini hanno fatto dapprima tappa a San Paolo fuori le Mura. E qui è stata subito chiara l’impronta di grazia che poi tutta la giornata avrebbe avuto, così come di comunione e di cammino fraterno – uno dei significati di ogni pellegrinaggio – di una Chiesa universale. Per entrare in Basilica, infatti, si è fatta la fila insieme a tanti pellegrini dell’arcidiocesi di Milano, alla seconda giornata del loro pellegrinaggio giubilare a Roma. Ed è stato subito un piacevole e fraterno scambio di saluti, ben oltre gli scontati convenevoli, con l’innata simpatia e spontaneità ciociara che ha conquistato i lombardi, e di esperienze dettate dall’emozione e dalla grazia particolari di vivere un Giubileo e di attraversare, da lì a qualche minuto, la Porta Santa. Ed è stato anche piacevolmente bello vedere come, in “normalissima” fila insieme a tutti i fedeli, c’era anche monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, che tra l’altro poco prima avevamo notato aggirarsi sempre “normalmente” tra i bus in sosta per salutare questo o quel fedele. All’interno della Basilica, i pellegrini delle varie parrocchie della zona di Tecchiena si sono lasciati inebriare dalle bellezze artistiche della chiesa, con ogni singola opera che trasuda del Bello che deriva dall’Infinito. In molti si sono accostati al sacramento della Riconciliazione, approfittando anche del “dispiegamento” di sacerdoti e religiosi dell’arcidiocesi di Milano (circa 100 i confessori) disseminati in ogni angolo della Basilica, prima di concelebrare con monsignor Delpini, accolto peraltro con gioia da un po’ di… Ciociaria, ovvero dall’abate di San Paolo, dom Donato Ogliari, fino a due anni e mezzo fa abate di Montecassino. Dopo la visita, il tempo di un pranzo al sacco negli spazi esterni della Basilica, di un caffè e delle immancabili ciambelline al vino e poi tutti si nuovo sui torpedoni per raggiungere San Pietro, anche se con qualche problema di traffico per la concomitanza con lo sciamare dei tifosi irlandesi diretti all’Olimpico per la partita di rugby contro l’Italia e due manifestazioni politiche in piazza. Arrivati a San Pietro, in piazza e nelle vie adiacenti è stato possibile incrociare anche i pellegrini della parrocchia di Santa Maria Goretti di Frosinone, affidata ai sacerdoti di Nuovi Orizzonti, proprio mentre a poche decine di metri, nella libreria San Paolo di via della Conciliazione, don Davide Banzato, che di Nuovi Orizzonti è l’assistente spirituale, riceveva il “Premio Buone Notizie”, insieme a Lorena Bianchetti e Vincenzo Corrado. Superati con pazienza i necessari filtraggi delle forze dell’ordine, tutti dietro alla Croce per attraversare la Porta Santa della Basilica simbolo del centro della cristianità e sede della Cattedra di San Pietro e del Vescovo di Roma, papa Francesco, il cui pensiero ha accompagnato la preghiera di ogni pellegrino. In Basilica è stato possibile partecipare alla Messa delle 15, ancora con un altro tassello di comunione di Chiesa, per la concomitanza con il pellegrinaggio della diocesi campana di Ariano Irpino-Lacedonia, il cui vescovo monsignor Sergio Melillo ha presieduto la concelebrazione con molti sacerdoti della sua diocesi (significativamente anche il prete più anziano e quello più giovane) e i “nostri” don Antonello e don Luca. Anche il vescovo ha voluto ricordare, nell’omelia, il senso del pellegrinaggio, tanto più autentico in quanto erano partiti in piena notte dai loro paesi dell’Irpinia: un piccolo sacrificio, come le difficoltà della vita, da affrontare però con la fiaccola della Fede. Ma il presule campano ha voluto anche ribadire il significato pieno di quella “speranza”, che fa da filo conduttore al Giubileo 2025, e di come l’invito di questo anno particolare è quello alla riconciliazione e alla rinascita spirituale. Dopo la Messa, tutti di nuovo in fila anche per uscire, e solo a questo punto una pioggerellina si è fatta presente, dopo una giornata meteo comunque piacevole, tale però da impedire la riuscita della classica foto di gruppo sul sagrato della Basilica. Poco male, però, perché in tantissimi hanno poi inondato i social e i gruppi whatsapp di bellissime immagini e video di una giornata di grazia piena, autentica, vera. Da continuare a vivere ora ogni giorno, da trasmettere agli altri, anche ai “lontani” e, perché no?, da rivivere anche in altri futuri pellegrinaggi da organizzare, secondo la richiesta che è poi arrivata da tanti fedeli. Igor Traboni

“A Sua immagine” ad Anagni. Guarda la puntata

“A Sua immagine”, la trasmissione di Rai Uno condotta da Lorena Bianchetti, ha dedicato la puntata di domenica 2 marzo ad Anagni, con un viaggio nel primo Giubileo della storia, voluto dall’anagnino Bonifacio VIII. A questo link potete guardare la trasmissione https://www.raiplay.it/video/2025/02/A-Sua-Immagine-Viaggio-nel-Giubileo—Puntata-del-02032025-a7b031e5-265b-4316-be15-498168b6954b.html

Annullato il pellegrinaggio giubilare a Roma

Considerate le condizioni di Papa Francesco, per la cui salute continuiamo a pregare, il pellegrinaggio giubilare interdiocesano, previsto per sabato 15 marzo 2025, è stato annullato.

Il vescovo Ambrogio ricorda la prima Bolla giubilare: «Facciamoci pellegrini di speranza, come Bonifacio VIII»

(Omelia per la celebrazione eucaristica nel giorno in cui Bonifacio VIII pubblicò la Bollagiubilare del 1300. Anagni, 22 febbraio 2025) Sorelle e fratelli, concludiamo questo giorno in cui abbiamo voluto fare memoria di quel 22febbraio 1300 nel quale Bonifacio VIII promulgò la Bolla Giubilare del primo giubileo della storiadella Chiesa. Fu la risposta alla grande e crescente domanda di perdono che tanti pellegriniriversatisi a Roma verso la basilica Vaticana chiedevano. Erano tempi difficili, di guerra, violenza,di grandi calamità naturali. Anche i cristiani facevano le loro battaglie. Nei tempi di violenza crescela paura, l’ostilità, l’indifferenza, ma anche la speranza e il desiderio di un tempo nuovo. “Pellegrini di speranza”, perché la “speranza non delude”, ha voluto che fosse il Giubileo di quest’anno papaFrancesco, per cui in particolare oggi vogliamo pregare, perché torni presto a guidarci in questoanno santo, facendoci ascoltare la sua parola di speranza e di pace. Ne abbiamo tutti bisogno, nehanno bisogno i Paesi oppressi dalla guerra, come l’Ucraina, la Terra Santa, la RepubblicaDemocratica del Congo, e molti altri forse a noi sconosciuti. Sorelle e fratelli, alziamo lo sguardo,guardiamo la gente che soffre, che grida pace, che invoca la fine delle guerre e della violenza.Guardiamo gli anziani soli o in istituto, che chiedono amicizia, affetto, cura. E i giovani chechiedono di essere ascoltati e voluti bene. Facciamoci pellegrini di speranza per le strade del mondocon la preghiera che ci libera dall’abitudine al vittimismo, al lamento, all’indifferenza. Facciamocipellegrini, come il nostro concittadino papa Bonifacio, che ascoltò la domanda di perdono e di paceche veniva da tanta gente, per muoverci anche noi da qui verso il mondo, passando da quella PortaSanta della Basilica Vaticana, di cui oggi abbiamo celebrato la festa della Cattedra di san Pietro, perinvocare il perdono e la misericordia di Dio.Le parole di Gesù che abbiamo ascoltato ci aiutano. “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelliche vi odiamo, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”. Questaè l’unica vittoria vera, cari amici. L’amore vince sempre l’inimicizia, fate cioè del bene a chi vi vuolmale, benediteli, cioè non sparlate degli altri, anzi dite bene di loro, e infine pregate per chi vi trattamale. Ognuno potrebbe dire: impossibile. Non diciamolo oggi! Il Giubileo apre la strada delle coseimpossibili perché siano possibili. Lasciamoci guidare dalla parola di Gesù e vinceremo il male conil bene, l’odio con l’amore e la preghiera. Dobbiamo crederci, dobbiamo viverlo. Vuoi esserefelice? Credo che ognuno lo desideri. Allora, continua Gesù, comincia a fare agli altri ciò chevorresti gli altri facessero a te, e non il contrario. E poi ancora quasi per spiegare ancor meglioquanto già detto: “Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostraricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo”. Dare, voler bene, con gratuità, senza aspettaresempre il contraccambio. Quanto è triste la vita di chi dà qualcosa, ma aspetta ogni volta di ricevere il contraccambio. Mai contenti, mai felici, sempre in attesa che finalmente l’altro ti dia qualcosa,affetto, considerazione, attenzione e via di seguito. Prova a voler bene con gratuità, e vedrai chesarai finalmente contento! Non dire subito di no. Provaci almeno! E poi, se ti affiderai al DioAltissimo come ci si affida a un padre, potrai riconoscere negli altri sorelle e fratelli, amici, perchéla Paternità divina rende tali, e non estranei o persino nemici.E infine: tutto comincia con la misericordia, quella scelta di Dio che sempre perdona, che semprevuol bene, che sempre ci accoglie anche se noi spesso ci dimentichiamo di lui e ci facciamo gliaffari nostri. “Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati,perdonate e sarete perdonati, date e vi sarà dato, (senza sempre essere misurati), perché con lamisura con cui misurato sarà misurato anche a voi in cambio”. Sorelle e fratelli, sono parole chiare,concrete, piene di amore. Il Signore ha fiducia in ognuno di noi, così ci affida la via del bene,dell’amore, della misericordia, del perdono, via che portano alla pace e all’amicizia tra noi e contutti. A noi viverle, per essere felici, per aiutarci in questo tempo difficile, per non lasciar solonessuno, per dare speranza e crescere come amici, sorelle e fratelli, segno di un mondo dove sipossa vivere insieme.

Impagliazzo: «Così possiamo costruire la Pace, ogni giorno…»

La pace è possibile e va perseguita da ognuno di noi attraverso tre percorsi concreti: 1) Partecipare ai problemi lontani, facendoci artigiani di pace. 2) Essere solidali, facendoci artigiani di solidarietà. 3) La preghiera e la sua forza storica. Così Marco Impagliazzo, docente di Storia contemporanea presso l’Università Roma Tre e presidente della Comunità di Sant’Egidio, ha sintetizzato il suo appassionato e appassionante intervento sul tema “Immaginare la pace. Il Giubileo anno di speranza e riconciliazione” tenuto giovedì 20 febbraio nell’auditorium diocesano di Frosinone, davanti ad una platea numerosa e alla presenza del Prefetto, del Questore di Frosinone e dei sindaci di alcune città delle due diocesi, nell’ambito di una iniziativa organizzata dalle diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino e Anagni-Alatri, in quel percorso di approfondimento e formazione per il Giubileo 2025 fortemente voluta dal vescovo Ambrogio Spreafico. E proprio monsignor Spreafico, dopo la presentazione di Impagliazzo fatta da Luisa Alonzi che ha moderato l’incontro, ha introdotto l’Ospite, ricordandone l’impegno come intellettuale a tutto tondo, e dunque anche come uomo di pace, nell’operato internazionale della Comunità di Sant’Egidio, per un intervento al convegno «che ci aiuterà a capire, a comprendere, in questo tempo così difficile, come vivere e come farlo da cristiani». Impagliazzo ha iniziato quindi da una certezza, ovvero da quella «speranza che non delude» che Papa Francesco ha voluto “sigillare” nell’indizione del Giubileo «in questo tempo di inquietudine» per le tante guerre, per i problemi che ci assillano, come quello del riscaldamento globale e delle conseguenze sul clima (e qui Impagliazzo ha sottolineato l’impegno del vescovo Spreafico su questi temi), prima di ripercorrere rapidamente la storia dei 27 Giubilei ordinari, a partire da quel primo indetto nel 1300 dall’anagnino Bonifacio VIII, a ciò spinto dai fedeli dell’epoca che chiedevano «un moltiplicatore di gioia e speranza». E a distanza di secoli, il grido degli uomini di oggi è invece quello della pace «che si prepara solo con la pace, mentre l’atteggiamento della comunità internazionale o è quello dell’immobilismo o è quello delle armi», anche nel solco di quella “passività morale” di cui parla Thomas Merton e che Impagliazzo ha definito «un problema del nostro tempo, mentre occorre agire in modo concreto per dimostrare che non è vero l’assunto dell’ineluttabilità della guerra. Ma più  che di pacifisti, il mondo di oggi ha bisogno di pacificatori». Questo nostro tempo, invece, ha argomentato Impagliazzo, soffre di «deculturazione della fede», richiamando la denuncia fatta a suo tempo da Paolo VI di un mondo che soffre per mancanza di pensiero «e nell’immaginare la pace c’è questa mancanza. Oggi ci si chiude anche in una sorta di “provincialismo”, si confida in questo perché ci dà semplificazioni rassicuranti». Impagliazzo ha poi tracciato alcuni eventi epocali recenti che hanno mutato il corso della Storia, dall’11 settembre al crollo dell’Urss. E oggi? «C’è questa realtà minacciosa della guerra», rispetto alla quale la Comunità di Sant’Egidio ha operato, ad esempio, con i corridoi umanitari, «ma toccare la guerra – come Impagliazzo ha fatto sul campo in diverse parti del mondo – non è come guardarla in tv: è qualcosa di tremendo!». E da questo punto di vista anche la memoria è importante, da conservare e tramandare, anche perché stanno scomparendo gli ultimi testimoni della seconda guerra mondiale e della Shoah. «E ci si accorge del valore della pace solo quando questa manca». Un panorama non idilliaco, nel quale svetta comunque il faro della Chiesa “maestra di umanità” (Paolo VI) che ci vuole “fratelli tutti”, solco tracciato da Papa Francesco che lo ha detto e ripetuto chiaramente: la guerra è il fallimento dell’umanità. «I papi hanno portato avanti un ministero di pace», ha aggiunto Impagliazzo, «e tutti si sono fatti carico della profezia della pace». Una pace che sgorga copiosa anche dal dialogo «ma oggi siamo nel mondo dell’Io, che logora il Noi, anche nelle famiglie, nell’ambiente ecclesiale. Oggi c’è tanta solitudine, che poi porta all’aggressività», ha stigmatizzato Impagliazzo, ricordando che anche il fenomeno del nazionalismo è frutto di «un egoismo collettivo». L’IMPORTANZA DELLA CULTURA Avviandosi a concludere, il presidente della Comunità di Sant’Egidio ha quindi sottolineato l’importanza della Cultura, del leggere, dell’informarsi, un tema tanto caro anche al vescovo Spreafico che più volte lo ripete nei suoi interventi e che lo ha ripreso anche nei saluti finali. «L’ignoranza – ha detto Impagliazzo – favorisce la guerra. Occorre leggere, una cosa che ci salva anche dalle fake news. E serve viaggiare, incontrare gli altri, aprire il cuore e la mente. La pace ha bisogno di cultura!», ha ribadito Impagliazzo, prima di terminare con i tre punti di cui dicevamo all’inizio e che costituiscono una bussola «per superare l’Io e ricentrarci sul Noi, per ricucire i tessuti sociali anche nelle nostre città, nelle nostre famiglie, per preparare un mondo di pace. Forse è un sogno, ma è un orizzonte su cui lavorare, qualcosa che ognuno di noi può costruire ogni giorno». Igor Traboni

Spreafico alla Santissima: «La Trinità ci fa vivere da amici». L’annuncio: il Santuario sarà chiesa giubilare

Con il pellegrinaggio partito di buon mattino dal paese di Vallepietra e guidato dal vescovo Ambrogio Spreafico, domenica 16 febbraio al santuario della Santissima Trinità è stata celebrata la Festa dell’apparizione, nell’unico giorno di apertura invernale del sacro speco, che infatti ha accolto i tanti fedeli con un suggestivo manto bianco di neve. Monsignor Spreafico ha quindi celebrato Messa nella chiesa al coperto del santuario, salutando subito i presenti «dopo aver camminato verso questo luogo per incontrarci con la Trinità che ci accoglie, siamo tanti da luoghi, parrocchie e diocesi diverse, ma siamo un popolo, perché i cristiani da qualunque luogo provengono, italiani o no di origine, sono un popolo, ed è bello essere popolo in un mondo come il nostro dove questo è diventata una cosa molto difficile». Nel corso dell’omelia, il vescovo ha poi fatto riferimento al Vangelo del giorno, a quel ritrovarsi di Gesù «in mezzo a tanta gente che veniva da tante parti, non tutti credenti ma diversi tra loro, e stavano attorno a Gesù perché aveva parole che aiutavano a vivere, perché il Vangelo è vita e tante volte si vive male proprio perché non ascoltiamo il  Vangelo, perché se ascoltassimo la Parola di Dio, questa ti entra nel cuore e ti fa vivere secondo quella bontà che dovrebbe caratterizzare la nostra vita. Immaginiamoci di essere in quel luogo sul lago di Galilea: chi c’era attorno a Gesù? Poveri, gente che aveva fame,  che non aveva il necessario, che aveva dei dolori, che piangeva, anche persone odiate dagli altri. E quanto odio c’è oggi nella vita, troppo odio, anche sugli smartphone: aiutate i vostri figli e nipoti – ha detto Spreafico rivolgendosi proprio ai genitori e ai nonni presenti –  a non odiare mai nessuno, a non condividere un insulto con gli altri, perché l’insulto è odio e di odio ce ne è già abbastanza nelle guerre, nella sottomissione degli altri… no, non ne abbiamo bisogno». Ma attorno a Gesù, ha aggiunto il vescovo di Anagni-Alatri, c’era anche gente ricca, che stava bene, soddisfatta di se. Ecco, Gesù sa chi siamo noi, sa i nostri dolori, le fatiche della vita, che qualche volta anche noi piangiamo  perché abbiamo qualcosa dentro ma non possiamo dirlo a nessuno perché oggi nessuno ascolta, tutti abbiamo fretta; ma se ci ascoltassimo di più riusciremmo ad aiutare un altro, un anziano che non ha nessuno. E Gesù conosce anche i nostri desideri, le attese. Il Giubileo che celebriamo ha come titolo “Essere pellegrini di speranza” e lo abbiamo fatto anche noi salendo fino a qui, perché c’è bisogno di speranza. Gesù dice “beati i poveri perché vostro è il regno dei cieli, beati  voi che avete fame, voi che piangete, beati boi quando vi odieranno, vi insulteranno: rallegratevi ed esultate”. Ma ognuno di noi potrebbe dire: come è possibile questo? E’ possibile perché beati sono coloro che si fidano di Dio e quindi hanno non quella felicità che passa in un giorno, ma che anche nel dolore, nella povertà, nella fatica della vita ti fa avere speranza perché sai che Gesù ti rende beato. E poi dice “guai a voi ricchi, che ora siete sazi” ma quel guai non è una maledizione, perché Gesù ci dice; stai attento quando ti accontenti della tua ricchezza, perché la ricchezza non rende felici, stai attento quando prendi in giro gli altri perché quella non è la felicità, quando sei sazio, hai tutto e magari vuoi di più perché quello non ti darà felicità. Gesù non vuole metterci addosso dei pesi ma vuole liberarci dalla tristezza, dalle cose che ci fanno chiudere in noi stessi, dall’insoddisfazione che ci fa sempre lamentare di tutto e degli altri. Vuole dirci: io ti tendo la mano». Spreafico ha poi ricordato che, alla partenza del pellegrinaggio a piedi, è stato recitato il salmo “Alzo gli occhi verso i monti, da dove mi verrà l’aiuto? L’aiuto viene dal Signore”, per sottolineare come «salendo verso il santuario  abbiamo alzato gli occhi perché volevamo arrivare dove la Trinità ci parla, ci raduna, ci benedice, ci aiuta, ci fa vivere. Noi oggi abbiamo bisogno di vivere il bene e di fare il bene, perché c’è troppo male, guerre, odio, disprezzo degli altri, ma noi cristiani non possiamo accettare di vivere così, dobbiamo resistere al male, ribellarci all’odio. Chi allontana il cuore dal Signore non riesce a fare il bene, no  porterà frutti buoni, sarà come albero nel deserto. Gli egoisti non si accorgono che la loro vita non porta frutti, non si accorgono che non solo vivono male gli altri ma anche se stessi. L’uomo e la donna che confidano nel Signore, che fanno il bene ascoltano Gesù e la Trinità: saranno come un albero piantato lungo i corsi d’acqua, che cresce, fa ombra, dà frutti. E questa deve essere la nostra vita: fare il bene, essere benedetti da Dio e poter benedire gli altri. Essere qui ci deve dare speranza per essere gente buona, perché oggi c’è bisogno di persone che guardano agli altri con simpatia, affetto, senza giudicare tutti, perché anche in chi ha fatto il male c’è l’immagine di Dio. La Trinità è questo: amore che si comunica, che rende fratelli e sorelle e amici: il mondo ha bisogno di amicizia». IL SANTUARIO CHIESA GIUBILARE Il vescovo Spreafico, nel ringraziare il rettore monsignor Alberto Ponzi per la cura del santuario, ha quindi annunciato che «questa sarà una delle chiese giubilari della diocesi di Anagni-Alatri e per tutti quelli che verranno dal primo maggio in poi . Qui potrete anche ottenere l’indulgenza plenaria, cioè il perdono: abbiamo tutti bisogno di esser perdonati perché nessuno di noi è giusto. E allora impariamo anche noi a perdonare gli altri perché ci fa bene, e chiediamo a Gesù: tendici la mano e aiutaci a prenderla. Perché se andiamo con Lui andiamo sicuri, faremo il bene e saremo felici». Nel ringraziare il vescovo Spreafico «autentico pellegrino» don Alberto Ponzi ha quindi preso brevemente la parola per ringraziare anche «tutti quelli che si sono

I giovani pellegrini a piedi verso Roma per il Giubileo

In occasione del Giubileo dei giovani, la Pastorale giovanile della diocesi di Anagni-Alatri, insieme a quella di Frosinone-Veroli-Ferentino, ha organizzato un pellegrinaggio a piedi verso Roma, dal 29 luglio al 3 agosto, per ragazzi e giovani dai 15 ai 35 anni. LE TAPPE DEL PELLEGRINAGGIO Si partirà il 29 luglio da Anagni, con la prima tappa fino a Segni; il giorno successivo si andrà da Segni a Velletri e quello dopo da Velletri ad Ariccia. Il 1° agosto tappa fino a San Pietro. Il 2 agosto partecipazione alla veglia con papa Francesco a Tor Vergata e il 3 agosto Messa con il Papa, sempre a Tor Vergata. Il tutto da vivere come un’esperienza unica di fede, riflessione, condivisione e comunità, con il cuore aperto alla speranza. INFO UTILI PER LE ISCRIZIONI Iscrizioni entro il 28 febbraio, nelle proprie parrocchie o ai numeri 3319182776 (Ilaria) o 3472164199 (Elisa).

Verso il Giubileo, anno di speranza e riconciliazione: conferenza con Spreafico e Impagliazzo

Nell’ambito delle iniziative di approfondimento e di formazione per il Giubileo 2025, fortemente volute dal vescovo Ambrogio Spreafico, le diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino hanno organizzato un nuovo appuntamento per giovedì 20 febbraio (auditorium diocesano di Frosinone, viale Madrid accanto alla chiesa di San Paolo, con inizio alle ore 18). La conferenza, aperta a tutti, avrà come tema “Immaginare la Pace. Il Giubileo, anno di speranza e riconciliazione”, che si ricollega direttamente a quel “Pellegrini di speranza” che costituisce il tema del Giubileo 2025. Dopo l’introduzione del vescovo Ambrogio Spreafico, interverrà il professor Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio e ordinario di Storia contemporanea presso l’Università Roma Tre. Proprio alla fine dello scorso mese di gennaio, Marco Impagliazzo, romano, 62 anni, è stato riconfermato come presidente della Comunità di Sant’Egidio per il prossimo quinquennio. L’elezione è avvenuta al termine di una larga consultazione che ha coinvolto, nei mesi scorsi, tutte le Comunità di Sant’Egidio nel mondo (si tratta di una realtà presente in ben 70 Paesi). L’assemblea ha poi visto la partecipazione a Roma di 158 delegati da tutti i continenti ed è stata significativamente aperta da un pellegrinaggio a San Pietro, con il passaggio della Porta Santa. A conclusione di un confronto assembleare durato due giorni, Marco Impagliazzo ha tracciato – come riportato da una nota pubblicata sul sito della Comunità di Sant’Egidio – le linee di un quinquennio che si apre in un contesto internazionale attraversato da «preoccupanti conflitti e da una riabilitazione della violenza, a diversi livelli». Di fronte a questo scenario, Impagliazzo  ha invitato la Comunità a «rafforzare il suo impegno per la pace e l’attenzione alle diverse periferie geografiche e ‘della vita’, nell’amicizia che ha sempre avuto con i poveri in tutto il mondo». Impagliazzo è anche autore di numerose pubblicazioni, libri e saggi. L’ultimo è “I Giubilei nella storia” (edito da Morcelliana) in cui l’Autore indaga i tratti di continuità e discontinuità di questa tradizione conciliare come si è tramandata e rinnovata fino ad oggi, dalla sua origine nel Medioevo. Un grande racconto per comprendere che cosa significhi l’indulgenza plenaria nella tradizione ma anche nell’attualità di questo Giubileo 2025. Impagliazzo ha anche curato la prefazione  de “Le guarigioni nella Bibbia. Da Giobbe a Gesù”, scritto dal vescovo Ambrogio Spreafico assieme a Maria Cristina Marazzi e Francesco Tedeschi, anche questo pubblicato da Morcelliana.  Igor Traboni

Bonifacio VIII e il primo Giubileo: il Museo della Cattedrale di Anagni organizza una serie di eventi

Il 22 febbraio del 1300 papa Bonifacio VIII emanava la Bolla Antiquorum habet, con laquale istituiva il primo Giubileo. Per tutti coloro che durante quell’anno si fossero recati aRoma in visita alle tombe dei principi degli apostoli Pietro e Paolo ed essendosi ancheconfessati e pentiti, era concessa l’indulgenza plenaria, ossia il perdono di tutti i peccaticommessi. Il primo Giubileo aveva caratteristiche proprie rispetto alle numeroseindulgenze parziali e plenarie istituite da alcuni suoi predecessori e ancora oggi èconsiderato un evento memorabile che sposta masse di pellegrini provenienti da tutto ilmondo alla volta di Roma, capitale della cristianità.La famiglia Caetani era originaria di Anagni e proprio nella sua città natale Bonifacio VIIIvolle creare la sua roccaforte. Centri nevralgici di questo quartiere erano la Cattedrale diSanta Maria e tutti gli edifici annessi ad essa, a cominciare dall’Episcopio e dallaCanonica, purtroppo oggi non più esistenti. È quindi naturale conseguenza decidere diinaugurare un anno ricco di eventi legati al Giubileo della Speranza proprio nellaCattedrale di Anagni, perfetta emanazione del potere del papa e della Chiesa in queidifficili anni.L’appuntamento è quindi presso la Cattedrale di Santa Maria Annunziata il 22 febbraio alleore 17. Saranno presenti i moderatori, professori Davide Angelucci e Lorenzo Proscio,e i relatori Emiliano Bultrini, storico medievista, Giulia Cesetti e Fabio Mari, storici dell’ArteMedievale.Tutti e tre si sono occupati a più riprese delle vicende legate al pontificato di Bonifacio VIIIe alle sue committenze artistiche. Sarà un importante momento di condivisione dei lorostudi, delle loro ricerche, delle novità emerse e un’occasione di approfondimento per tuttigli appassionati e per tutti coloro che vogliono conoscere ancora meglio le vicende legatealla nascita del primo Giubileo.Alla fine della conferenza sarà possibile visitare, insieme ai relatori, le cappelle Caetani eLauri, legate alla committenza della famiglia del papa. Sarà altresì presentato ilprogramma degli eventi organizzati per il 2025.Per informazioni ulteriori potete contattare direttamente il Museo della Cattedrale diAnagni.

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