In preghiera per il Santo Padre

La diocesi di Anagni-Alatri si unisce alla preghiera della Chiesa tutta per la salute del Santo Padre, ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma e sottoposto ad un intervento chirurgico di laparotomia.

Don Coluccia a Fiuggi: «Diamo un calcio alla droga»

Don Antonio Coluccia, il prete antidroga del quartiere San Basilio a Roma che ora vive sotto scorta perché minacciato dagli spacciatori, è intervenuto ad un incontro sulle dipendenze organizzato dall’Istituto alberghiero di Fiuggi e voluto dal preside Francesco Cozzolino insieme al locale commissariato di Polizia diretto dal vicequestore Sergio Vassalli. Originario della Puglia, poi in servizio pastorale a Pianura, in Campania, dove ha lottato contro la camorra, don Coluccia si trova ora a Roma, deciso a risollevare tanti giovani offrendo loro un’alternativa, compresa una palestra dove allenarsi alla boxe. E proprio attraverso lo sport, esibendosi peraltro in alcuni palleggi niente male con un pallone e invitando così a dare un calcio alla droga, don Coluccia ha raccontato la sua storia agli studenti presenti. Prezioso anche l’intervento di Antonio Pignataro, dirigente della Polizia, che ha poi distribuito delle brochure sugli effetti devastanti delle droghe.

Le api dei bambini di Piglio volano in Africa

Costruire delle arnie per evitare che le api, così preziose per l’ecosistema, si estinguano. O che i cacciatori di miele, per stanarle dalle cavità degli alberi dove le api cercano rifugio, brucino gli stessi alberi e accelerino così quella desertificazione purtroppo già in atto anche nel Ciad. E’ questo il senso del “progetto arnie” lanciato da padre Franco Martellozzo, gesuita che da 40 anni opera nel Paese africano nelle varie realtà della Fondazione Magis. Un progetto che hanno preso a cuore i bambini e i ragazzi del catechismo e dell’Azione Cattolica di Piglio (provincia di Frosinone e diocesi di Anagni-Alatri) che domenica scorsa hanno organizzato un mercatino solidale di beneficenza, aiutati e supportati dai genitori, dal parroco don Raffaele Tarice, da Sabrina Atturo, capo progetto della Fondazione Magis in Ciad e originaria proprio di Piglio, da catechisti ed educatori. E grande è stata la risposta di tutto il paese e non solo dei fedeli delle due parrocchie. Già l’anno scorso, sempre con un mercatino, venne sostenuto un altro progetto contro la desertificazione e i bambini di Piglio donarono delle piantine ai coetanei di Mongo, nel Ciad. Per sostenere il “progetto arnie”, ci sono a disposizione un conto su Banca Etica Via Parigi, 17 – 00185 Roma IBAN: IT61 E050 1803 2000 0001 1016 169 BIC/SWIFT: CCRTIT2T84A – Oppure il conto corrente postale n. 909010, entrambi intestati a: MAGIS – Via degli Astalli, 16 – 00186 Roma. Oppure online su https://www.fondazionemagis.org/sostienici/donazioni-e-benefici-fiscali/  Causale: progetto arnie Ciad – p.Martellozzo.  

E’ bello stare insieme: il vescovo Ambrogio in visita alle “parrocchie in comunione con Maria”

La bellezza dello stare insieme, di fare Chiesa nella comunione, di mettere tutti al centro senza escludere nessuno: sono questi i concetti cardine che il vescovo Ambrogio Spreafico ha richiamato nel tardo pomeriggio di martedì 13 giugno, celebrando Messa nella chiesa Maria Santissima del Rosario della contrada di Mole Bisleti, a Tecchiena di Alatri, nell’ambito della visita alle “parrocchie in comunione con Maria”, ovvero a quell’unità pastorale formata anche dalle parrocchie di Laguccio, Pignano, Sant’Emidio e dalla cappellania di Basciano. E’ stato un abbraccio semplice ma sentito quello che la gente di queste contrade, che si spingono fino ai confini con Frosinone e Veroli, ha rivolto al Pastore, che ha ricambiato con la cordialità e l’attenzione di sempre, anche nel colloquio che è scaturito dopo la Messa e fermandosi a dialogare con i fedeli. Nel corso dell’omelia, come detto, monsignor Spreafico ha fatto ampio riferimento proprio a quell’unità di intenti, anche pastorali, che il parroco delle 4 comunità, don Luca Fanfarillo, sta portando avanti, insieme agli operatori pastorali. In un mondo in cui c’è sempre più bisogno di abbattere i muri, di dire no alle divisioni, di costruire così la pace, ha quindi rimarcato il presule, il camminare insieme da parte di queste comunità parrocchiali è di certo un buon esempio. Così come l’attenzione rivolta a tutti, dagli anziani ai giovani. E Spreafico non ha mancato di incoraggiare proprio anche i giovani, presenti in buon numero e che hanno già dato il via alle attività estive ed oratoriali delle quattro parrocchie. Al termine della Messa, concelebrata da don Luca Fanfarillo e dal diacono Giovanni Straccamore, il vescovo si è poi intrattenuto anche in un momento conviviale, altrettanto bello, con tanti fedeli. Le quattro parrocchie contano in totale circa 6.000 fedeli e hanno in comune la dedicazione a Maria, così come è stato illustrato al vescovo: “La devozione a Maria che viviamo nelle nostre zone, in modo particolare durante le feste patronali, ma anche nel mese di maggio, con la recita del rosario nelle diverse zone del territorio, è stato il primo collante per iniziare a camminare insieme; come Maria, anche noi fedeli abbiamo voluto dire il nostro sì alla nuova realtà che si sta creando e che richiede, per crescere, la collaborazione attiva di tutti. Si può dire che, a modo nostro, abbiamo vissuto un anticipo del percorso sinodale che sta caratterizzando la Chiesa: ci caratterizza la decisione di camminare insieme e di passare, da quattro realtà distinte ad una unica, cercando, comunque, di rispettare la storia, le ricchezze e le particolarità delle singole comunità. Il nostro sinodo ha come luogo privilegiato il Consiglio Pastorale, formato da rappresentanti di tute le parrocchie; il Consiglio Pastorale è luogo di ascolto reciproco e di attenzione sia delle attese dei fedeli sia di ciò che accade nel territorio; luogo di corresponsabilità, in cui cerchiamo di prendere insieme decisioni, utili per il nostro cammino e ci impegniamo a renderle concrete; luogo anche di formazione continua, di maturazione per poter diventare cristiani credenti e credibili”. Da qui scaturiscono alcune scelte pastorali ben precise, così riassunte ancora al vescovo: la centralità della Liturgia e della Parola, il sentire la Chiesa come popolo, e popolo di famiglie; la cura nel catechismo dei bambini e dei ragazzi, accompagnati anche con l’oratorio; l’attenzione ai bisogni degli anziani, dei poveri, dei malati, dei deboli, delle persone sole; le feste patronali sobrie ma allo stesso tempo particolarmente sentite nella preparazione e poi nello svolgimento. Igor Traboni  

Io, gli esami di maturità, la vita: 70 giovani riuniti a Fiuggi

Da questa mattina giovedì 15 giugno, con la prima tappa presso il Centro pastorale diocesano, e per tre giorni, Fiuggi ospita la “Convivenza di studio maturandi”, con 70 giovani alle soglie degli esami, accompagnati da 12 professori e 4 universitari, che ovviamente studieranno ma sic chiederanno anche cosa c’entra lo studio per la maturità con la loro vita. I gruppi di studio riguardano Matematica, Italiano, Scienza, Filosofia, oltre alla preparazione singola. Questa proposta nasce da una serie di professori che vivendo insieme l’esperienza del CLE (Comunione e Liberazione Educatori) hanno invitato i loro alunni, e qualcuno anche i colleghi, a vivere la preparazione in modo nuovo e diverso. Ma sentiamo più da vicino la voce di alcuni ragazzi che, all’inizio di questa esperienza e alla domanda “perché sei qui?” hanno risposto così: Viola: «Questa estate il prof mi aveva invitato ad una vacanza in montagna, mi sono fidata e ho sperimentato che era per me; così quando mi ha proposto la maturandi ho detto subito di sì, perché mi fido di lui che propone sempre qualcosa che sia per me con un significato dentro. Condividere la fatica, perché affrontarla con gli altri, è più bella». Daniele: «Scoprire qualcosa nello studio. Studiare non per lo studio ma per trattenere qualcosa di quello che viviamo. C’è una novità. E la sfida è mantenere questa novità». Marina (insegnante): «Sono qui perché accada qualcosa, bisogna essere attenti, non in maniera formale ma perché possiamo accorgerci di qualcosa che accade. Guardatevi intorno, potete studiare da soli, ma guardatevi intorno perché possiate scoprire qualcosa di nuovo che accade, qui ed ora». (grazie di cuore ad Alessandro Rossi per le info e le foto)

L’Azione Cattolica in festa con le famiglie. Il messaggio del vescovo

Il fatto di esserci, di incontrarsi, di ritrovarsi tutti insieme, di riconoscersi come parte di una realtà che esiste proprio grazie all’esistenza di ognuno: è questo che ha mosso ancora una volta l’Azione cattolica diocesana a organizzare e poi a tenere la Festa della famiglia, con un percorso preparatorio, voluto dalla presidenza diocesana, che si è articolato in tre “missioni possibili”: la missione “in”, corrispondente alla dimensione della vocazione; la missione “con”, coincisa con la dimensione della comunità; la missione “per”, che si è identificata nella dimensione della missionarietà. E così a Fiuggi, presso l’Istituto santa Chiara, si sono ritrovati in tanti, provenienti da varie parrocchie della diocesi dove è presente Ac, insieme all’assistente spirituale diocesano don Walter Martiello, rispondendo pertanto all’invito, rivolto ancora dalla presidenza diocesana, ad essere coraggiosi “perché Gesù conta su di voi e ci invita a vivere con coraggio assumendo in tutti gli ambiti della vita quotidiana, a servizio del carisma della Chiesa, lo stile di Dio fatto di vicinanza, compassione e tenerezza”. Una festa impreziosita anche da una lettera che il vescovo Ambrogio Spreafico, impossibilitato a partecipare per altri impegni, ha comunque fatto pervenire all’Azione cattolica diocesana tutta. “La vostra festa annuale – ha scritto tra l’altro il presule – vi raccoglie come parte di una realtà radicata in questa terra, che esprime impegno e la vocazione a non vivere la fede in modo individuale, ma come comunione di amore. I tempi che viviamo sono complessi e a volte difficili. Siamo al primo posto tra i paesi dell’Unione Europea per numero di Neet (Not in Education, Employment or Training), cioè giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano né fanno corsi di formazione (19%). Non è una buona notizia. I tempi che viviamo, l’uso eccessivo dei social, la paura del futuro, il pessimismo, abituano a una vita solitaria e all’attesa passiva di qualcosa che riempia il presente e il futuro. Ma, cari amici, in tempi difficili si deve cercare una risposta che nutra anzitutto la nostra umanità a partire dalla riscoperta della forza della Parola di Dio, perché essa getta una luce sul presente e ci fa immaginare e quindi costruire il futuro”, concludendo con un auspicio: “Il Signore vi accompagni nel vostro impegno, per il quale vi ringrazio di cuore, e vi benedico perché siate artigiani di pace e protagonisti di bene e di amore, per costruire un mondo dove riconoscerci come sorelle e fratelli di una grande famiglia universale”. (nelle foto: alcuni momenti della festa con i partecipanti più piccoli; la presidente diocesana Concetta Coppotelli e l’assistente diocesano don Walter Martiello).

In comunione e con il linguaggio della tenerezza: giornata di condivisione dei preti delle due diocesi con il vescovo Ambrogio

I presbiteri delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino, Chiese unite in persona episcopi dal novembre 2022, hanno vissuto giovedì scorso 15 giugno una giornata di condivisione con il vescovo Ambrogio Spreafico e tra di loro, recandosi prima a Sant’Angelo in Formis e poi a Caserta vecchia. Un bel momento, a detta di tutti gli entusiasti partecipanti, vissuto anche in vista di quella Giornata della santificazione sacerdotale voluta da san Giovanni Paolo II nel 1995 e celebrata esattamente il giorno dopo. Una ottantina di sacerdoti, assieme a 4 diaconi, sono così partiti da Frosinone alla volta di Sant’Angelo in Formis, vicino Capua, dove hanno potuto visitare la chiesa abbaziale, ricca di un ciclo di affreschi voluto dall’abate Desiderio di Montecassino e illustrato nel dettaglio ai sacerdoti ciociari da un confratello del luogo. Ma questa tappa tra le navate della chiesa campana impreziosite da scene dell’Antico e Nuovo Testamento è stata anche l’occasione per una meditazione del vescovo Spreafico che, rivolgendosi ai sacerdoti presenti, li ha esortati ad una sempre maggiore conoscenza tra loro, fatta di collaborazione piena e comunione. Tra l’altro, va rimarcato come molti dei sacerdoti delle due diocesi limitrofe già si conoscono e sono amici da tempo, anche e soprattutto, ad esempio, per aver frequentato insieme il seminario Leoniano. L’invito ulteriore che il presule ha fatto è stato dunque quello ad una piena e autentica fraternità sacerdotale, ricordando ai preti anche l’importanza di liturgie sempre più inclusive, con un’attenzione pure ai tempi e naturalmente ai contenuti delle omelie. Dopo questa prima tappa e prima del ritorno a casa, i due torpedoni si sono diretti alla volta di Caserta vecchia, ovvero in quella parte della città forse ingiustamente penalizzata rispetto alla più conosciuta zona della Reggia, ma che vanta testori di arte e fede, come quel Duomo in cui i presbiteri delle due diocesi si sono ritrovati per celebrare Messa. E anche in questa occasione monsignor Ambrogio Spreafico si è rivolto ancora una volta ai sacerdoti, prendendo spunto dal Vangelo del giorno, raccomandando loro l’accoglienza, il rispetto, la cordialità, l’uso della tenerezza nel linguaggio perché questa è la missione sacerdotale e perché tutti riconoscano che i preti sono strumenti dell’amore di Cristo. Igor Traboni  

L’abbraccio tra le pastorali giovanili delle due diocesi e la Comunità di Taizé

Il 13 giugno scorso alcuni membri  dell’equipe della Pastorale giovanile della diocesi di Anagni-Alatri e di quella della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino hanno partecipato all’incontro con un rappresentante della Comunità di Taizé, presenti tra gli altri don Francesco Frusone, responsabile della pastorale giovanile e vocazionale della diocesi di Anagni-Alatri, don Giorgio Tagliaferri, anima della Comunità Agape, Simona Mastrantoni della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino e il sottoscritto. L’incontro si è svolto nella Comunità Agape, nella zona di Tecchiena di Alatri, dove il missionario ha passato qualche giorno della sua permanenza in Italia. I giovani hanno così potuto ascoltare non solo con le orecchie, ma anche con il cuore, la sua testimonianza. Quella di Taizé è una comunità cristiana ecumenica internazionale fondata nel 1940 da frate Roger Schutz in Francia. Oggi questa comunità conta un centinaio di fratelli cattolici e di diverse origini evangeliche, provenienti da circa 30 nazioni. La parabola di comunione che si vive nella comunità è quella di riconciliazione tra cristiani divisi e tra popoli separati. I fratelli vivono unicamente del loro lavoro, non accettano regali né per sé stessi né per le proprie eredità personali, ma cercano sempre di donare i loro averi ai più poveri. Tanti uomini di Chiesa si sono recati nella comunità di Taizé in Francia, tra cui San Giovanni Paolo II, quattro vescovi di Canterbury, alcuni vescovi metropoliti Ortodossi, i 14 Vescovi luterani di Svezia e numerosi Pastori del mondo. La stessa comunità sarà presente all’evento “Togheter” voluto da papa Francesco a Roma il 30 settembre 2023 e a cui le diocesi di Anagni-Alatri e di Frosinone-Veroli-Ferentino parteciperanno. I giovani della Pastorale giovanile hanno anche avuto l’occasione di uno scambio di contatti con Frate Paolo per organizzare un eventuale viaggio pastorale nell’estate del 2024. La serata si è conclusa con una preghiera e un’abbondante cena cucinata dalla comunità Agape.   Carlo Cerasaro   (nella foto, da sinistra: Carlo Cerasaro, frate Paolo, don Francesco Frusone e Simona Mastrantoni)

Da Tecchiena al mondo: il ricordo del Nunzio Tagliaferri, artefice della distensione Cuba-Vaticano

Un grande artefice della pace e della distensione internazionale, con la sua azione diplomatica nella Repubblica Centrafricana, in Perù, Spagna, Francia ma soprattutto a Cuba. Questo è stato monsignor Mario Tagliaferri, originario di Tecchiena di Alatri, cui è dedicato un incontro commemorativo che si terrà venerdì 23 giugno a Casamari e che, grazie ad alcune preziose testimonianze, ne traccerà la figura non solo del diplomatico, ma anche del nunzio e del missionario. Ma è in particolare alla sua azione diplomatica che si deve l’opera di distensione tra Cuba e il Vaticano. Dopo la morte di Fidel Castro, infatti, il Paese centroamericano aveva voltato pagina ma il suo rapporto con il Vaticano era rimasto forte e collaborativo e in continuo dialogo. Durante un incontro tra Castro e Giovanni Paolo II quest’ultimo chiese tra l’altro la fine dell’embargo. L’operato di monsignor Mario Tagliaferri fu quindi propedeutico anche per una distensione non soltanto tra Cuba e il Vaticano ma anche con gli Stati Uniti e l’Occidente. Mario Tagliaferri nacque a Tecchiena nel 1927 e la popolosa contrada gli ha dedicato la piazza principale, peraltro proprio nei pressi della casa natale. Ordinato sacerdote nel 1950 dall’allora vescovo di Alatri Edoardo Facchini, 20 anni dopo arrivò anche la nomina a vescovo e quindi l’inizio di una intensa attività come nunzio apostolico in tutto il mondo, ma sempre mantenendo i tratti del buon sacerdote “di paese”, amico di tutti e a tutti vicino, fino alla morte avvenuta nel 1999 a Parigi. All’incontro commemorativo farà gli onori di casa l’Abate di Casamari, dom Loreto Camilli, alla presenza tra gli altri di don Antonio Castagnacci, presidente dell’Associazione intitolata proprio a monsignor Mario Tagliaferri nonché parroco di Tecchiena e di altri ospiti (nella locandina trovate il programma completo). Il prefetto emerito della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti, il cardinale Robert Sarah, che già in diverse circostanze ha partecipato alle commemorazioni in onore di Tagliaferri, non ha potuto presenziare all’incontro di Casamari, ma ha fatto sapere che celebrerà una Messa il 26 luglio prossimo presso la Concattedrale di San Paolo ad Alatri.

Anagni ha rinnovato la devozione a Sant’Antonio

Il 13 giugno scorso la Chiesa cattolica ha festeggiato Sant’Antonio di Padova, frate francescano venerato in tutto il mondo. Fernando Martins de Bulhoes, noto per l’appunto come Antonio da Padova, nacque in realtà a Lisbona, nel 1195, e venne proclamato santo da Papa Gregorio IX nel 1232 con conseguente titolo di dottore della Chiesa nel 1946. I molti viaggi da lui compiuti nel 1221 lo portarono ad Assisi, dove vide e ascoltò Francesco d’Assisi, ma non lo conobbe mai di persona. Dopo diversi spostamenti, anche a Forlì, morì a 35 anni presso Padova. Ad Anagni il culto di Sant’Antonio è molto diffuso e il 13 giugno, infatti, si sono susseguite tre celebrazioni durante la giornata presso la chiesa di Sant’Angelo, tra cui l’ultima delle 18 celebrata dal Vescovo emerito Lorenzo Loppa, il quale ha benedetto e distribuito il tradizionale pane. Il sabato successivo, 17 giugno, tra le vie della città è seguita la processione con la statua del Santo. Sant’Antonio è stato portato a spalla per le molte vie del centro storico grazie all’impegno degli “spallatori” della Confraternita di Sant’Antonio di Padova, capitanata dal Priore Angelo Principia. Questo sodalizio conta più di 70 confratelli e tende a conseguire finalità religiose e di culto, proponendo un cammino di catechesi, realizzando anche iniziative di impegno sociale per la difesa dei diritti umani, alla luce dei valori di amore cristiano profusi dalla Croce. Gli stessi don Francesco Frusone e don Bruno Durante, che hanno celebrato la Messa e guidato la successiva processione, hanno ricordato la grande devozione degli anagnini verso il santo di Padova. Prima del rientro della processione il popolo ha assistito ad un grande spettacolo pirotecnico nella centralissima piazza Cavour tra applausi e commozione.   Carlo Cerasaro